Ci vanno sempre con i piedi di piombo, ma alla fine è arrivata l’ammissione: “Ora è sempre più difficile affermare che non vi sia un rapporto di causa ed effetto tra la vaccinazione con AstraZeneca e casi molto rari di coaguli di sangue insoliti associati a un basso numero di piastrine”. Lo dice Marco Cavaleri, responsabile della strategia sui vaccini di Ema, l’Agenzia europea per il farmaco intervistato dal quotidiano Il Messaggero. Noi la notizia la leggiamo sull’ANSA. Tema: gli approfondimenti in corso sui casi di trombosi registrati negli under 55, in maggioranza donne.
Leggiamo sempre nell’articolo dell’ANSA: “Cavaleri spiega che il lavoro di valutazione è ancora ‘lontano dall’essere concluso’, ‘questa settimana inizieremo a dare delle definizioni preliminari, ma difficilmente arriveremo a indicare dei limiti di età come hanno fatto vari Paesi. Per la semplice ragione che noi siamo un’agenzia regolatoria e dobbiamo avere dati molto precisi sul rapporto rischio-benefici’, ‘le agenzie di salute pubblica che gestiscono le varie campagne di vaccinazioni hanno diverse opzioni a disposizione e possono usarle come meglio ritengono’. ‘Stiamo cercando di avere il quadro preciso di cosa succede, di definire nel dettaglio questa sindrome dovuta al vaccino’. Si può già affermare che è dovuta al vaccino? ‘Secondo me – risponde Cavaleri – ormai possiamo dirlo, è chiaro c’è una associazione con il vaccino. Cosa causi questa reazione, però, ancora non lo sappiamo’. ‘In sintesi: nelle prossime ore diremo che il collegamento c’è, come questo avviene dobbiamo però ancora capirlo’. Cavaleri conferma che il rapporto rischi benefici resta ancora a favore del vaccino, ‘poi – aggiunge – andremo a vedere più nel dettaglio le varie fasce di età. Le giovani donne, spesso protagoniste dei casi di trombosi, patiscono meno l’effetto del Covid, dovremo valutare dunque il rapporto rischi-benefici per loro. Non dimenticando che anche le giovani donne finiscono in terapia intensiva per Covid. Dunque servirà un lavoro molto meticoloso per capire se il rapporto rischi benefici è a favore del vaccino per tutte le età”.
Interessante anche l’articolo su Il Fatto Quotidiano: “Cosa succederà adesso? “Nelle prossime ore diremo che il collegamento c’è“, chiarisce il responsabile vaccini dell’Ema al quotidiano romano, ma “come questo avviene però dobbiamo ancora capirlo. Il nostro percorso di valutazione è ben lontano dall’essere concluso”. Questa settimana, continua Cavaleri, “inizieremo a dare delle definizioni preliminari, ma difficilmente arriveremo a indicare dei limiti di età come hanno fatto vari Paesi”. Il motivo? “Noi siamo un’agenzia regolatoria e dobbiamo avere dati molto precisi sul rapporto rischio-benefici”. Perché allora ci sono disparità tra Paesi come la Norvegia e la Francia, che hanno fermato Astrazeneca per gli under 60, e altri (Italia compresa) che non hanno introdotto limiti? “Sarebbe preferibile che vi fosse una posizione univoca a livello europeo”, conclude l’esperto. “Ma non è semplice, soprattutto non dimentichiamo che il peso del Covid è differente nei vari Paesi: in Italia muoiono ancora 500 persone al giorno, in Norvegia quasi nessuno. Questi fattori giustificano approcci differenti“.