“Abbiamo tutto ma non riusciamo a decollare e per questo i nostri giovani sono costretti ad emigrare! Abbiamo tutto per decollare, ma alla fine nelle mani non ci resta niente! Signor Presidente Musumeci, Lei ha detto in una trasmissione giorni fa,” serve una nuova legge sulle piccole isole! E’ un’assurdità imporre i parametri della terraferma alle isole!” Signor presidente Musumeci, siamo abituati da tanto tempo, a sentire queste parole ma poi niente si tramuta nei fatti. Signor presidente Musumeci, ad ogni elezione regionale sentiamo parlare della creazione di un Assessorato alle piccole isole, o di quantomeno un referente o un ufficio; ma questo discorso rimane sempre e solo nella carta, perché nei fatti non ne vediamo effetti paratici: finito il periodo elettorale non non se ne sente più parlare!”.
Così scrivono in una lettera indirizzata al presidente della Regione siciliana i protagonisti del Comitato delle Isole siciliane. Il Comitato – come si desume dalla leggera che noi leggiamo su Tp 24 – punta a sensibilizzare la politica siciliana sulle difficoltà che oggi vivono gli abitanti degli arcipelaghi siciliani. Problemi che la pandemia ha accentuato. “La legge, la Costituzione – si legge nella lettera al presidente della Regione – ci dicono che tutti i cittadini italiani sono uguali, ma nelle Isole non è così. Leggi e Costituzione, dopo 70 anni di vita repubblicana non hanno risolto tutti i problemi legati alla nostra insularità! Noi chiediamo di essere cittadini italiani, non a parole ma nei fatti! Vogliamo godere degli stessi privilegi e diritti dei cittadini italiani che abitano nell’ l’isola più grande, la Sicilia. Un litro di benzina qua costa € 2, 50 centesimi in più della terraferma, una bombola di gas GPL qua costa 25 euro, quasi dieci euro in più della Terraferma. Per non parlare delle spese per il genere alimentari, di solito 50 centesimi €1, in più su ogni cosa. La spiegazione è sempre la stessa: il costo dei trasporti! E questo, ci permetta di dire è un’assurdità, se consideriamo le spese sostenute dalla Regione per la continuità territoriale: i cittadini viaggiano in continuità territoriale, le merci alimentari no! Merci che poi determinano il costo della vita nelle isole!”.
“In ogni capitolato di spesa per appalti – prosegue la lettera – c’è la maggiorazione del 30% per i lavori fatti nelle isole. Quindi vivere in un’isola costa il 30% in più come minimo, ai residenti nelle nostre isole! Ultimamente c’è stato un aumento delle tariffe dei trasporti navali del 1,50% per le spese sostenute dalla compagnia dei trasporti marittimi per i controlli e ribaltati a noi. Finirà come per gli accise della benzina, che paghiamo ancora i costi del terremoto di Messina del 1908? Abbiamo sempre la stessa compagnia di trasporti navali da più di 60 anni, che cambia proprietario ma alla fine agisce in pieno monopolio. con un parco di nave che sempre lo stesso”. Non solo i cittadini degli arcipelaghi siciliani sono già penalizzati, non solo il trasporto via mare è carente, ma anche il costo dei controlli sanitari imposti dal Covid è stato scaricato sui cittadini isolani! Sui mezzi di trasporto navale l’accusa è precisa: “Capisce bene signor Presidente – si legge sempre nella lettera del Comitato – che avere un parco naviglio anziano, vuol dire avere disagi continui dovuti a guasti da usura e alla solita guerra tra poveri: togli una nave di qua e la metti lì, ma manca sempre una nave in totale, e ci rende uguali tutti nei disagi. E questo sempre e costantemente d’estate, durante il periodo più delicato della nostra economia: l’estate col turismo, il volano della nostra economia!”. Un tela, quello dei mezzi di trasporto navale vecchi, che I Nuovi Vespri sollevano da almeno cinque anni. “Il turismo – si legge nella lettera a Musumeci – si nutre dei trasporti sicuri, affidabili e certi e non di trasporti a singhiozzo: oggi si è domani no, e dopodomani forse”. (QUI TROVATE UNA SERIE DI ARTICOLI DOVE RACCONTIAMO LE TANTE SPECULAZIONI ELE TANTE STORTURE DI QUESTO SETTORE).
“Signor Presidente – prosegue il Comitato – abbiamo carenze strutturali, pregettualità che da decenni chiediamo di realizzare. Progetti che possono far decollare l’economia delle nostre Isole. Abbiamo tanta bellezza, tanta storia, tanta cultura millenaria di sopravvivenza da parte dei nostri avi, che si tramuta in un modo di vivere e di relazionarsi unico, delle nostre isole. Abbiamo tanti prodotti che siamo riusciti a strappare al al mare e alla natura, unici che il mondo ci invidia. Abbiamo la nostra cucina, che utilizza prodotti genuini che la terra il mare ci dà, e che è diventata un modello nel mondo! Abbiamo la pazienza millenaria di sapere aspettare, di sapere gustare e assaporare le cose della vita, i frutti della Terra e del Mare, perché delle nostre isole sappiamo apprezzare il tempo e non ne siamo schiavi. Abbiamo ereditato l’ospitalità dei nostri avi che fa delle nostre isole dei punti di pace fissi nel Mediterraneo. Le nostre isole sono Ponti di pace e non muri di confine! Abbiamo un clima e una qualità della vita da primato. Chiunque viene ne resta innamorato e ammaliato. Signor Presidente Musumeci, abbiamo tutto ma non riusciamo a decollare e per questo i nostri giovani sono costretti ad emigrare! Abbiamo tutto per decollare, ma alla fine nelle mani non ci resta niente! Signor Presidente Musumeci, chiediamo di essere cittadini italiani! Nasce questo comitato come un modo di fare una nuova politica di unione tra le isole siciliane. Ci affiancheremo alle amministrazioni, alle popolazioni delle nostre isole per portare avanti i temi comuni. Dialogheremo, ci confronteremo e porteremo i temi comuni con esse. Faremo politica assieme! Un modo nuovo di fare politica, più inclusivo è unitario tra le nostre isole siciliane. Speriamo che Lei accolga questo grido di dolore”.
Questo lo scenario descritto nella lettera del Comitato delle Isole siciliane al presidente Musumeci. Noi ci permettiamo di presentare al Comitato una proposta operativa alternativa per risolvere il problema alla radice. Tra Stato e Regione siciliana, ogni anno, i contributi a fondo perduto ai privati che gestiscono il servizio di trasporto via mare ammonta a circa 100 milioni di euro all’anno. Ebbene, le isole siciliane diano vita a una società per azioni per gestire direttamente il sevizio di trasporto via mare. La Sicilia è piena di spa controllate dai Comuni e dalla Regione. Se tutti i Comuni delle cosiddette ‘Isole Minori’ della Sicilia daranno vita a una spa per gestire il servizio di trasporto via mare nessuno potrà obiettare alcunché. Con 100 milioni di euro all’anno, più biglietti e abbonamenti, la nuova società può benissimo cominciare con i mezzi navali in affitto per poi, piano piano, acquistare i mezzi navali nuovi. La fase iniziale potrebbe essere gestita, sotto il profilo operativo, da personale in pensione che potrebbe fungere da guida al personale giovane. La nostra è una proposta operativa che, tra le altre cose, spezzerebbe alla radice i legami storici fra trasporti navali e politica siciliana, rapporto oggetto, da tempo, di indagini della Magistratura.
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