Attiva Sicilia al Governo Musumeci: “Bloccare le richieste di impianti fotovoltaici sui terreni agricoli della Sicilia”

26 aprile 2021
  • I cinque parlamentari di Attiva Sicilia, con in testa Valentina Palmeri, hanno presentato una mozione che il Parlamento dell’Isola dovrebbe discutere e votare  
  • Il solito Ministro per la ‘Transizione ecologica’ ha autorizzato la realizzazione di nuovi impianti anche in aree agricole!
  • Gli impianti fotovoltaici modificano gli habitat con riflessi ecologi negativi. Problemi con i fondi europei
  • Giuseppe Li Rosi: “La Sicilia diventa piattaforma produttiva e snodo di enormi flussi energetici che lasceranno a noi terreni disattivati, povertà ed ennesima frustrazione”

I cinque parlamentari di Attiva Sicilia, con in testa Valentina Palmeri, hanno presentato una mozione che il Parlamento dell’Isola dovrebbe discutere e votare  

“Bocciare le richieste di nuovi impianti in terreni agricoli in Sicilia, favorendo invece l’installazione sui tetti e in altre aree già urbanizzate a beneficio di famiglie e piccole e medie imprese”. Con parole semplici i parlamentari regionali di Attiva Sicilia pongono un problema molto serio, se è vero che, complice una pesante crisi economica che non risparmia l’agricoltura siciliana, le proposte di trasformare i fondi agricoli in sterili terreni dove piazzare impianti per la produzione di energia solare non si contano più. Così i cinque deputati di Sala d’Ercole di Attiva Sicilia hanno presentato una mozione che dovrebbe essere discussa e votata dall’Assemblea regionale siciliana. “Con meno del 10 per cento delle superfici impermeabilizzate – afferma Valentina Palmeri, deputata regionale di Attiva Sicilia e portavoce dei Verdi all’Ars – anzi, con i soli tetti dei palazzi, si può produrre l’energia che serve alla Sicilia, come evidenziano tecnici qualificati ma anche il responsabile della Strategia di Terna in una recente intervista. Nella nostra regione, fra l’altro, il 60 per cento del suolo è già in fase di compromissione, nel resto sono presenti colture di pregio. Ecco perché bisogna agire per evitare l’ulteriore aggressione dei terreni destinati all’agricoltura”. La deputata ha ragione: basti pensare ai danni provocati dalla chimica ‘pesante’ nell’area industriale di Siracusa, a Milazzo, a Gela e nella Valle del Mela (dove c’è inquinamento elettromagnetico) solo per citare alcuni casi. Ma ce ne sono altri: che dire – per citare altri esempi – delle aree dove sono state realizzare discariche che hanno inquinato mezzo mondo?

Il solito Ministro per la ‘Transizione ecologica’ ha autorizzato la realizzazione di nuovi impianti anche in aree agricole!

Valentina Palmeri rileva che “sempre più spesso si assiste a proposte, da parte delle imprese di settore, direttamente a proprietari di terreni agricoli per acquisire aree per gli impianti. Contemporaneamente, il ministro per la Transizione ecologica ha recentemente annunciato una semplificazione delle procedure per la realizzazione di nuovi impianti anche in area agricola, mostrando preoccupanti limiti nella visione ambientale ed economica”. Questo Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, è veramente un personaggio da studiare. Ma è tutto il Governo di Mario Draghi che è una rovina per l’Italia: basti pensare alla recente autorizzazione delle trivelle nell’Adriatico e una anche nel mare siciliano, a due passi da Gela. E dire che gli iscritti al Movimento 5 Stelle hanno votato al 60% sì alla partecipazione al Governo Draghi proprio perché c’era la ‘Transizione ecologica’ che si sta dimostrando una presa per i fondelli. Da qui la necessità di non votare più per i grillini. Dice ancora la parlamentare di Attiva Sicilia: “Perorare la causa dei grandi gruppi finanziari che continuano ad accumulare ricchezza alimentando sperequazione ed estremismi è profondamente ed eticamente inaccettabile a fronte di un modello distributivo che, integrato nel tessuto urbano, industriale e rurale, garantirebbe anche la redistribuzione della ricchezza prodotta dall’energia a cittadini, imprenditori, condomini che possono utilizzare i propri tetti, tettoie e superfici. Una valenza economica che supera ampiamente i 10 miliardi di euro con conseguente incremento della forza lavoro per migliaia di piccole e medie aziende installatrici e la nascita di nuove imprese”.

Gli impianti fotovoltaici modificano gli habitat con riflessi ecologi negativi. Problemi con i fondi europei

Non secondarie sono le conseguenze negative della proliferazione di impianti fotovoltaici in terreni agricoli: “Anche in presenza di parere positivo VIA (valutazione di Impatto Ambientale) – spiega Palmeri – le ricadute negative sono molteplici: abbandono colturale, riduzione dei valori fondiari, modifica degli habitat con perdita di biodiversità e riflessi sugli equilibri ecologici, modifiche della permeabilità dei suoli e delle dinamiche idrauliche dei suoli, incremento del rischio di desertificazione”. Palmeri conclude evidenziando che “tali impianti, nel caso in cui apportassero, come praticamente sempre, danno al suolo ed alla biodiversità, potrebbero non essere finanziati dal mercato, ai sensi del Regolamento Tassonomia, e potrebbero compromettere il programma siciliano di ripresa e resilienza da finanziare con i fondi europei che vietano azioni a sostegno di opere o azioni che danneggiano l’ambiente. Fra l’altro la bozza del PNRR inviata a Bruxelles è già inciampata proprio su questo Regolamento e deve essere revisionata”.

Giuseppe Li Rosi: “La Sicilia diventa piattaforma produttiva e snodo di enormi flussi energetici che lasceranno a noi terreni disattivati, povertà ed ennesima frustrazione”

Sulla distruzione dei terreni agricoli siciliani è intervenuto poco meno di un anno da Giuseppe Li Rosi, protagonista di Simenza: “In questi ultimi 20 anni – dice Li Rosi – abbiamo assistito alla disattivazione dell’agricoltura nella nostra Isola che ha messo in grave sofferenza la maggior parte degli operatori veri. Alla luce di alcune notizie, questa sembra essere un’azione propedeutica affinché le proposte di compravendite o affitti dei terreni agricoli fatte da sensali paraninfi agli agricoltori ‘disfiziati’, per la costruzione di impianti fotovoltaici, vengano accettate. Ad un povero agricoltore non gli sembra vero che qualcuno possa offrire il doppio del prezzo di mercato per un ettaro di terra che non conviene più coltivare”. La cosa interessante – prosegue uno dei protagonisti di Simenza – è che questa masnada di ruffiani del territorio, che contattano i poveri agricoltori per vendere o affittare i loro terreni, gravitano proprio lungo il corridoio dell’elettrodotto Ciminna-Chiaramonte Gulfi che non serve solamente a ‘mettere in sicurezza’ il sistema elettrico e per sviluppare il territorio regionale, come dicono i giornali, ma serve, soprattutto, a chiudere il ‘Cerchio Magico’ che collega l’energia prodotta in Tunisia da una cordata Italo-Tedesca, a quella prodotta in Sardegna ed il potenziamento dell’elettrodotto sotto lo Stretto + il Sicilia-Malta (info: Istituto TerraeLiberAzione). Inoltre, lungo questo corridoio isolano – (“l’anello elettrico funzionale al saccheggio dell’Isola e del Mediterraneo centrale cfr.Istituto TerraeLiberAzione) – vedremo nascere i più grandi parchi di fotovoltaico d’Europa che produrranno energia sui terreni agricoli acquisiti in logiche di Land grabbing 2.0: coi soldi. Quindi, la Sicilia diventa piattaforma produttiva e snodo di enormi flussi energetici che lasceranno a noi terreni disattivati, povertà ed ennesima frustrazione. Quanto alle ‘energie pulite’, di rinnovabile hanno i profitti e le bollette: in breve, paghiamo tutto noi in bolletta. Per 20 anni!. In poche parole, questo corridoio assomiglia sempre più alla classica galleria che i ladri scavano per portare via l’oro dal caveau di una Banca” (qui per esteso l’articolo dove trovate anche l’intervento di Mario di Mauro).

Foto tratta da Firenze Post

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