In queste ore da Israele arrivano notizie trionfalistiche in materia di lotta al Covid. Riaperture di qua, riaperture di là. Teatri, ristoranti, cinema. Con le vaccinazioni tutto sta tornando a posto. Mentre nei territori palestinesi, nello spazio compreso tra Cisgiordania e la Striscia di Gaza, la situazione è grave, colpa delle mancate vaccinazioni e del mancato rispetto delle norme anti-Covid. Questa è la versione ufficiale. Che peraltro non è nuova, visto che è così dai primi giorni di Aprile. Ma siamo sicuri che la possibile chiave di lettura sia solo questa? Ricordiamo di aver letto, nei giorni scorsi, un articolo de Il Sole 24 Ore proprio su questa vicenda: “In principio i Territori Palestinesi, 5,2 milioni di persone tra Cisgiordania e Striscia di Gaza, sembravano essere usciti indenni dalle prime fasi della Pandemia, quando il Covid-19 aveva colto di sorpresa il mondo. Soprattutto la Striscia di Gaza. L’Embargo israeliano scattato nel 2007 (accompagnato da quello a Sud imposto dall’Egitto) ha di fatto sigillato la Striscia. E se da una parte ha soffocato il commercio e la libera circolazione delle persone – non pochi palestinesi definiscono Gaza ‘una prigione a cielo aperto’ – dall’altro si è rivelato uno dei migliori lockdown al mondo” . A un certo punto e cose sono cambiate: “La Cisgiordania è stata investita da una nuova ondata di Coronavirus. Resa più grave da una campagna vaccinale praticamente assente (iniziata da pochi giorni) che ha coperto solo minimamente, e quindi in modo del tutto insufficiente, gli operatori sanitari locali”. E ancora: “La soluzione – leggiamo sempre ne Il Sole 24 Ore – sarebbero quindi i vaccini. Qui più che mai. Perché in un sistema sanitario giù carente, il Covid-19 può dare il colpo di grazia. Mettendo a rischio anche la vita delle persone affette da patologie gravi e croniche che richiedono costanti cure ospedaliere. Ma se Israele può vantarsi di aver somministrato la prima dose di vaccinazione a quasi il 60% della sua popolazione ed entrambe le dosi a quasi al 53%, nei territori Palestinesi le persone vaccinate non sono neanche l’1% della popolazione”.
E’ lo schema che abbiamo scritto all’inizio: in Israele tutto bene perché si sono vaccinati, tra Cisgiordania e la Striscia di Gaza la situazione è grave perché non si sono vaccinati. A questo punto fermiamoci e torniamo indietro: ricordiamoci che, all’inizio, gli oltre 5 milioni di persone che vivono tra Cisgiordania e Striscia di Gaza non sono state colpite dal virus. La situazione è cominciata a peggiorare man mano che in Israele si procedeva con le vaccinazioni anti-Covid. Ricordiamoci che questi vaccini anti-Covid non proteggono dall’infezione: tutelano dalla malattia, mentre il virus continua a circolare. E’ possibile che, con questi vaccini anti-Covid, il virus abbia iniziato a circolare più velocemente rispetto a quando in Israele non c’erano i vaccini? La nostra, sia chiaro, è un’ipotesi. Che parte da una constatazione oggettiva: quando in Israele non c’erano i vaccini, tra Cisgiordania e la Striscia di Gaza non c’erano malati: la malattia, come già ricordato, è iniziata a comparire quando in Israele hanno cominciato a diffondersi le vaccinazioni. Non possiamo non notare un’anomalia: di solito, in questi casi, succede il contrario: infatti, quando c’è un focolaio fuori controllo, vaccinando un area cuscinetto limitrofa ad un area indenne ad essere protetta dovrebbe essere l’area indenne. Con Israele e l’area che si snoda tra Cisgiordania e la Striscia di Gaza è successo invece il contrario. Perché? La nostra ipotesi è che, con questi vaccini, le aree limitrofe non vaccinate invece di essere protette come in un area cuscinetto divengono le più esposte. Ribadiamo ancora una volta che la nostra è solo un’ipotesi. Però una domanda ci sta: come si spiega che zone quasi indenni prima (zona compresa tra Cisgiordania e Striscia di Gaza ) ora sono le più colpite dal virus, nonostante siano confinanti o interne ad aree massicciamente vaccinate (Israele)? Domanda che chiama altre domande: non è che una vaccinazione che consente la circolazione del virus e che potrebbe favorire la selezioni di varianti potenzialmente più contagiose e pericolose finirebbe per complicare lo scenario? La nostra è sempre e solo un’ipotesi. Se gli attuali vaccini bloccassero la circolazione del virus, la nostra ipotesi sarebbe smentita dai fatti. Ma non è così, perché questi vaccini consentono la circolazione del virus. Allora ci chiediamo e chiediamo: non sarebbe il caso di considerare anche tale ipotesi?
Foto tratta da Limes
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