- Il parlamentare regionale della Lega rilancia una vecchia battaglia autonomista
- La soppressione banditesca dell’Alta Corte per la Sicilia
- Cosa risponderà il presidente della Regione siciliana all’interrogazione del parlamentare Figuccia?
Il parlamentare regionale della Lega rilancia una vecchia battaglia autonomista
Confessiamo che siamo rimasti un po’ stupiti quando abbiamo letto un’interrogazione presentata dal parlamentare regionale, Vincenzo Figuccia, che di recente ha aderito alla Lega. Tema: l’Alta Corte per la Regione siciliana che lo Stato italiano ha bloccato, senza mai abrogarla con una legge costituzionale. “Sepolta viva”, amava dire il primo presidente della Regione siciliana, Giuseppe Alessi. “Chiarimenti circa l’abolizione dell’Alta Corte per la Regione Siciliana”: questo il titolo dell’interrogazione di Figuccia. Che si rivolge al Presidente della Regione e all’Assessore per gli Enti locali e la Funzione Pubblica. “L’Alta Corte per la Regione Siciliana è stata un Organo di natura costituzionale – scrive il parlamentare – prevista nello Statuto Speciale Siciliano, istituito con il regio decreto legislativo 15 maggio 1946, n. 455, convertito nella legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 2. Le sue attribuzioni consistevano nel controllo di legittimità costituzionale delle leggi approvate dall’Assemblea Regionale Siciliana, nel controllo di compatibilità delle
leggi e dei regolamenti dello Stato rispetto allo Statuto Speciale della Regione Siciliana e limitatamente alla loro efficacia nel territorio dell’Arcipelago Siciliano. Con l’entrata in vigore della Costituzione Italiana, entrambe le Corti, furono mantenute provvisoriamente in vita dalla disposizione VII transitoria della Carta Costituzionale. Dopo un decennio d’attività dell’Alta Corte, su ricorso del Presidente del Consiglio Antonio Segni, la Consulta Italiana (di pari grado e spessore giuridico dell’Alta Corte per la Regione Siciliana) con sentenza del 9 marzo 1957, n.38, in base al principio della “giurisdizione costituzionale accentrata”, ritenne assorbite nella propria competenza le controversie volte a giudicare sulla legittimità costituzionale delle leggi, statali e regionali, nonché sui conflitti di attribuzione tra lo Stato e le Regioni; violentando cosi la Carta Costituzionale e venendo meno agli accordi ‘pattizzi’ tra il Popolo Siciliano in armi e nelle piazze ed il Regno d’Italia, accordi raggiunti nel 1946 e firmati dal Re Umberto II”.
La soppressione banditesca dell’Alta Corte per la Sicilia
“V’è da dire – aggiunge Figuccia – che la procedura di soppressione dell’Alta Corte da parte della Corte Costituzionale è avvenuta in modo incostituzionale, poiché per modificare e/o abrogare una norma costituzionale, occorreva seguire una procedura prevista nel dettato costituzionale, e di cui all’art. 138 della Costituzione Repubblicana che prevede la discussione a doppio binario con votazione, sia alla Camera dei Deputati che al Senato, del Parlamento Nazionale. La caducazione illegittima, illegale ed incostituzionale, di fatto ma mai di diritto, dell’Alta Corte, ebbe luogo, con una semplice sentenza, la numero 38 del 1957, emessa dalla Corte Costituzionale che, in tal modo, dichiarava di averne assorbito le competenze. Orbene, considerato che lo Statuto Speciale della Regione Siciliana, approvato il 15 maggio 1946 e successivamente ‘coordinato’ con la costituenda Costituzione Italiana, comprendeva questo Organo, ossia l’Alta Corte per la Regione Siciliana, non vi è chi non veda come lo Stato centrale abbia ‘amputato’ in modo subdolo, perché non ha rispettato gli accordi ‘pattizzi’ nel 1948 e, successivamente, in modo illegittimo, illegale ed incostituzionale, perché non ne ha rispettato la procedura
prevista dall’art.138 della Costituzione Italiana, questo massimo organo giurisdizionale della nostra Regione, che a buon diritto doveva costituire la Corte Costituzionale Siciliana, che doveva garantire il funzionamento di tutta la nostra Autonomia”.
Cosa risponderà il presidente della Regione siciliana all’interrogazione del parlamentare Figuccia?
Scrive ancora il parlamentare: “Considerando che come sostenuto da parte della dottrina autonomista, il ripristino dell’Alta Corte porterebbe ad una appropriata difesa della nostra Carta Costituzionale da uno Stato centrale che si è dimostrato ‘subdolo’ per le modalità con le quali è stata soppresso l’Organo e ‘inaffidabile’ per gli accordi non rispettati e altresì al ripristino di un Organo costituzionale e ‘paritetico’, con otto giudici nominati in pari numero (quattro per parte dal Parlamento Siciliano e dal Parlamento Italiano, e col Presidente e Procuratore Generale nominati in seno all’Alta Corte medesima)”. Insomma il ripristino dell’Alta Corte “favorirebbe – scrive Figuccia – la risoluzione mediante sentenza, di tutte quelle controversie sorgenti tra la Regione Siciliana e lo Stato Italiano e il risarcimento dei danni da parte dello Stato Italiano , per le sue continue e quotidiane ingerenze che hanno causato la perdita, a vantaggio del governo nazionale, di centinaia e centinaia di miliardi di euro in danno della Regione Siciliana e per essa del Popolo Siciliano, che ha pagato un alto ed inestimabile prezzo in termini di emigrazione , sottosviluppo economico, culturale e sociale , infrastrutture , mancato progresso e conseguenziale incremento del fenomeno mafioso che lo Stato, nonostante il sacrificio di magistrati, Forze dell’Ordine e comuni cittadini , tutti siciliani , non è riuscito a debellare in 160 anni di Unità d’Italia”. A questo punto il deputato chiede al Governo “Se esiste oggi una volontà politica regionale nel voler ripristinare lo Stato di legalità ostituzionale in Sicilia ricostituendo l’Alta Corte, illegittimamente, illegalmente ed incostituzionalmente soppressa; se i vari Presidenti, succedutisi sino ad oggi sia al Parlamento che al Governo Siciliano, i quali avrebbero dovuto essere i garanti della nostra Carta Costituzionale, abbiano mai fatto qualcosa in tal senso; cosa sia stato fatto in seno alla Regione Autonoma della Sicilia, dal 1956 e fino ad oggi, dai precedenti Governi e dal Parlamento Siciliano nel loro complesso, e se esistono atti o iniziative governative, che si siano succeduti dopo la soppressione dell’Alta Corte e fino ai
nostri giorni, richiedenti la sua ricostituzione”. Figuccia chiede risposta con urgenza.
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