In queste ore, a Palermo, si cerca di capire che cosa sta succedendo nel popolare quartiere dell’Albergheria, dove si registrano tanti casi di Covid-19. Si parla di un focolaio, ma ancora non si capisce da dove sia arrivato questo focolaio. Noi non siamo esperti in materia. Però, dopo aver pubblicato oltre ottanta interventi dell’Associazione Comitati Civici di Palermo, quasi tutti incentrati su immondizia e discariche a cielo aperto; rilevato che nel quartiere dell’Albergheria l’inquinamento delle strade, tra immondizia abbandonata e discariche a cielo aperto non manca: anzi!; considerato che anche altre parti di Palermo sono chini ‘i munnizza cu un sinni po’ chiù e che, in generale, il Covid, come ‘a munnizza, non è proprio assente; appurato che da quando è stato chiuso il Ponte Corleone la città è piena di mezzi gommati pesanti che producono ulteriore inquinamento dell’aria; rilevato che gli scienziati ipotizzano un legame tra inquinamento e diffusione del Covid noi ci chiediamo e chiediamo: siamo certi che, a Palermo, non ci sia un legame tra inquinamento e diffusione del Covid?
Ce lo chiediamo perché là dove c’è inquinamento dell’aria il Covid colpisce con maggiore intensità. Il legame tra inquinamento dell’aria lo ha ipotizzato un anno fa Domenico Iannantuoni, un nostro amico ingegnere di origini pugliesi che, da decenni, vive e lavora a Milano (qui il suo articolo del 12 Marzo dello scorso anno). Interessante quanto si legge in uno studio curato dalla Sima (Società italiana di medicina ambientale, dall’Università di Bologna e dall’università ‘Aldo Moro’ di Bari: “Riguardo agli studi sulla diffusione dei virus nella popolazione vi è una solida letteratura scientifica che correla l’incidenza dei casi di infezione virale con le concentrazioni di particolato atmosferico (es. PM10 e PM2,5) (1, 2). È noto che il particolato atmosferico funziona da carrier, ovvero da vettore di trasporto, per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus. I virus si “attaccano” (con un processo di coagulazione) al particolato atmosferico, costituito da particelle solide e/o liquide in grado di rimanere in atmosfera anche per ore, giorni o settimane, e che possono diffondere ed essere trasportate anche per lunghe distanze. Il particolato atmosferico, oltre ad essere un carrier, costituisce un substrato che può permettere al virus di rimanere nell’aria in condizioni vitali per un certo tempo, nell’ordine di ore o giorni. Il tasso di inattivazione dei virus nel particolato atmosferico dipende dalle condizioni ambientali: mentre un aumento delle temperature e di radiazione solare influisce positivamente sulla velocità di inattivazione del virus, un’umidità relativa elevata può favorire un più elevato tasso diffusione del virus cioè di virulenza” (qui lo studio per esteso).
Le nostre sono domande che nascono da osservazioni. A Palermo, a un inquinamento da rifiuti non raccolti abbandonati nelle strade e nei marciapiedi che dura ormai da qualche anno, si accompagna, da qualche settimana, l’aumento della presenza di mezzi gommati pesanti che invadono la città dopo la chiusura del Ponte Corleone. A noi risulta che, all’aumentare del traffico automobilistico, aumenta la produzione e la diffusione del particolato nell’aria. Tirando le somme, abbiamo munnizza e discariche a cielo aperto e aumento del numero di mezzi gommati pesanti in città. Qualcuno sta verificando la qualità dell’aria del capoluogo siciliano? O l’unica cosa che conta, in questo momento, è chiudere scuole e fermare le attività economiche?