Agricoltura

Nave carica di grano colpito da ‘carie’ bloccata nel porto di Bari da 15 giorni. Che intenzioni hanno?

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  • La notizia la leggiamo nel sito di GranoSalus
  • Dalle analisi sarebbe emersa la presenza di sostanze tossiche (teliosore). Che fine farà questo carico di grano?  
  • La pandemia non ha bloccato le navi cariche di grano che arrivano in Italia, ma ha ridotto la possibilità di informare

La notizia la leggiamo nel sito di GranoSalus

È ancora bloccata a Bari la nave Sagittarius, una Bulk carrier battente bandiera delle Isole Marshall, IMO: 9550254, e contenente 250mila quintali di grano statunitense. Il carico è destinato all’azienda De Cecco, attraverso l’agenzia Spamat Srl. La nave è in rada da almeno quindici giorni in attesa di nuovi ordini: ha infatti ricevuto il divieto di sbarcare il carico, in quanto vi è il sospetto che sia contaminato da carie del grano”. Così leggiamo nel sito di GranoSalus, l’Associazione che, da anni, si batte in difesa del grano duro del Sud Italia e della Sicilia. GranoSalus ha anche promosso controlli sulle più importanti marche di pasta industriali italiane. E, insieme con I Nuovi Vespri, ha vinto in Tribunale.

Dalle analisi sarebbe emersa la presenza di sostanze tossiche (teliosore). Che fine farà questo carico di grano?  

Torniamo all’articolo di GranoSalus: “Dalle informazioni in nostro possesso, infatti, il Crea ha effettuato delle analisi di laboratorio dalle quali è emersa la sospetta presenza di teliospore, sin dal 31 Marzo scorso. Tali spore sono tossiche, e dunque in quel caso il grano non sarebbe commestibile. La carie del grano (Tilletia indica) è una malattia fungina che si sviluppa a spese delle cariossidi. Si tratta di un fungo patogeno del grano su cui l’Efsa ha pubblicato un parere scientifico. L’inoculo del fungo avviene al momento della germinazione del chicco, da parte delle spore che possono essere presenti all’esterno del seme (sul ciuffetto di peli apicali) o nel terreno. Il fungo penetra tra le cellule dei tessuti vegetali della pianta e lì ci rimane mentre essa si sviluppa. La pianta è suscettibile di essere attaccata dalla carie fino all’emissione della seconda foglia. Come da noi più volte evidenziato, l’arrivo di grani esteri destinati alla trasformazione in Italia rischia di compromettere la salubrità e la qualità dei nostri prodotti, come pasta, pane e altri derivati del grano. Da fonti accreditate apprendiamo che la nave non ha ancora chiesto di ripartire: che significa? Che fine farà quel carico di grano? Vigileremo affinché questo grano, bloccato per i seri dubbi sulla sua qualità, non vada a finire in qualche modo nella catena produttiva italiana, come accaduto in passato e come da noi puntualmente denunciato”.

La pandemia non ha bloccato le navi cariche di grano che arrivano in Italia, ma ha ridotto la possibilità di informare

Che dire? Che la situazione, in materia di importazione di grano estero, non è cambiata. Con l’avvento della pandemia la situazione è anche peggiorata, perché è diventato più difficile esercitare quel minimo controllo che prima si riusciva ad esercitare. La vicenda della nave bloccata nel porto di Bari è emblematica. Non tanto per i possibili problemi sanitari che il carico di grano in questione presenta, quanto perché il grano estero – duro e tenero – continua ad arrivare in Italia. Con riferimento al grano duro – sul quale GranoSalus e I Nuovi Vespri hanno provato a porre attenzione mediatica – i porti pugliesi e i porti siciliani sono i più ‘gettonati’. L’arrivo di navi nei porti della Puglia deve fare preoccupare, perché in questa Regione vi è un’alta concentrazione di molini che esportano le farine in tutta l’Italia, compresa la Sicilia (chi ha una conoscenza del mondo del pane sa che anche nella nostra Isola ci sono panifici dov’è possibile trovare il pane prodotto con grano pugliese, in particolare con grano di Altamura). Questa del grano duro estero continua ad essere un’emergenza, perché – a parte il carico di grano della nave bloccata a Bari – potrebbe essere un grano fatto maturare a colpi di glifosato…

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