Nel 1978 chi scrive non aveva ancora vent’anni. Si ‘scrivacchiava’ dove capitava e fu così che ci capitò sotto tiro una notizia che girava in caduta libera, nel senso che era più pronunciata che scritta: il raddoppio ferroviario della Palermo-Messina e il raddoppio ferroviario della Catania-Messina. “Le ultime opere ferroviarie degne di questo nome, in Sicilia, sono stare realizzate negli anni ’50, ai tempi del Ministro dei Trasporti Bernardo Mattarella”, si diceva in quegli anni. Cosa che noi, non ricordiamo più in quale giornaletto, abbiamo scritto. Da allora ad oggi sono passati quarantatrè anni e non c’è né il raddoppio ferroviario Palermo-Messina, né il raddoppio ferroviario Messina-Catania. Sono entrambi in ‘mitologica’ fase di completamento. La tratta Palermo-Messina è di circa 230 Km. Fino ad ora ci sono, sì e no, 100 Km di raddoppio. La tratta Catania-Messina è di circa 100 Km: la linea raddoppiata, sì e no, raggiunge i 35 Km (l’idea è del 1950, il progetto del raddoppio è del 1970…). E gli appalti vanno, vanno, vanno… In questi due mancati raddoppi ferroviari noi abbiamo sempre visto non soltanto la Sicilia che non cambia, ma anche l’Italia che prende per i fondelli i Siciliani, con l’insostituibile aiuto dei politici ‘ascari’. Ecco, in una Sicilia precaria, lo sfascio delle ferrovie nella nostra Isola è sempre stata un’olimpica certezza!
In quegli anni si parlava dei tanti siciliani che, negli anni ’50 e ’60, erano emigrati verso il ‘Triangolo industriale’. Un collega che non c’è più una volta ci disse: “Sai perché i raddoppi ferroviari Palermo-Messina e Catania-Messina non li realizzeranno mai? Perché a loro serviva fare arrivare i siciliani a Messina con i treni per proseguire fino a Milano, Torino e Genova. Biglietto di sola andata. Siccome non torneranno più non c’è bisogno dei raddoppi: sarebbe una spesa inutile”. Gli chiesi: “Scusa, e i siciliani che restano in Sicilia? Non hanno diritto ad avere i raddoppi ferroviari?”. Ci rispose ridendo: “Gli unici soldi che lo Stato spende per i trasporti in Sicilia sono quelli per tenere in piedi lo stabilimento Fiat di Termini Imerese. E’ trasporto anche questo. Le automobili Fiat prodotte a Termini Imerese raggiungono il Nord Italia su mezzi gommati. Tutto su gomma dalla Sicilia al Nord. Piuttosto, vedrai che tra qualche anno cominceranno a smantellare le ferrovie siciliane per sostituirle con i bus. Altri soldi per chi produce i bus e soldi per chi gestirà il servizio di trasporto delle persone sui bus”.
Correva l’anno 1978. Pochi anni dopo in Sicilia le Ferrovie – allora dello Stato – cominciarono a tagliare i ‘rami secchi’. Sapete cos’erano i ‘rami secchi’? Erano le tratte ferroviarie panoramiche, bellissime, che si percorrevano con le Littorine. Da queste linee passavano anche i treni merci che sbuffavano. La politica siciliana di quegli anni, d’accordo con le Ferrovie, sbaraccò questi ‘rami secchi’ che erano ‘diseconomici’. Mentre scaricare ogni anno nelle tasche dei gestori privati del trasporto su gomma una caterva di soldi era ‘economico’. Non ricordiamo più quante volte, tra gli anni ’80 e gli anni ’90, abbiamo ascoltato e letto annunci di mirabolanti raddoppi ferroviari in Sicilia. Dal 2000 in poi, in effetti, gli annunci si sono ridotti. Tutto è rimasto come sempre. Ora è giunta – ‘inaspettata’ – la notizia che vorrebbero raddoppiare la Catania-Messina. Dobbiamo o no ‘commuoverci’?
Giusto per non dimenticare: c’è anche la linea ferroviaria Palermo-Catania, 243 Km. Forse la linea raddoppiata raggiunge il 43 Km. Il restanti 200 Km sono in attesa. Avete avuto la fortuna di leggere Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati? E’ il tema della vita come attesa che si dissolve nella rinuncia. Il capitano Drogo, chiuso nella sua fortezza, aspetta l’arrivo dei Tartari. A un certo punto, stanco di aspettare, va via. Ma, dopo un po’, ritorna: era stancato di non aspettare: e torna nella fortezza per tornare ad aspettare. E aspetta, aspetta, aspetta, proprio come i siciliani aspettano i raddoppi ferroviari che collegano le tre più grandi città dell’Isola: il tema della vita come attesa che si dissolve nella rinuncia… (leggere i soldi del Recovery Fund che spettano alla Sicilia che andranno al Nord).
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