Non è bastato il ‘siluramento’ del capo del Governo di Giuseppe Conte, sostituito da Mario Draghi nel nome di un’Unione europea dell’euro sempre più in crisi. Forse, ancora una volta, Matteo Renzi, il ‘capo’ di Italia Viva, viene sottovalutato. E dire che un mezzo avvertimento lo ha inviato qualche settimana fa, quando ha detto che il suo partito avrebbe iniziato dalla Sicilia. Il riferimento era – o era sembrato – alle elezioni comunali di Palermo della Primavera del prossimo anno. E, magari, alle elezioni regionali siciliane del Novembre del prossimo anno. Magari è anche così. O magari c’è dell’altro. Cosa? Per esempio, l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. A fine Luglio, è noto, comincia il Semestre bianco: nei successivi sei mesi non si potranno più sciogliere le Camere. E a Gennaio del prossimo anno dovrebbe essere eletto il nuovo capo dello Stato. A meno di colpi di scena, il Governo Draghi non dovrebbe cadere in tempi brevi. Morale: dovrebbe essere l’attuale Parlamento ad eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. E qui entra in scena Renzi.
Italia Viva, in prospettiva, se dovesse affrontare da sola le elezioni politiche, avrebbe problemi. Ma nell’attuale Parlamento il partito di Renzi è forte e può diventare determinante nell’elezione del nuovo capo dello Stato. Fino ad oggi, una volta ‘ingabbiato’ quello che resta del Movimento 5 Stelle, il centrosinistra ha considerato già cosa fatta il nuovo numero 1 del Quirinale: nel senso che dovrebbe essere un esponente del centrosinistra, ovviamente gradito alla Germania, che con tutta la pandemia continua a dettare legge nell’Unione europea. Questo schema va bene se Renzi e il suo gruppo rimangono nel centrosinistra. Ma le cose stanno proprio così? Ricordiamoci che Renzi è stato quasi costretto a lasciare il PD, perché quasi tutti i maggiorenti di questo partito erano contro di lui. Se fossero rimasti nel Partito Democratico Renzi e i suoi, alle prossime elezioni politiche, non sarebbero stati ricandidati. Renzi e i suoi sono andati via dal PD per una questione di sopravvivenza politica. Da qui una domanda semplice: perché mai Renzi dovrebbe agevolare il PD nell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica? Che cosa ci guadagnerebbe politicamente?
Renzi dovrebbe ‘pilotare’ l’elezione del nuovo capo dello Stato per favorire il proprio gruppo e per creare difficoltà al PD. E questo potrà farlo sia restando nell’area del centrosinistra, sia inventando qualcosa di ‘nuovo’. Cosa? E’ presto per dirlo. E poiché l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica anticipa di tre o quattro mesi le elezioni comunali di Palermo e di oltre dieci mesi le elezioni regionali siciliane, è entro quest’anno che cominceremo a capire quali sono le mosse di Renzi che, piaccia o no, ha determinato la sostituzione di Conte con Draghi e, con molta probabilità, farà ‘ballare’ il Parlamento in occasione dell’elezione del nuovo capo dello Stato. Tutto è possibile con questo personaggio, diventato fortissimo da quando negli Stati Uniti d’America comanda di nuovo il suo amico Barack Obama. Il messaggio politico che Renzi ha lanciato da Palermo è preciso: mi avete messo fuori dalla Giunta comunale del capoluogo siciliano, perché è stato il sindaco di Palermo a chiedere le dimissioni degli assessori renziani. Siamo fuori dal centrosinistra perché lo avete deciso voi, sembra dire il leader di Italia Viva. Mani libere a Palermo significa mani libere su tutto il resto del contesto politico italiano. Compresa l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
Non sappiamo come finirà il prossimo mese di Gennaio. Ma un paio di elementi politici sono certi. Il primo è che Renzi è molto abile e che cercherà ‘sponde’ politiche alternative al PD. Se non altro perché il rafforzamento del suo gruppo politico – o del nuovo gruppo politico che Renzi potrebbe formare insieme con altri soggetti politici – passa dall’indebolimento del PD. Il secondo elemento è che Renzi giocherà a tutto campo. Deve fare riflettere il fatto che il centrodestra, che avrebbe avuto tutto da guadagnare da elezioni politiche anticipate (un nuovo Parlamento sarebbe stato a maggioranza di centrodestra e avrebbe eletto un nuovo capo dello Stato di centrodestra) abbia accettato di entrare nel Governo Draghi. E’ evidente che c’è una strategia in corso della quale la vicenda di Palermo è solo un passaggio necessario, ma secondario. In tanti danno per scontata l’elezione di Draghi al Quirinale. Ma non è detto che la strategia di Renzi sia questa. Anzi.
Foto tratta da Il Post