Sul Titanic

Palermo, gli effetti sulla salute (Covid compreso) della chiusura del Ponte Corleone ai mezzi pesanti

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  • Lo spostamento dei volumi di traffico veicolare da una sezione a un’altra provoca variazioni della qualità dell’aria e del microclima
  • C’è da prevedere un peggioramento della qualità dell’aria nelle vie interne d’accesso alla città. A cominciare da via Torrelunga e via Messina montana
  • Con l’inquinamento dovuto al passaggio del mezzi pesanti dalla città c’è da attendersi una maggiore diffusione del Covid? Bisogna aspettare dati attendibili

di Silvano Riggio 

Lo spostamento dei volumi di traffico veicolare da una sezione a un’altra provoca variazioni della qualità dell’aria e del microclima

Al di là delle visioni retoriche di una certa pubblicistica ecologista va tenuto presente che l’ambiente naturale, così come quello urbano, è un sistema di parti strettamente interconnesse nel quale ogni variazione apportata in un luogo si ripercuote inevitabilmente sugli altri, a volte amplificando i suoi effetti fino a farli diventare catastrofici. Trasferendo questo concetto alla pratica della vivibilità urbana, è chiaro che lo spostamento dei volumi di traffico da una sezione a un’altra provochi variazioni della qualità dell’aria e del microclima. Nel caso del Ponte Corleone va sottolineato che la sua localizzazione alla sommità di un canyon comporta un ricambio atmosferico molto attivo in virtù delle differenze di temperatura fra il fondo del vallone e la sua cresta, e inoltre in conseguenza dello sviluppo di correnti d’aria orizzontali – le brezze -fra la costa e l’entroterra. Questa situazione assicura uno smaltimento efficace dei fumi emessi dal carico veicolare, che si massimizzano nel passaggio fra la notte e il giorno e con lo spirare dei venti sciroccali.

C’è da prevedere un peggioramento della qualità dell’aria nelle vie interne d’accesso alla città. A cominciare da via Torrelunga e via Messina montana

Nel momento in cui questo volume di traffico viene spostato nelle strade interne, si verifica invece la saturazione della massa veicolare in àmbiti racchiusi da muri che diventano delle gallerie a cielo aperto dove le emissioni gassose non si disperdono ma aumentano durante la giornata e al tramonto restando intrappolate nell’aria che si raffredda al di sopra della sommità degli edifici. Questo fenomeno, che fa parte dell’inversione termica giornaliera, si accentua in sèguito al rapido raffreddamento dei materiali edilizi di tetti e terrazze al calar del sole. Tutti questi fenomeni causano la concentrazione dei fumi nell’àmbito stradale compreso fra le cortine degli edifici. Si abbassa il ricambio e si crea un flusso unidirezionale di aria inquinata: in pratica, si massimizza l’effetto di tunnel che è uno dei grandi artefatti del clima cittadino, ed è responsabile del malessere connaturato alle città con un traffico congestionato in aree strette e in percorsi angusti. Nei tunnel urbani si hanno aumenti sensibili delle temperature diurne, concentrazioni massicce di gas tossici e di particolato fine, causa di un’infinità di sofferenze che sfociano nell’insorgenza di patologie polmonari e respiratorie. Altro effetto evidente è la corrosione dei monumenti e annerimento delle superfici di case e palazzi. C’è pertanto da prevedere un forte peggioramento della qualità dell’aria nelle vie interne d’accesso alla città. Ne faranno le spese soprattutto la via Torrelunga e la via Messina montana.

Con l’inquinamento dovuto al passaggio del mezzi pesanti dalla città c’è da attendersi una maggiore diffusione del Covid? Bisogna aspettare dati attendibili

Non è facile concludere se questo peggioramento avrà un riflesso nella diffusione del Covid, e non è corretto pronunciarsi in assenza di dati attendibili che non sarà facile raccogliere ed esaminare. Da quello che si sa sui retrovirus e da quanto rivelano le cifre riferite per la pianura padana è certo che l’inquinamento atmosferico favorisca il virus e il suo trasferimento alla popolazione. Il virus, infatti, non è un organismo vivente ma un complesso chimico formato da un filamento di DNA (o RNA nei Coronavirus) racchiuso in un involucro proteico (il capside), di dimensioni comprese fra <1/100.000 e <1/10.000 di millimetro, e contrariamente a ciò che si crede si distrugge facilmente all’aperto per effetto dell’ossigeno, dei raggi ultravioletti (gli UV), dell’ozono e delle alte temperature, oltre che di altri agenti atmosferici, ma trova un facile rifugio nelle gocciole (i droplets) che formano gli aerosol urbani e sono un prodotto diretto dell’inquinamento atmosferico. Andrebbe al proposito osservato che, a Palermo, proprio la dotazione del Tram in ambiti impropri come sono le strade cittadine ha peggiorato la qualità dell’aria in alcuni nodi urbani più sensibili. In conclusione è da attendersi un aumento indiretto delle patologie respiratorie e dell’ulteriore peggioramento della qualità della vita palermitana, ma questo dovranno dircelo i dati di cui, forse, disporremo alla fine degli esperimenti di mobilità urbana fatti dagli amministratori di questa città.

Foto tratta da QdS

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