- Gianfranco Miccichè è tornato nella sua fase trasformista: è pronto, per conto di Berlusconi, a spiccare il salto della quaglia dal centrodestra al centrosinistra. Ma stavolta…
- Le tre domande
- Miccichè non controlla più tutta Forza Italia in Sicilia
- In uno scenario con tre-quattro candidati alla presidenza della Regione anche i sicilianisti potrebbero giocare un ruolo non secondario grazie ai voti in libera uscita del mondo grillino in caduta libera
Gianfranco Miccichè è tornato nella sua fase trasformista: è pronto, per conto di Berlusconi, a spiccare il salto della quaglia dal centrodestra al centrosinistra. Ma stavolta…
A quanto pare qualcuno comincia a riflettere sul possibile, nuovo ribaltone di Gianfranco Miccichè. Per motivi legati ad equilibri di Berlusconi (equilibri che non è detto siano puramente politici), l’attuale presidente dell’Assemblea regionale siciliana sarebbe provando ad allearsi con il PD e con il Movimento 5 Stelle in vista delle elezioni regionali siciliane del Novembre del prossimo anno. Sempre il prossimo anno, circa sei mesi prima, si celebreranno anche le elezioni comunali di Palermo: ma su Palermo Miccichè, il PD e i grillini, messi tutti insieme, non andrebbero oltre il 15, forse il 20% dei consensi. Praticamente sono già fuori gioco nella corsa per il sindaco del capoluogo dell’Isola. Diverso il discorso sulla Regione, per il sostegno ad un eventuale candidato presidente di centrosinistra. Qui lo scenario è un po’ più complicato. Claudio Fava ha già lanciato la propria candidatura a Palazzo d’Orleans, sede del Governo siciliano. Miccichè, il PD e i grillini si aggregheranno? Non lo sappiamo. Noi, intanto, ragioniamo sui numeri. Il PD, in Sicilia, a un candidato presidente della Regione di centrosinistra non potrà portare più del 10%. I sondaggi danno il Movimento 5 Stelle al 15%. Noi non ci crediamo proprio, soprattutto in Sicilia dove hanno deluso tutti gli elettori. A nostro avviso, se gli andrà bene, i grillini, alle prossime elezioni regionali, potranno portare a un candidato di centrosinistra non più del 7-8% dei voti, e già stiamo abbondando. Se il candidato di centrosinistra dovesse essere Fava, quest’ultimo potrebbe anche prendere il 20%. Ma l’eventuale 20% di Fava candidato presidente della Regione siciliana toglierebbe, in parte, voti a PD e grillini. Morale: Fava candidato del centrosinistra mettendo insieme i suoi voti e quelli di PD e grillini arriverebbe al 31-32%, non di più. Gli altri voti dovrebbero arrivare da Miccichè. Questo schema vale con meno del 50% dell’elettorato siciliano che va a votare. Se le nuove offerte politiche – per esempio, un ipotetico polo autonomista-sicilianista-indipendentista con un proprio candidato presidente, e un candidato presidente di Italexit – riusciranno a portare alle urne più elettori, la possibile percentuale di Fava candidato presidente si abbasserebbe.
Le tre domande
Le domande sono tre. Prima domanda: i grillini e il PD accetteranno la candidatura di Fava? I grillini sì, perché ormai non hanno più dove andare. Tra l’altro molti deputati uscenti sono alla seconda legislatura e dovrebbero tornare a casa. Ci torneranno? Non lo sappiamo. Ma – ribadiamo – ormai il Movimento 5 Stelle è un fatto politico residuale e, dopo le recenti dichiarazioni di Beppe Grillo a ruota libera, accetterebbe tutto pur di continuare ad esistere. La seconda domanda è: il PD accetterà la candidatura di Fava? Nel Novembre del 2017 la lista di Fava ha raggranellato quasi 100 mila voti, la lista del PD circa 150 mila voti. La lista di Fava ha eletto un solo parlamentare, il PD ne ha eletti 11. Una sperequazione frutto di una legge elettorale sbagliata. Il problema, per il PD, è che una candidatura di Fava potrebbe capovolgere l’elezione dei deputati: la lista di Fava ne eleggerebbe un bel po’ sia in caso di vittoria, sia in caso di sconfitta, mentre la lista del PD, in caso di sconfitta, rischia di rendere uno-due deputati. Che significa questo? Che il PD, alla fine, soprattutto se la sconfitta dovesse essere certa, potrebbe presentare un proprio candidato – magari Giuseppe Lupo – per provare ad eleggere quattro o cinque deputati.
Miccichè non controlla più tutta Forza Italia in Sicilia
La terza domanda è: Miccichè riuscirà a convincere i portatori di voti di Forza Italia – che poi sono i parlamentari regionali e qualche parlamentare nazionale – a fare con lui il salto della quaglia verso il centrosinistra? Le cronache di queste ore raccontano di una lettera dell’assessore regionale, Marco Falcone, a Berlusconi. In questa lettera Falcone avvertirebbe l’ex Cavaliere che Miccichè ‘tresca’ con il PD e con i grillini. Messa così l’atto di Falcone sembra un po’ ingenuo, perché tutti sanno che Miccichè è d’accordo con Berlusconi. Invece la lettera ha un preciso significato politico. Con questa missiva il centrodestra sta dicendo a Berlusconi: abbiamo capito il gioco, state attenti che vi frana il partito in Sicilia e a Roma. Eh già, perché a Roma, dentro Forza Italia, non tutti la pensano come Berlusconi e Miccichè. Ieri sera è arrivato un comunicato di Forza Italia, lato Miccichè: “Si è appena conclusa la riunione di partito convocata a Palazzo dei Normanni dal Presidente Miccichè per delineare l’azione politica a cui tutto il movimento azzurro deve adeguarsi”. “Tutto” chi? Già qui si capisce l’esatto contrario: e cioè che Forza Italia, in Sicilia, non è tutta con Miccichè. Ancora il comunicato: “E’ vero che dopo l’approvazione della Legge di stabilità regionale è emersa qualche tensione. Ma è pur vero che Forza Italia resta il partito di riferimento della coalizione di maggioranza, per tale motivo ribadiamo una certezza: andare avanti, insieme al commissario regionale Gianfranco Micciché, assicurando piena fiducia sia a tutti gli assessori di Forza Italia all’interno della squadra di Governo che al Presidente Musumeci”. Così scrivono in una nota congiunta Tommaso Calderone, capogruppo di Forza Italia all’Ars, i deputati regionali Riccardo Gallo, Margherita La Rocca Ruvolo, Luisa Lantieri, Riccardo Savona, Michele Mancuso, Bernardette Grasso, Mario Caputo, Alfio Papale, Daniela Ternullo, Marianna Caronia e gli assessori regionali Toni Scilla e Marco Zambuto”.
In uno scenario con tre-quattro candidati alla presidenza della Regione anche i sicilianisti potrebbero giocare un ruolo non secondario grazie ai voti in libera uscita del mondo grillino in caduta libera
Questi parlamentari e assessori di Forza Italia sarebbero in grado di portare al candidato Fava il 20% di voti? I voti si contano ad uno a uno, e noi non crediamo che i firmatari del comunicato di ieri sera – ammesso che decidano di seguire Forza Italia dal centrodestra al centrosinistra – abbiano questa forza elettorale. E poi perché dovrebbero farlo? Per consentire a Miccichè di farsi un altro ‘giro’ – cioè altri cinque anni – da presidente dell’Ars? Per non parlare dei grillini, che dovrebbero far ‘digerire’ ai pochi elettori che ancora li seguono l’alleanza con Berlusconi. E allora? E allora se PD, grillini e Miccichè capiranno che la loro alleanza è perdente in partenza, ognuno potrebbe andare per i fatti propri con un proprio candidato presidente. Miccichè resterebbe dentro Forza Italia nel centrodestra, in campo, così, ci sarebbero tre, forse quattro candidati alla presidenza della Regione: Fava, il candidato del PD, il solito Giancarlo Cancelleri per i grillini candidato per la terza volta e il presidente uscente Nello Musumeci. Vincerà quest’ultimo con il centrodestra? Non è detto. Noi possiamo sembrare folli, ma a nostro avviso se, in presenza di tre-quattro candidati a presidente della Regione, l’eventuale polo sicilianista eviterà ancora una volta di dividersi e presenterà un candidato autorevole – magari provando a mettere in campo una sintesi politica con i ceti sociali massacrati dall’attuale Governo nazionale di Draghi, dai commercianti agli agricoltori, fino al popolo delle partite IVA – si potrebbe tentare il colpaccio. Nel Novembre del 2017 i sicilianisti-indipendentisti non si sono presentati uniti e, peraltro, tutto il voto di protesta è finito ai grillini. Oggi i grillini sono in fase molto calante. Tenendo conto che alle elezioni regionali del prossimo anno ci sarebbe un 25-30% di voto ormai ex grillino in libera uscita e che con tre-quattro candidati presidente si vincerebbe con il 25%, la partita è tutt’altro che impossibile. Ma ci vogliono unità e alleanze larghe. E bisogna crederci. E’ questo il motivo per il quale noi guardiamo anche a Italexit. Anche se la Sicilia è sempre in ritardo rispetto ai grandi processi culturali, è indubbio che in Italia è in crescita il dissenso verso l’Unione europea, fallimentare in tutto, dalla gestione dell’economia alla gestione della pandemia. Il voto anti-Ue è destinato a crescere e sarebbe un errore non considerare questo elemento politico anche in Sicilia.
Foto di prima pagina tratta da La Gazzetta del Sud Sicilia
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