- Le parole del biologo molecolare alla trasmissione ‘Mattina Cinque’
- La Ford Fiesta blu che vola via con una ‘sgommata’, il testimone oculare che l’insegue e…
- L’impronta sull’autovettura che conduceva alla mano di un minore
- Perché è difficile trovare il Dna nei vetri della Ford Fiesta blu
di Teresa Frusteri
Le parole del biologo molecolare alla trasmissione ‘Mattina Cinque’
Sappiamo tutti com’è finita con lo ‘scoop’ mancato della televisione russa sul trovamento di Denise Pipitone, la bambina scomparsa misteriosamente da Mazara del Vallo l’1 Settembre del 2004. E’ stato un falso allarme: la ragazza che vive in Russia – Olesya Rostova – oggi ventenne, non è Denise. Durante la trasmissione Mattino Cinque è intervenuto di Salvatore Spitaleri, biologo molecolare e consulente dell’autorità giudiziaria, che noi abbiamo intervistato a proposito del giallo di Caronia, ovvero le morti di Viviana Parisi e del piccolo Gioele. Spitaleri, nel 2004, lavorava per il RIS di Messina. E allora si è occupato del rapimento di Denise, provando a fare luce sul ritrovamento di alcuni frammenti di impronta che potrebbero appartenere a Denise. “So che le impronte furono trovate su una Ford Fiesta di colore blu – ha detto intervenendo alla trasmissione televisiva -. Un’auto che, probabilmente, era stata segnalata da un testimone oculare che la vide allontanarsi dal luogo dove è stata rapita Denise Pipitone. È sempre molto triste per me trattare casi giudiziari con bambini e donne come vittime; non riesco ad abituarmi a trattare cinicamente questi casi perché ho sempre in mente gli occhi dei familiari delle vittime che implorano giustizia. Di Denise me ne occupai con i colleghi del RIS di Messina fin dagli esordi; è una tragedia che mi ha sempre coinvolto sotto l’aspetto tecnico-professionale ed emozionale. La speranza di trovare Denise viva e vegeta e riconsegnarla alla mamma non è mai scemata… e nonostante tutto, io ci credo ancora”.
La Ford Fiesta blu che vola via con una ‘sgommata’, il testimone oculare che l’insegue e…
Abbiamo chiamato al telefono Spitaleri per provare ad approfondire con lui questo particolare passaggio delle indagini sulla vicenda di Denise Pipitone. “Tutto comincia a ridosso dei primi mesi del 2005 – ricorda il biologo molecolare -. Noi del RIS di Messina siamo stati contattati per effettuare indagini su un’autovettura, per la precisione, una Ford Fiesta di colore blu. Questa automobile è stata vista da un testimone oculare. Quest’ultimo ha raccontato di aver visto tale auto, con la volante una donna, andare via ad alta velocità. Il testimone ha descritto alcuni particolari: l’auto che sgommava e che, addirittura, è finita su un marciapiedi. Questo testimone pensava che magari la donna avesse bisogno di qualcosa, che cercasse aiuto. Così, almeno per un tratto di strada, ha seguito l’auto con la motocicletta. Ma non è durato molto, questo particolare inseguimento. Il testimone ha raccontato che, a un certo punto, l’auto ha imboccato una strada sterrata. La polvere sollevata dall’auto ha impedito al testimone di proseguire”.
L’impronta sull’autovettura che conduceva alla mano di un minore
“La storia sembrava essersi chiusa lì – racconta sempre Spitaleri -. Certo, nella mente del testimone rimaneva l’immagine della donna alla guida della Ford Fiesta blu che andava via sgommando, forse perché c’era un’emergenza, o per chissà che cosa. Ma la storia, per il testimone oculare, non si è chiusa lì. Tornando a Mazara nel luogo da dove è iniziato il suo particolare inseguimento trova una donna che chiede notizie di una bambina smarrita. E’ in quel momento che comincia a rendersi conto di essere stato un parziale testimone di qualcosa di brutto”. L’auto è stata ritrovata. E sono cominciati gli accertamenti. E’ stata trovata un’impronta che conduceva alla mano di un minore. “Nel 2017, dodici anni dopo, quando era già potenzialmente possibile effettuare un tentativo di estrazione del Dna – racconta sempre il biologo molecolare – siamo stati contattati per provare, appunto, ad estrarre il Dna dal vetro dell’automobile. Ora, estrarre il Dna a partire da un’impronta digitale lasciata su un vetro è difficile. E diventa ancora più difficile dopo dodici anni, perché nell’auto sono entrate altre persone lasciando altre impronte e, soprattutto, saliva. Perché, com’è noto – e i problemi della pandemia ce lo ricordano ogni giorno – quando si parla si emette nell’aria saliva. Se questo avviene in automobile, la saliva a a depositarsi nell’interno della stessa automobile, vetri compresi”.
Perché è difficile trovare il Dna nei vetri della Ford Fiesta blu
“Ribadisco – dice sempre Spitaleri -: trovare il Dna cosiddetto ‘da tocco’, cioè dalle impronte lasciate sul vetro di un’autovettura è già difficile. Nel caso della ricerca delle impronte di Denise è stato ancora più difficile. La difficoltà sta nel fatto che non è possibile separare le cellule del fluido salivare dalle cellule del deposito di grasso delle impronte digitali. Inoltre, la contaminazione salivare tende a mascherare del tutto le cellule epiteliali dell’impronta digitale, in virtù del fatto che le cellule salivari sono numericamente di più delle cellule epiteliali. Per questo quando è stato detto che le analisi effettuate nella Ford Fiesta blu escludevano la presenza di impronte riconducibili alla piccola Denis ho manifestato i miei dubbi. Perché nelle condizioni in cui sono stati effettuati i rilevamenti non trovare il Dna della bambina rapita è un fatto assolutamente normale. Perché tali analisi vengono fatte su superfici dove si trova di tutto”. Ultima domanda per il biologo molecolare, anche se sappiamo che non risponderà, perché da quello che abbiamo capito non ama ragionare sulle impressioni, ma sui fatti oggettivi. La domanda è semplice: dottore Spitaleri, lei che idea si è fatto di questa storia? “Non ho seguito le indagini, non conosco i fascicoli, non posso aver maturato alcuna idea. So che è stata un’indagine complicata. E so anche che alcuni approfondimenti andrebbero fatti. E, soprattutto, mi auguro che la bambina – che oggi è una ragazza – venga ritrovata. La speranza non l’ho mai persa”.
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