Quando ancora non c’era la macchina fotografica c’erano i “ritratti di interni”: la storia del pittore ‘viaggiatore’ Emanuel Stöckler

13 aprile 2021
  • Fino a prima dell’avvento della macchina fotografica i pittori di “ritratti di interni” rappresentavano tutta la gloria dell’aspetto di una sala magnificamente arredata
  • Un grande artista oggi dimenticato

di Nota Diplomatica

Fino a prima dell’avvento della macchina fotografica i pittori di “ritratti di interni” rappresentavano tutta la gloria dell’aspetto di una sala magnificamente arredata

La pittura è ora in larga parte un’arte “decorativa”. La sua importanza documentale invece è stata perlopiù spazzata via dalla fotografia: meno costosa e – senza offesa per nessuno – meno consumatrice di talenti rari e difficili da sviluppare. La tendenza è particolarmente evidente nella scomparsa degli specialisti di “ritratti di interni”. Fino all’avvento della macchina fotografica – e in particolare dei processi a colore – solo questi pittori potevano rappresentare tutta la gloria dell’aspetto di una sala magnificamente arredata, l’impatto visivo di un grande museo o di una ricca biblioteca personale. Il genere apparve durante il 17° secolo, inizialmente per rappresentare le collezioni personali: i quadri importanti, i libri riccamente rilegati o le preziose stranezze contenute nei “gabinetti delle curiosità” dei ricchi e potenti. Poi, con l’arrivo della Belle Epoque, l’attenzione di spostò verso lo spazio nel suo insieme, sempre per sottolineare il gusto per l’eccesso – ma conservando per noi una traccia viva del mondo ancora privo dell’ l’ossessivo minimalismo oggi regnante.

Un grande artista oggi dimenticato

L’interno rappresentato nella foto sopra è quello di una sala della Villa di Quarto, nei pressi di Firenze. E’ un’opera del pittore austriaco Emanuel Stöckler (1819-1893) e risale al 1853. Stöckler, nel corso del suo secolo, fu molto noto, soprattutto per i ricchi ritratti d’interni e i paesaggi esotici. La villa, all’epoca in cui Stöckler raffigurò la sala, apparteneva a Girolamo Bonaparte, l’ex Re di Vestfalia in esilio. Il padrone di casa però non appare, né doveva apparire. Il quadro era una sorta di monumento a un monumento – e per chi lo commissionò, forse rappresentava meglio della verità il destino dell’ultimo fratello di Napoleone e di una dinastia fallita. L’artista era un grande viaggiatore che negli anni attorno all’1845 intraprese lunghi soggiorni in Svizzera, Italia e Turchia. Sulla via del ritorno si fermò a Bucarest per fare il pittore di Corte del Principe di Valacchia. Dall’1859 ebbe uno studio a Venezia. Dal 1875 al 1880 visse a San Pietroburgo come pittore di Corte della Zarina, Maria Alexandrovna. Alla morte della sua patrona, l’artista tornò a Vienna. Morì a Bolzano nel 1894. Oggi Stöckler è pressoché totalmente dimenticato. Le reputazioni che hanno resistito sono quelle dei ritrattisti di persone, non di interni. Però, dove vogliamo mettere la qualità della vita? Chi ritraeva gli interni non era schiavo del suo soggetto, non doveva tollerarne le bizze, le sedute ritagliate scomodamente in mezzo agli altri impegni della persona da ritrarre e, forse soprattutto, i rimbrotti di chi non si riconosceva nell’opera.

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