Sembra che una maledizione si sia abbattuta sull’agricoltura siciliana. Anche se il Covid non ha proprio massacrato il settore (si deve pur mangiare e gli agricoltori restano essenziali), l’Isola, come scriviamo spesso, deve fare i conti con gli effetti nefasti della globalizzazione dell’economia, ovvero con l’arrivo di prodotti agricoli da mezzo mondo a prezzi stracciati. Alla crisi strutturale provocata dalla globalizzazione economica si è sommata la crisi degli agriturismi, colpiti dalle prescrizioni anti-Covid come le attività turistiche e la ristorazione. Adesso, a completare il quadro, è arrivata la beffa dei ristori che tanti agriturismi siciliani non prenderanno. Proviamo a illustrare il perché.
Cominciamo col dire che chi gestisce un’azienda agrituristica si occupa anche di agricoltura. In parole semplici, l’attività agrituristica rientra nell’azienda agricola. E qui arriva il bello. La legge stabilisce che hanno diritto ai ristori causa crisi Covid le aziende agricole (e quindi anche le aziende agrituristiche) che hanno subito perdite di almeno il 30%. Lo scorso anno gli agriturismi hanno chiuso a Marzo, hanno aperto in tarda Primavera-Estate e hanno chiuso in Autunno. Hanno lavorato poco, con perdite che si attestano intorno al 60-70%. Messa così hanno diritto ai ristori. Però… Però, come già ricordato, gli agriturismi fanno capo alle aziende agricole. Che, bene o male, hanno lavorato, alcune di più, altre meno, a seconda delle produzioni. Così le perdite degli agriturismi, conteggiate nel quadro del bilancio di ogni azienda agricola, si riducono. Poi arriva la mazzata finale. Molte aziende agricole hanno effettuato miglioramenti fondiari, per non parlare degli agriturismi che hanno investito nelle energie alternativa. Direte: i miglioramenti fondiari rendono le aziende più produttive e l’energia alternativa gli fa risparmiare la bolletta. Vero: per per tali investimenti, però, si pagano i mutui, che sono ‘botte’ pesanti. In teoria hanno una maggiore produttività (che fa abbassare le perdite), in pratica sono soldi che gli imprenditori agricoli non vedono perché pagano le rate dei mutui per gli investimenti effettuati.
Morale della favola: con questo conteggio aziendale, molte aziende agrituristiche – che lo scorso anno hanno registrato perdite del 60-70% – rientrando il tutto nel bilancio dell’azienda agricola, presentano perdite complessive inferiori al 30% e non hanno diritto ai ristori! La cosa più logica – soprattutto perché la crisi economica provocata dal Covid continua (in questo momento tanti agriturismi sono bloccati e comunque lavorano molto poco) – sarebbe di scindere i due bilanci: da una parte il bilancio dell’azienda agricola, che ha una propria storia economica, finanziaria e contabile; dall’altra parte gli agriturismi, che con la pandemia che continua ad impazzare non hanno davanti un’annata florida. Separando le due cose i titolari degli agriturismi prenderebbero i ristori. Sarà così?
Foto tratta da Agriturismo.it