Ci sono delle date da ricordare. Per noi che proviamo a seguire “Gli affari del mare” Aprile di quest’anno è un mese particolare: cinque anni fa, a Roma, veniva siglata la convenzione tra il Ministero dei Trasporti e la SNS, sigla che sta per Società Navigazione Siciliana spa, società che ha acquisito la Siremar. Il 13 Aprile ricordiamo una conferenza stampa, a Palermo nel saloni di Palazzo Steri. Giornata storica con passerella di politici nazionali e regionali, burocrati, uomini di affari.
Alcuni dei protagonisti sono finiti sotto inchiesta, altri non fanno più parte del firmamento politico della nostra Isola. Di quei giorni ricordiamo le dichiarazioni che annunciavano rivoluzioni: servizi di trasporto marittimo d’avanguardia, nuovi mezzi navali e bla bla bla.
Pochi mesi dopo andò in scena lo ‘scorporo’. Che abbiamo raccontato per filo e per segno nel Settembre del 2018: “La sigla SNS sta, come molti di voi sapranno, per Società di Navigazione Siciliana. Una sorta di joint-venture tra i gruppi Morace e Franza messa su per rilevare la Siremar. Un’operazione molto controversa se è vero che i due gruppi riescono a strappare la Siremar ad una società partecipata dalla Regione (Compagnia delle Isole) senza una vera e propria gara. Consolidando, di fatto, un regime monopolistico di tutto ‘rispetto. Fin qui, i fatti sono già noti e già all’attenzione, come accennato, sia della magistratura inquirente che dell’Antitrust. Quello che finora era sfuggito all’attenzione del grande pubblico è che, poco dopo l’acquisizione della Siremar, i Morace e i Franza concordano uno ‘spacchettamento’ della società. A fine giugno del 2016, infatti, i due armatori, dinnanzi ad un notaio, scrivono nero su bianco che il ramo traghetti va alla Caronte&Tourist, alias gruppo Franza) e che il ramo aliscafi va a Ustica Lines (oggi Liberty lines, ovvero il gruppo Morace). La società da Spa diventa così società consortile”. Tre anni fa ponevamo alcune domande: “Le domande che annebbiano anche questa operazione sono tante: chi ha autorizzato lo scorporo? Basta una semplice comunicazione cartacea al Ministero per procedere? Può una società che gestisce concessioni statali e regionali decidere di trasformare il suo status e scindersi? La Regione non avuto nulla da ridire?”.
E oggi? Dopo cinque anni abbiamo una spesa di circa 278,474 milioni di euro da parte dello Stato per questo trasporti marittimi siciliani (in lire sarebbero 539.200.850 miliardi). A questi so sommano i fondi regionali. Oggi – anche alla luce dei tanti problemi (che riguardano i cittadini-utenti e anche i lavoratori di questo comparto) poniamo alcune domande. Quante nuove navi si sono viste in questi cinque anni?
Cosa hanno guadagnato i residenti degli arcipelaghi della Sicilia (gli abitanti delle isole minori, per capirci, anche se a noi le due parole – isole minori – non piacciono affatto)? Cosa hanno guadagnato gli imprenditori delle isole? Cosa hanno guadagnato i pendolari? Cosa hanno guadagnato i lavoratori del settore? Cosa ha guadagnato l’indotto? In parole ancora più semplici: chi ha guadagnato con la privatizzazione dei collegamenti marittimi in Sicilia? Una privatizzazione iniziata nel 2010 prima con il Commissariamento poi con la vendita alla Compagnia delle Isole, che ha visto quest’ultima più impegnata nelle aule dei tribunali amministrativi a difendersi che a poter gestire e programmare i servizi… Una privatizzazione che è stata una totale fregatura per la Sicilia e per i cittadini siciliani (ma non per i politici siciliani…)
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