Da cinque anni scriviamo che i Consorzi di Bonifica della Sicilia vanno riformati. Che non è proponibile scaricare i costi di questi ‘carrozzoni’ sugli agricoltori della nostra Isola. Non è proponibile in condizioni normali e diventa assurdo nel momento in cui, grazie alla demenziale globalizzazione dell’economia, siamo letteralmente invasi da prodotti agricoli a prezzi stracciati – e spesso di pessima qualità – che stanno mettendo in ginocchio interi settori dell’agricoltura siciliana. Lo abbiamo scritto nel Gennaio del 2016. Lo abbiamo ribadito nel Marzo del 2019, quando i canoni idrici appioppati agli agricoltori hanno superato il peso di un’imposta patrimoniale. E siamo tornati a scriverne nell’Ottobre del 2019, quando agli agricoltori del Ragusano sono arrivate bollette idriche stellari! Oggi ritorniamo sull’argomento riprendendo un comunicato della Cia Sicilia Orientale, che ha chiesto un incontro “urgente” all’assessore regionale all’Agricoltura, Tony Scilla, per “intervenire sui debiti e sui canoni irrigui, in attesa della riforma”. In realtà, sui Consorzi di Bonifica siamo già intervenuti nel MATTINALE di ieri, dove abbiamo raccontato le ‘meraviglie’ della Finanziaria regionale 2021 approvata nei giorni scorsi dal Parlamento siciliano: “Articolo 60: ‘maneggi’ sui Consorzi di Bonifica, con riferimento al personale (che c’entra con la Finanziaria?). Articolo 61: nuove assunzioni nei Consorzi di Bonifica: chi dovrebbe pagare? Gli agricoltori? Norma economicamente illogica”.
Ma andiamo al comunicato della Cia Sicilia Orientale che, come già accennato, chiede un incontro urgente all’assessore Sicilia “per affrontare il solito, ormai vecchio e drammaticamente irrisolto problema dei debiti e dei ruoli dei Consorzi di Bonifica che pesano in maniera significativa sui bilanci e sul futuro delle imprese agricole”. Il presidente Giuseppe Di Silvestro e Giosuè Catania, componente di Giunta e responsabile regionale Cia Consorzi di Bonifica lanciano una proposta: “Riteniamo necessario procedere alla sospensione di tutti i ruoli per un periodo di sei mesi con l’obiettivo di istituire un gruppo di lavoro che faccia chiarezza e decida sulla giustezza delle quote che devono essere a carico degli agricoltori e sull’intervento finanziario che la Regione deve disporre per sanare le mancate entrate dei Consorzi di Bonifica”. Sul secondo punto della proposta – l’intervento finanziario che la Regione deve disporre per sanare le mancate entrate dei Consorzi di Bonifica – casca l’asino, perché la Finanziaria regionale 2021 si fonda, in parte, su soldi che debbono ancora arrivare. Qualcuno potrebbe osservare: ma approvare una legge – soprattutto una legge Finanziaria – senza copertura finanziaria non è incostituzionale? Non più. Ormai i “pagherò, ma non so quando e, forse, non so nemmeno se pagherò”, nelle leggi Finanziarie siciliane sono la regola. Siccome i soldi alla Regione siciliana li scippa lo Stato, hanno bloccato l’Ufficio del Commissario dello Stato per la Regione siciliana (grandiosa Corte Costituzionale…) per evitare impugnative e ‘fastidiosi’ ricorsi alla Consulta. Morale: tutto diventa possibile: anche finanziare i capitoli della legge Finanziaria siciliana 2021 con soldi che entreranno quando (ma quando?) verranno riprogrammati improbabili fondi europei… La domanda da cento punti è: i soldi che dovrebbero servire per la riforma dei Consorzi di Bonifica sono soldi ‘veri’, o si attende la riprogrammazione dei fondi europei? Questo gli amici della Cia siciliana dovrebbero chiederlo al presidente della Regione, all’assessore regionale all’Economia e, soprattutto, al Ragioniere generale della Regione che avalla questo ‘creativo’ modo di legiferare. Ci sarebbe anche la Segreteria generale dell’Assemblea regionale siciliana, ma questo è un altro discorso.
“Oggi – leggiamo nella nota della Cia Sicilia orientale – va affrontato con urgenza il problema dei ruoli consortili, che continuano ad essere emessi con un pesantissimo pregresso accumulato (a Catania il ruolo dal 2012 al 2018 è aumentato del 141%), senza che incrementino le entrate dei Consorzi – sottolineano Di Silvestro e Catania- a discapito solo degli agricoltori che pagano circa il 50%”. Ancora il comunicato: “Solo per la Sicilia Orientale ammontano a oltre 40 milioni di euro gli importi dei ruoli emessi e ancora da riscuotere. Se a pagare sono sempre gli stessi, bisogna riflettere sui motivi: disservizio, mancata erogazione dell’acqua, rottura perenne delle condotte, costi esorbitanti del sollevamento e in alcuni casi si tratta solo di furberie”. Morale: “C’è chi paga per gli altri, insomma, chi non può e chi non vuole pagare. Da tempo rivendichiamo un’operazione verità sull’entità del debito e sulla verifica dei creditori per chiudere una pagina con l’intervento del Governo regionale”. E ancora: “Fare chiarezza sui debiti accumulati dai Consorzi di Bonifica in questi lunghi 26 anni di gestione commissariale significa facilitare il percorso di riforma finalizzata a rendere moderna ed efficiente la bonifica in Sicilia, libera da tutte le incrostazioni amministrative e finanziarie”.
“La nostra organizzazione guarda con attenzione al disegno di legge di riforma presentato dal Governo regionale – leggiamo sempre nel comunicato – e riteniamo urgente un’accelerazione dei tempi nel dibattito assembleare che individui un percorso di modernità, di innovazione e di rilancio della Bonifica in Sicilia in un’ottica Europea. Già con la legge n. 5/2014 e l’individuazione dei due Consorzi di Bonifica – prosegue il comunicato della Cia Sicilia Orientale – sono state poste le fondamenta per la semplificazione e la riforma attuando il principio, da noi fortemente sostenuto, del governo unitario del territorio per bacino idrografico, sostenendo l’individuazione dei distretti, poiché il sistema di collegamento esistente tra le reti irrigue e tra gli invasi presuppongono politiche di programmazione ed interventi coordinati da un’unica Regia di Bacino. Un’agricoltura di qualità non può che essere sostenuta ed accompagnata da Enti efficienti. Sarà una scommessa per la Sicilia, ma dovrà essere vista come la normalità dopo lunghi anni di torpore nel campo delle Risorse Idriche”.
Il nostro è un blog di informazione e di opinione. E non abbiamo problemi a sottolineare che la ‘ricetta’ della Cia siciliana per i Consorzi di Bonifica non ci convince affatto. Per due motivi. In primo luogo, perché gli amici della Cia siciliana danno per scontata una cosa che scontata non è: e cioè che ci siano i soldi non soltanto per la riforma, ma anche per pagare la pletora di dipendenti dei Consorzi di Bonifica. In secondo luogo, perché a gestire l’acqua per l’irrigazione non può più essere un ‘pachiderma’ che, addirittura!, ha programmato nuove assunzioni: al contrario, debbono essere gli stessi agricoltori a gestire la propria acqua risparmiando sui costi. Già, i costi. Qualche anno fa un assessore regionale all’Economia, del quale ordinariamente non condividevamo nulla – Alessandro Baccei – ha condotto una battaglia che invece abbiamo condiviso. E l’abbiamo anche scritto: “I Consorzi di Bonifica, a quanto pare per oltre un decennio, non portavano la contabilità al Parlamento siciliano. A quanto si è scoperto, ogni anno, quando c’era da approvare Bilancio e Finanziaria, presentavano le richieste direttamente all’assessore di turno e alla commissione Bilancio e Finanze dell’Ars. ‘Quant’è ‘u dannu?’, si racconta chiedessero ogni anno i politici ai ‘capi’ dei Consorzi di bonifica. Questi ultimi mettevano nero su bianco la cifra, la commissione Bilancio e Finanze acquisiva, il Governo regionale annuiva e l’Assemblea regionale siciliana approvava. E ‘Pantalone’ pagava”. In ultimo siamo meravigliati che su un argomento così importante non siano intervenuti gli esponenti della Confagricoltura, della Coldiretti, gli amici del Movimento Terra è Vita e gli Agricoltori riuniti. Se a chiedere una vera riforma nella gestione dell’irrigazione non sono questi soggetti chi dovrebbe chiederlo?
Foto tratta da Telesud