Mezza Sicilia è in zona ossa. A cominciare da Palermo e provincia. Che sta succedendo? Possibile che la responsabilità sia solo e sempre della popolazione che non rispetta le prescrizioni anti-Covid per evitare i contagi? A noi la cosa non convince molto. E non ci convince soprattutto che a Palermo e provincia si parli di varianti del virus genericamente, senza indicare di quali varianti del virus SARS-COV-2 si tratti. Non è una cosa di poco conto. Sarebbe interessante capire se si tratta di varianti nuove, che si sono selezionate in Sicilia; o se, invece, si tratta di varianti arrivate da fuori, portate in Sicilia da chi è arrivato da altre Regioni italiane o dall’estero. Il Governo regionale, su Palermo e provincia, dove la situazione si va aggravando, dovrebbe essere preciso. La conoscenza sule eventuali varianti del virus presenti è necessaria per rispetto verso i cittadini, che dal 24 Dicembre dello scorso anno ad oggi, sono passati da una chiusura all’altra; e anche per rispetto verso le imprese che, in questo momento a Palermo e provincia stanno pagando un prezzo elevatissimo. Non solo è necessario capire che tipo di varianti del virus ci sono in circolazione: se si sono selezionate nella nostra Isola e se sono arrivate da fuori; ma è anche fondamentale sapere se tali varianti sono bloccate dai vaccini che si stanno somministrando. Tutto questo il Governo regionale – sentiti i consulenti tecnici – lo dovrebbe mettere per iscritto.
Sappiamo, ad esempio, che la variante nigeriana è ormai presente in Sicilia: “La variante nigeriana, come tutte le varianti – leggiamo in un articolo di Star Magazine – presenta diverse mutazioni, alcune specifiche, altre presenti anche in altre varianti di Covid-19. La mutazione specifica della variante nigeriana, rinominata dagli scienziati Q677H, è presente nella proteina Spike, quella utilizzata dai vaccini di ultima generazione. La variante B.1.525 presenta anche 3 mutazioni in comune con la variante inglese, tra le quali la 501Y quella responsabile di una maggiore virulenza, e una, la E484K, con la variante sudafricana e variante brasiliana del Covid-19″. E ancora: “Dalle simulazioni è emerso che la mutazione Y501 permette al virus di legarsi alle cellule umane con maggiore facilità e di rimanerci legato in modo più saldo e quindi di attaccarle in modo più efficace. Da questo si presume che derivi la sua maggiore virulenza. La variante nigeriana condivide la mutazione E484K con quella brasiliana e sudafricana. Allo stesso modo, dunque, potrà essere più difficile da contrastare con le terapie che si basano sugli anticorpi. È altamente probabile, secondo gli studiosi, che questa mutazione conferisca una elevata resistenza a plasma iperimmune, anticorpi monoclonali e vaccini. Sulla resistenza ai vaccini, aumentata dalla mutazione E484k, il COVID-19 Genomics UK (COG-UK) Consortium ha pubblicato uno studio che evidenzia la resistenza al vaccino a mRNA Pfizer BNT162b2″. E’ chiaro, allora, perché è necessario capire che tipo di varianti ci sono in giro?