- Non se ne può più di questa politica siciliana che sta distruggendo la Sicilia. Per fortuna che anche gli imprenditori se ne stanno accorgendo!
- Nel nome del Covid stanno distruggendo le attività economiche, a cominciare dal commercio e dalla ristorazione. Lo scippo di 8 miliardi di euro alla sanità pubblica siciliana
- La rivolta di Confcommercio di Palermo
- Se la sanità pubblica siciliana non ‘frutta’ più alla vecchia politica
- L’intervista di Gianfranco Miccichè, Berlusconi, Matteo Renzi e la solita girandola trasformista
Non se ne può più di questa politica siciliana che sta distruggendo la Sicilia. Per fortuna che anche gli imprenditori se ne stanno accorgendo!
La Sicilia, o meglio, i Siciliani cominciano a svegliarsi? Qualche segnale positivo c’è. Stamattina abbiamo dato notizia della nascita del Comitato delle Isole siciliane: gli abitanti di questi luoghi stanno cominciando a realizzare che la vecchia politica fino ad oggi li ha presi per i fondelli? Il fatto che nella lettera indirizzata al presidente della Regione pongano la questione delle navi vecchie che cadono a pezzi è un primo, importante passo avanti. Noi ci auguriamo che, dal mondo degli arcipelaghi siciliani arrivino altri passi in avanti: una società per azioni partecipata da tutte le Isole Minori della Sicilia per gestire i trasporti via mare; e un soggetto politico unico per tutte le Isole Minori della Sicilia pronto a partecipare alle elezioni regionali siciliane del prossimo anno insieme con la Federazione di movimenti autonomisti, sicilianisti e indipendentisti della Sicilia che ci auguriamo si materializzi al più presto. I primi segnali positivi ci sono: qualche settimana fa è stato siglato l’accordo tra Equità Territoriale Sicilia (si tratta del Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale di Pino Aprile) e il Movimento Identità Siciliana; e ieri abbiamo dato notizia del Patto tra il Movimento Siciliani Liberi e i Forconi. Qualche bella novità anche in agricoltura, con il progetto di Margherita Tomasello che punta a valorizzare la pasta prodotta con il grano duro della Sicilia. Siamo solo all’inizio, certo. Ma siccome alle prossime elezioni regionali manca poco più di un anno e mezzo c’è ancora tutto il tempo per arrivare ad una Federazione tra tutti i movimenti autonomisti, sicilianisti e indipendentisti della Sicilia, per presentare un candidato alla guida della nostra Regione e una lista unica.
Nel nome del Covid stanno distruggendo le attività economiche, a cominciare dal commercio e dalla ristorazione. Lo scippo di 8 miliardi di euro alla sanità pubblica siciliana
Perché siamo convinti che, questa volta, il rilancio delle ragioni culturali, economiche, sociali e politiche della Sicilia potrebbe riuscire? Perché la politica tradizionale è in affanno, complice la gestione errata della pandemia. Una gestione errata che parte dalla Commissione europea e, ignorando il Parlamento europeo (che non conta niente: il fatto che gli europarlamentari non siano riusciti a conoscere i contratti per l’acquisto dei vaccini da parte della Commissione europea dà la misura dell’inutilità integrale del Parlamento europeo), si trasferisce agli Stati, alle Regioni e ai Comuni. Il risultato è un’Unione europea ‘prigioniera’ delle multinazionali farmaceutiche che, a ruota, trasferisce i propri errori agli Stati, alle Regioni e ai Comuni. Cittadini trattati come ‘sudditi’, Regioni e Comuni che fanno a gara per bloccare le attività economiche per favorire l’economia on line, fenomeno ben visibile nelle attività commerciali. Una tendenza che, piano piano, dovrebbe investire tutte le altre attività economiche che dovrebbero passare sotto il controllo delle multinazionali, che puntano a far arrivare nelle nostre case caffè, cornetti, pranzi e cene! La ristorazione – ristoranti, trattorie, bar – sono i settori più colpiti perché sono quelli che le multinazionali possono sostituire in un periodo relativamente breve con le catene internazionali del Food. Lo stesso scenario si prospetta per altri settori. In Sicilia l’attacco a questi settori nel nome dell’emergenza pandemica, però, si va a sommare con la crisi della vecchia politica incapace di governare dopo gli scippi finanziari alla Regione operati dai Governi nazionali. Un solo dato, giusto per riflettere: negli ultimi quindici anni la sanità italiana ha tagliato poco meno di 40 miliardi di euro dalla sanità pubblica; ebbene, centrosinistra e centrodestra, già nel 2006, hanno deciso che la Regione che avrebbe pagato il tributo più alto sarebbe stata la Sicilia. E così è stato, se è vero che, dal 2006 ad oggi, con un volgare raggiro contabile e politico, lo Stato ha scippato alla sanità pubblica siciliana quasi 8 miliardi di euro! Fate voi i conti: i tagli alla sanità pubblica delle venti Regioni italiane sono poco meno di 40 miliardi di euro; di questi, 8 miliardi li hanno scippato alla Regione siciliana che, da sola, ha sostenuto il 25% circa de tagli di tutt’e venti le Regioni italiane!
La rivolta di Confcommercio di Palermo
La ‘bravura’ del centrodestra e del centrosinistra (e negli ultimi anni dei grillini che, non si capisce se consapevolmente o inconsapevolmente, hanno avallato questi scippi) consiste nel fatto che, ad ogni elezione – elezioni politiche nazionali, elezioni regionali ed elezioni europee – riescono ancora a prendere voti che utilizzano contro la Sicilia e ad eleggere parlamentari che lavorano contro gli interessi dei Siciliani. Gli abitanti della nostra Isola l’hanno capito? Più che altro hanno intuito qualcosa, ma reagiscono non andando a votare, se è vero che alle urne ormai si reca, si è no, il 48% dei Siciliani aventi diritto al voto. Ma la situazione va peggiorando, per la vecchia politica siciliana. Hanno approvato una Finanziaria 2021 che fa sorridere perché, in tante sue parti, è scritta sull’acqua, cioè con interi capitoli finanziati con soldi che non ci sono: tecnicamente fondi europei che debbono ancora essere riprogrammati e che, in buona parte, non si materializzeranno entro il 31 Dicembre di quest’anno e, in altra parte, non si materializzeranno mai! In più, causa Covid, stanno massacrando famiglie e imprese della Sicilia. La rivolta della Confcommercio di Palermo che contesta le scelte del Governo regionale e del Comune potrebbe essere solo l’inizio di una catena di proteste. L’atteggiamento di tanti cittadini Siciliani che, sostanzialmente, in buona parte, ignorano la zona rossa potrebbe non annunciare nulla di buono.
Se la sanità pubblica siciliana non ‘frutta’ più alla vecchia politica
In tutto questo il presidente della Regione, Nello Musumeci, è in questo momento è ‘sotto processo’ da parte della vecchia politica siciliana. Tema: la sanità. Che è successo? Che con il Governo del presidente Musumeci – che appena insediato aveva ereditato la vecchia gestione della sanità pubblica siciliana non dal passato Governo regionale, ma da parte di tutta la politica consociativa, di maggioranza e di opposizione – ha avuto un’occasione che ha sfruttato nell’interesse dei Siciliani. Ricordate l’inchiesta della Magistratura sul “capo condominio” della sanità siciliana? Era il Maggio dello scorso anno e i magistrati scoperchiavano un sistema di mazzette: “Secondo la Guardia di Finanza, sarebbero state messe in atto condotte illecite ‘spregiudicate’ per garantire “l’arricchimento personale dei pubblici ufficiali infedeli e dei loro intermediari”. A quanto pare era stata anche stabilita una sorta di tariffa del valore del 5% della commessa. E ancora una dichiarazione generale Antonio Quintavalle Cecere, comandante provinciale della Guardia di Finanza: “Sono state indagini estremamente complesse che hanno denotato un quadro assolutamente allarmante e sconfortante relativo alla gestione degli appalti in un delicato settore quale quello della sanità pubblica. Le gare interessate sono quattro per un valore di circa 600 milioni di euro. Nel corso dell’indagine abbiamo rilevato, grazie alle intercettazioni telefoniche ed ambientali, che gli indagati applicavano un vero e proprio tariffario sulle commesse alle quali bisognava applicare il 5% che corrispondeva alla mazzetta che gli stessi avrebbero introitato nel tempo, durante il periodo dell’appalto, avvalendosi di articolati schemi societari in modo che la dazione non potesse essere ricondotta direttamente a loro”. Il ‘sistema’ non è più stato ripristinato e il denaro pubblico che non è più finito in mazzette ha addirittura consentito di potenziare alcuni settori della sanità siciliana: per esempio, gli organici di alcuni Pronto Soccorso.
L’intervista di Gianfranco Miccichè, Berlusconi, Matteo Renzi e la solita girandola trasformista
La cosa non è piaciuta alla vecchia politica siciliana. E infatti la Finanziaria regionale 2021 – quella che a nostro avviso, è comunque una mezza legge-burla – è stata ‘taglieggiata’, e in alcuni casi ‘cassata’, nelle parti che interessavano il Governo. Insomma, da quello che capiamo noi – ma può anche darsi che ci sbagliamo: non riteniamo, infatti, di conoscere la verità politica rivelata – Musumeci non piace più non solo al centrodestra, ma a tutta la vecchia politica siciliana, ‘orfana’ della sanità pubblica gestita ‘all’antica’… L’intervista al presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, che si legge nel quotidiano La Sicilia, contiene precisi ‘messaggi’ politici, soprattutto là dove Miccichè dice del presidente Musumeci: “Mi pare che non voglia più governare”. Miccichè è il ‘principe’ del trasformismo politico siciliano, un sorta di Agostino Depretis che ora sta nel centrodestra e ora nel centrosinistra, a seconda della convenienza. Noi pensiamo che, in questo momento, Miccichè stia lavorando non soltanto per sbarazzarsi politicamente di Musumeci, ma anche per cambiare un’altra volta casacca e ripassare nel centrosinistra. Non escludiamo che l’operazione possa essere ben vista da Berlusconi in chiave anti-Lega e anti-Fratelli d’Italia. Cominciare, come sempre, dal ‘Laboratorio politico siciliano’ per poi estendere il tutto al contesto politico nazionale. ‘Andrà tutto bene’? Da quello che si capisce, Berlusconi starebbe incontrando resistenze a Roma, se è vero che in tanti dentro Forza Italia non vogliono sentire parlare di Matteo Renzi (che fa parte di questa operazione: non a caso, nelle scorse settimane, Renzi ha detto che vuole partire dalle elezioni comunali di Palermo che il prossimo anno precederanno di sei mesi le elezioni regionali siciliane). Ma anche Miccichè, in Sicilia, starebbe incontrando difficoltà: perché se è vero che lui si vuole sbarazzare di Musumeci, c’è anche chi vuole liberare la Sicilia da questo signore capriccioso ed eternamente raccomandato, cioè di Miccichè. Alla fine, il buon Gianfranco dovrebbe mettere su uno schieramento con PD, Movimento 5 Stelle e ‘frattaglie’ varie da raccogliere qua e là. Solo che, per ora, i conti non tornano, sia perché non tutti, nel centrodestra, seguirebbero Miccichè, sia perché quest’ultimo, per ‘chiudere’ l’operazione, dovrebbe ‘agganciare’ gli Autonomisti di Roberto Di Mauro da tempo alleati della Lega. Condannare la Sicilia, dal 2022 al 2027, ai soliti giochi trasformisti di Miccichè? Rivederlo ancora, dal 2022 al 2027, presidente del Parlamento siciliano? Basta, non se ne può più, è tempo che i Siciliani si sveglino!
Foto tratta da Contattolab
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