- L’Autonomia siciliana giuridica senza autonomia politica non ha retto e ad averla vinta sono stati i partiti nazionali e le loro appendici regionali che hanno dato vita ad un esercito di ascari
- L’esperienza di Noi Siciliani nel 1996
- Alla nostra Isola serve una “rivoluzione” democratica, senza la quale ci sarà un’ulteriore emarginazione
di Erasmo Vecchio
presidente di Identità Siciliana
L’Autonomia siciliana giuridica senza autonomia politica non ha retto e ad averla vinta sono stati i partiti nazionali e le loro appendici regionali che hanno dato vita ad un esercito di ascari
Il sicilianismo è una corrente sociale, culturale e politica che propugna l’autodeterminazione della Sicilia dalla Repubblica Italiana, nonché il rispetto del suo patrimonio culturale e l’affermazione di un modello di sviluppo sostenibile autocentrato. Intende dunque conseguire, per metodi non violenti e democratici, tale diritto, nella forma di più spazi di autonomia proiettati idealmente all’indipendenza. Padri dell’Autonomia possono essere considerati i politici siciliani che lottarono per la concessione di una particolare forma di autogoverno, denominata “Autonomia speciale”. Lo Statuto Speciale siciliano fu originato, infatti, da un accordo di origine “pattizia” fra lo Stato Italiano e la Sicilia, rappresentata dalla Consulta regionale siciliana, costituita nel 1945, in cui erano rappresentate le categorie, i partiti e i ceti produttivi dell’Isola. Ma l’autonomia giuridica senza autonomia politica non ha retto e ad averla vinta sono stati i partiti nazionali e le loro appendici regionali che hanno dato vita ad un esercito di ascari.
L’esperienza di Noi Siciliani nel 1996
La parola ascarismo, infatti, fu coniata negli anni Cinquanta del secolo scorso proprio in Sicilia, per indicare i politici siciliani eletti in Sicilia, sia alla Regione che al Parlamento nazionale e posti al servizio del Governo e della politica nazionale. Gli effetti di questo servizio sono sotto gli occhi di tutti: la Sicilia è in coda in tutte le classifiche e gli indicatori di progresso, ricchezza, tenore di vita, benessere, sicurezza. Tutto questo perché la Sicilia sin dai tempi dell’Unità d’Italia è stata trattata come una colonia. E’ del Dicembre 1994 la fondazione di NOI SICILIANI, una formazione libera da ogni condizionamento che partecipa alle elezioni nazionali raccogliendo oltre centomila voti ed alle elezioni regionali del 16 Giugno 1996 circa cinquantamila voti ed un seggio all’Assemblea regionale siciliana. Tra i fondatori alcuni arditi quali Erasmo Vecchio, Teresa Canepa, Mario Di Mauro, Beppe De Santis, Andrea Piraino e Pippo Scianò, Michele Crisafulli, i compianti Romano Scardina e Rosa Cimino e tanti altri che hanno dato una speranza per un futuro diverso. Una iniziativa che, pertanto, non può restare isolata ma che va, invece, rilanciata con forza, senza se e senza ma.
Alla nostra Isola serve una “rivoluzione” democratica, senza la quale ci sarà un’ulteriore emarginazione
Prende forza, pertanto, questa corrente politica che si basa anche sul principio secondo cui i siciliani non otterranno mai il pieno autogoverno sulla loro terra continuando a farsi governare da politici siciliani assoldati dal governo italiano. Un esempio per tutti ebbe luogo nel 2001, laddove la Casa delle Libertà fece l’en plein in Sicilia nei 61 collegi uninominali in una fase politica in cui a Roma, di lì a poco, sarebbe diventato Presidente del Consiglio il loro leader, tale Silvio Berlusconi. In quel tempo la Sicilia restò a guardare ed a mani vuote. Oggi alla Sicilia ed al suo Popolo serve una COALIZIONE AUTONOMISTA aperta al civismo siciliano, alternativa ed antagonista a tutti i partiti nazionali romanocentrici. Una Coalizione che esprima una nuova classe politica capace di avviare ed affermare la rinascita. Per la Sicilia la prospettiva è la “rivoluzione” democratica verso un radicale cambiamento oppure l’ulteriore emarginazione, umiliazione e degrado in cui un intero Popolo resta imprigionato nel guscio vuoto e mortale dello Stato nazione centralistico.
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