- La notizia la leggiamo sul Giornale di Sicilia. La variante è stata scoperta in un migrante di 16 anni ricoverato a Messina
- Dall’inizio del nuovo anno arrivati in Italia (passando quasi sempre dalla Sicilia) oltre 5 mila migranti
- La variante nigeriana è, in realtà, un’altra variante inglese
- “È altamente probabile che questa mutazione conferisca una elevata resistenza a plasma iperimmune, anticorpi monoclonali e vaccini
La notizia la leggiamo sul Giornale di Sicilia. La variante è stata scoperta in un migrante di 16 anni ricoverato a Messina
Lo scriviamo da quasi un anno: durante una pandemia va ridotta al minimo, se non bloccata, la libera circolazione delle persone. Non si tratta di un approccio ‘ideologico’, ma logico. Perché i microrganismi patogeni si spostano con le persone. Per questo non siamo stupiti dalla presenza, in Sicilia, della cosiddetta variante nigeriana arrivata con un migrante di 16 anni. La notizia la leggiamo sul Giornale di Sicilia: “Si tratta di un migrante di 16 anni, ricoverato da una decina di giorni nel reparto di Malattie infettive del Policlinico Martino di Messina, dopo la fuga da uno Sprar insieme a un amico, anch’egli contagiato (ma dal ceppo originario del virus) e in degenza nella Città dello Stretto, al Covid center di Villa Contino. Il caso è stato individuato nel laboratorio di diagnostica molecolare dell’ospedale attraverso sequenziamento genetico. L’Asp ha già rintracciato alcune persone entrate in contatto con il minorenne e adesso in attesa del risultato dei tamponi che, in caso di positività, saranno analizzati dal laboratorio del Policlinico”.
Dall’inizio del nuovo anno arrivati in Italia (passando quasi sempre dalla Sicilia) oltre 5 mila migranti
Ricordiamo che dall’inizio del nuovo anno, in Sicilia, sono arrivati oltre 5 mila migranti. Il numero esatto lo leggiamo in un articolo del quotidiano Il Tempo: “Sono sempre più le varianti che arrivano dai Paesi esteri e molti Stati si proteggono come possono limitando viaggi e chiudendo confini del proprio Paese. Non l’Italia, che proprio in questo periodo critico è tornata a registrare un boom di ingressi di migranti clandestini (i cosiddetti profughi sono una minoranza assoluta) come non si vedeva da quattro anni, dal 2017. Dall’inizio dell’anno sono arrivati con i barconi 5.668 migranti contro i 2.553 dell’anno scorso nello stesso periodo e i 271 del 2019. La cifra è superiore anche ai 5.247 migranti del 2018, in mesi in cui l’Italia era in condizioni simili a quelle vissute a febbraio: in uscita il governo di Paolo Gentiloni e nuovo governo tutto da formare. Il vero boom di sbarchi questa volta è avvenuto a Febbraio: 3.895 contro i 1.211 dello stesso mese nel 2020 e addirittura i 60 registrati a Febbraio 2019. Anche marzo inizia malissimo con 734 migranti già sbarcati contro i 241 degli stessi giorni del 2020 e i 262 dell’analogo periodo nel 2019”.
La variante nigeriana è, in realtà, un’altra variante inglese
Questi sono i ‘numeri’. E’ evidente che la Sicilia e l’Italia hanno ‘importato’ virus da altri paesi del mondo. Infatti il problema non è legato solo ai migranti, ma anche ai turisti, ai crocieristi e, in generale, a chi arriva in Sicilia. Così nella nostra Isola è presente la variante nigeriana. Di che si tratta? E che effetti potrà avere? “La nuova variante nigeriana di cui si inizia a parlare anche in Italia – leggiamo in un articolo di Star Magazine – è in realtà un’altra variante inglese. La variante B.1.525, infatti, è stata individuata per la prima volta nel Regno Unito alla metà di Dicembre 2020. Successivamente è stata poi ritrovata in Nigeria, Danimarca, Stati Uniti, Canada e Francia. Al momento sono centinaia i casi nel mondo. La variante B.1.525 è descritta su PANGO lineages, un portale globale che contiene i dati di tutte le varianti, pubblici e condivisibili, con date e geografia della diffusione delle catene… In Italia è stata individuata per la prima volta il 17 Febbraio 2021, dall’Istituto Pascale e dall’università Federico II, in un paziente tornato dall’Africa per motivi di lavoro. ‘La sequenza del campione giunta a noi dal Policlinico Federiciano – ha detto al Fatto Quotidiano Nicola Normanno, ricercatore dell’Istituto dei tumori di Napoli – ci ha subito insospettiti perché non presentava analogie con altri campioni provenienti dalla nostra regione. Dopo un confronto con il gruppo del Reparto Zoonosi Emergenti dell’Istituto Superiore di Sanità abbiamo avuto la conferma che si tratta di una variante descritta finora in un centinaio di casi in alcuni Paesi europei ed africani, ma anche negli Stati Uniti. Abbiamo immediatamente depositato la sequenza nel database internazionale GISAID ed avvertito le autorità sanitarie”.
“È altamente probabile che questa mutazione conferisca una elevata resistenza a plasma iperimmune, anticorpi monoclonali e vaccini
“La variante nigeriana, come tutte le varianti – leggiamo sempre nell’articolo di Star Magazine – presenta diverse mutazioni, alcune specifiche, altre presenti anche in altre varianti di Covid-19. La mutazione specifica della variante nigeriana, rinominata dagli scienziati Q677H, è presente nella proteina Spike, quella utilizzata dai vaccini di ultima generazione. La variante B.1.525 presenta anche 3 mutazioni in comune con la variante inglese, tra le quali la 501Y quella responsabile di una maggiore virulenza, e una, la E484K, con la variante sudafricana e variante brasiliana del Covid-19″. E ancora: “Dalle simulazioni è emerso che la mutazione Y501 permette al virus di legarsi alle cellule umane con maggiore facilità e di rimanerci legato in modo più saldo e quindi di attaccarle in modo più efficace. Da questo si presume che derivi la sua maggiore virulenza. La variante nigeriana condivide la mutazione E484K con quella brasiliana e sudafricana. Allo stesso modo, dunque, potrà essere più difficile da contrastare con le terapie che si basano sugli anticorpi. È altamente probabile, secondo gli studiosi, che questa mutazione conferisca una elevata resistenza a plasma iperimmune, anticorpi monoclonali e vaccini. Sulla resistenza ai vaccini, aumentata dalla mutazione E484k, il COVID-19 Genomics UK (COG-UK) Consortium ha pubblicato uno studio che evidenzia la resistenza al vaccino a mRNA Pfizer BNT162b2“.
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