A che punto è la manovra economica (o comica?) e finanziaria 2021 in discussione in Assemblea regionale siciliana? “Gran bordello”, si potrebbe dire. Noi non seguiamo i lavori del Parlamento dell’Isola. Però quando vediamo fatti eclatanti, beh, non possiamo esimerci dal raccontarli. Ieri sera abbiamo illustrato la storia dei 300 laureati che verranno assunti dalla Regione a un anno dal voto o, forse, a ridosso della campagna elettorale. Invece di sostenere le imprese siciliane in difficoltà (domani è prevista una manifestazione a palermo, proprio davanti il Parlamento), Governo siciliano e Ars pensano alle clientele. In particolare, una nuova infornata di assunzioni. Ancora non abbiamo capito se si tratta di un’operazione del Governo o di una ‘Pentula chi bugghi pi tutti’ (leggere consociativismo). Oggi torniamo su questa legge finanziaria 2021 (che fino a qualche anno fa era rappresentata da Bilancio e Finanziaria) per segnalare alcune anomalie al limite del surreale. Vediamo di che si tratta.
I lettori che ci seguono sanno che noi siamo convinti che la Regione siciliana rischia il commissariamento. A smentita della nostra tesi è arrivato il sì di Roma alla legge sull’esercizio provvisorio di Gennaio e Febbraio (ormai il Parlamento siciliano, anche per approvare l’esercizio provvisorio, ha bisogno del ‘permesso’ di Roma: di andare allo scontro con il Governo nazionale per difendere l’Autonomia siciliana non se ne deve nemmeno parlare). Basta, questo, per scongiurare il possibile commissariamento? Non lo sappiamo. Ma sappiamo – questo è un dato oggettivo – che la gestione dell’Assemblea regionale siciliana da parte del suo presidente, Gianfranco Miccichè, sta ignorando a bella posta alcune delle prescrizioni contenute nell’accordo finanziario tra Stato e Regione siciliana. Sia chiaro: noi abbiamo contestato un accordo assurdo che penalizza la Regione e 5 milioni di Siciliani. A nostro tale accordo non andava firmato. Ma che senso ha firmare un accordo e poi ignorarne alcune parti?
Citiamo tre esempi. Primo esempio. Nella manovra non dovrebbero essere inserite norme ordinamentali. La legge di stabilità si deve occupare di economia e finanza. Invece nei 150 articoli circa di questa legge, almeno la metà sono norme ordinamentali: riforme di settori dell’Amministrazione regionali che andrebbero trattati con leggi a se stanti, prima nelle Commissioni legislative di merito, poi dalla Commissione Bilancio e Finanze per la copertura finanziaria e poi dal Parlamento dell’Isola. Invece queste riforme le hanno inserite tutte nella manovra economica e finanziaria, creando un ‘mostro legislativo’. Perché il Governo e l’Ars hanno scelto questo modo sbagliato di legiferare? Perché ormai ogni legge siciliana viene quasi contestata da Roma e siccome la politica siciliana non ha né la forza, né la voglia di combattere in Corte Costituzionale, ecco che hanno piazzato 70-75 norme ordinamentali pensando che Roma, magari, ne impugnerà la metà e le altre passeranno. Che dire? Che questo è un modo di legiferare “tanto al chilo” che toglie credibilità alla funzione legislativa! Che pensiamo? Che se non sciolgono direttamente la Regione, le impugnative saranno tante, ma proprio tante!
Secondo esempio. Com’è possibile che i rappresentanti del Governo siciliano si recano a Roma per trattare il già citato accordo a dicono sì al taglio delle pensioni in essere? E’ già successo nella passata legislatura con il Governo di Rosario Crocetta. E’ normale che la Regione siciliana firma ‘Patti scellerati’ con Roma e poi, per recuperare soldi, taglia soldi ai pensionati regionali? A nostro avviso è ingiusto. E infatti in questi giorni il Parlamento siciliano ha deciso che il taglio di 4 milioni di euro alle pensioni in essere dei regionali non ci sarà. Ma allora perché hanno detto sì a Roma? Noi una tesi l’abbiamo elaborata: la norma verrà impugnata da Roma e i politici siciliani potranno dire ai pensionati: “Noi ci abbiamo provato, vi abbiamo difeso, ma a Roma…”.
Terzo esempio. Di scena il ‘capolavoro’ della stabilizzazione dei lavoratori precari ASU. Anche qui, solita sceneggiata: a Roma il Governo regionale si è impegnato ad effettuare tagli di qua e tagli di là. Era prevista, nell’accordo tra Regione e Governo nazionale, la stabilizzazione di altri precari? A noi sembra improbabile. Anche perché l’impostazione romana prevede tagli, non stabilizzazioni! E’ giusto non stabilizzare i precari? A nostro avviso i precari non dovrebbero esistere. ma se esistono da tanti anni che senso ha non stabilizzarli? Ma allora perché la stabilizzazione degli ASU (e magari anche quella degli operai della Forestale, precari a vita per definizione) non è stata inserita nell’accordo con Roma. Che dire alla fine? Che noi lo sappiamo come finirà. E lo sanno anche i governanti siciliani. E lo sa anche il presidente dell’Ars, Miccichè. Approveranno il papocchio magari entro questa settimana. E poi comu finisci si cunta.. Che ne pensa di questo papocchio il Ragioniere generale della Regione, dottor Ignazio Tozzo? “E tutti sanno tutto dell’inizio ma nessuno può parlare della fine…”, recita una vecchia e bella canzone dove si parla di un aereo perduto. Qui c’è il rischio che si perda la legge regionale di stabilità 2021 con tutta la Sicilia…