Sui giornali leggiamo che Walter Ricciardi, consulente del Ministro della Salute-Sanità, Roberto Speranza, avrebbe firmato un appello per promuovere il cosiddetto Nutriscore, la cosiddetta “etichetta a semaforo” che, se applicata, assesterebbe un colpo durissimo al sistema agroalimentare italiano, bollando come dannose per la salute umana i più noti prodotti del Made in Italy alimentare. Un’ulteriore penalizzazione che colpirebbe le industrie alimentari italiane: ovvero 46,1 miliardi di euro soltanto di esportazioni e, a cascata, ciò che sta a monte dell’agroalimentare, cioè l’agricoltura del Belpaese. Proviamo intanto a descrivere, per sommi capi, di cosa si
Tutto parte dalla Commissione europea che ha deciso, ignorando la volontà dei cittadini e del Parlamento europeo, di introdurre un’etichettatura nutrizionale obbligatoria che dovrebbe essere adottata entro la fine del 2022. La Francia – che ha interessi enormi nell’agroalimentare – è partita lancia in resta. E’ francese, infatti, l’invenzione del Nutriscore, ovvero l’immagine di un semaforo che assegna un colore ad ogni alimento in base al livello di zuccheri, grassi e sale calcolati per 100 grammi di prodotto. Non ci vuole molto a capire che i cibi con semaforo “verde” sono da preferire ai cibi a semaforo “rosso”. Guarda caso, i cibi a semaforo “rosso” sono, per esempio, i formaggi e i salumi italiani noti in tutto il mondo, le pizze, i dolci e, non ci crederete, anche l’olio extra vergine di oliva che, secondo i ‘filosofi’ del Nutriscore farebbe male alla salute! Questi prodotti, che guarda caso sono tutti italiani, verrebbero così penalizzati, mentre i prodotti agroalimentari francesi, tedeschi e belgi verrebbero favoriti. Naturalmente è un ‘dettaglio’ il fatto che l’agroalimentare italiano ha forti legami con il proprio territorio (cioè con l’agricoltura), mentre i prodotti a semaforo “verde” di Francia, Germania e Belgio (che sono i tre Paesi sponsor del Nutriscore) sono in parte legati ai propri territori e in parte legati a prodotti ‘costruiti’ artificialmente con la chimica…
E l’Italia? Dovrebbe uscire subito dall’Unione europea, come ha fatto il Regno Unito proprio perché non tollerava l’ingerenza tedesca e francese nella vita dei cittadini. Perché se questo Nutriscore dovesse passare comincerebbe il ‘terrorismo mediatico’ per convincere milioni di persone ad acquistare solo prodotti a semaforo “verde”, proprio come stanno facendo in questi mesi convincendo milioni di persone a vaccinarsi. Ma l’Italia, Paese ‘europeista’, ha deciso di combattere una battaglia che perderà, perché il semaforo “verde” verrà presentato come parte integrante della
Come sta combattendo l’Italia? Con una proposta alternativa: NutrInform Battery, un sistema che valuta non i singoli cibi, ma l’incidenza degli stessi cibi nella dieta. In questo caso l’etichetta è stata pensata come una batteria che indica tutti i valori relativi ad una singola porzione consumata. In parole semplici, si indicano le percentuali di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale che vengono apportati dalle singole porzioni previste in un giorno. La percentuale di energia o nutrienti contenuti in una singola porzione rappresentano la parte carica della batteria. Così facendo, i consumatori avrebbero a disposizione, visivamente, le sostanze nutritive che vanno ad ingerire mangiando questo o quell’alimento. Questo aiuterebbe gli stessi consumatori a combattere le patologie legate a scorrette abitudini alimentari. In ogni caso, si tratta di due modi un po’ assurdi di complicarsi la vita, dove il buon senso a tavola dovrebbe essere sostituito da algoritmi alimentari destinati, nel nome del denaro, ad avvelenare anche il momento in cui le persone si siedono a tavola. Su Il Giornale leggiamo che il Ministro delle Politiche Agricole, il grillino Stefano Patuanelli, “si è precipitato a chiarire come il ‘sistema a semaforo’ sia ‘assolutamente inconcepibile, immotivato e ingiustificabile’. Non possiamo permetterci che un sistema di etichettatura che si limita a mettere un bollino su un alimento senza far capire l’importanza di scelte alimentari equilibrate distrugga il sistema alimentare italiano”. Durissimo anche il commento del leader della Lega, Matteo Salvini, che attacca Ricciardi: “Se fosse vero che ha firmato un appello francese in favore del Nutriscore, in opposizione al sistema Nutrinform a cui ha aderito il governo Italiano si dimetta dal suo incarico”. Sulla stessa lunghezza d’onda Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che chiede al Ministro Speranza di “rimuovere” Ricciardi.
“La partita che si sta giocando in queste settimane in Europa – prosegue l’articolo de Il Giornale – è cruciale per un settore che rappresenta il 15 per cento del nostro Pil. Nei Paesi in cui è in vigore, infatti, l’etichetta a semaforo già penalizza i prodotti simbolo della dieta mediterranea, come l’olio extravergine d’oliva, il parmigiano, o gli insaccati, privilegiando prodotti di sintesi contrassegnati con la lettera A ‘verde’”. Dice Ettore Prandini, presidente della Coldiretti: “Si tratta di un sistema fuorviante, discriminatorio ed incompleto che finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. L’etichetta nutrizionale a colori boccia ingiustamente quasi l’85 per cento in valore del Made in Italy a denominazione di origine, che la stessa Ue dovrebbe invece tutelare e valorizzare soprattutto nel tempo del Covid. È necessario – conclude il presidente della Coldiretti –
Sulla vicenda interviene anche il Sinalp Sicilia che, per bocca del suo presidente, Andrea Monteleone, denuncia “la distruzione dell’eccellenza del cibo italiano con l’imposizione del famigerato Nutriscore gradito dalle multinazionali dell’alimentazione. Ancora una volta – aggiunge – l’Europa ci riprova e purtroppo il fronte italiano dimostra delle crepe nella difesa del made in Italy e delle nostre eccellenze. Le multinazionali dell’alimentazione o come va di moda del ‘food’ pressano, anche attraverso la Comunità europea, affinché passi il loro sistema di ‘controllo’ e distribuzione degli alimenti. Il voler imporre un sistema di alimentazione
Spacciare alcuni prodotti come ‘migliori’ rispetto ai prodotti tipici dei nostri territori solo perché non contengono zucchero ma poi vengono trattati con dolcificanti chimici secondo il nostro modesto parere non è certamente corretto. Purtroppo snaturare e distruggere il sistema alimentare italiano, che si è formato nei secoli grazie a condizioni uniche ed irripetibili, sembrerebbe essere l’unico obiettivo di queste multinazionali e dei loro ‘utili idioti.”.
Il sindacato Sinalp tocca un tema delicatissimo, ovvero l’alleanza tra alcuni paesi del Nord Europa e le multinazionali: “Le sei sorelle del ‘Big Food mondiale’ – dice Monteleone – senza origini e storia, Coca-Cola, Mars, Mondelez, Nestlé, PepsiCo e Unilever hanno annunciato che sono disponibili ed interessate ad adottare il modello dell’etichetta a semaforo del Nustriscore. Se passasse questa idea dell’alimentazione, imposta dalle multinazionali, sarebbe la fine del cibo Made in Italy e quindi la distruzione del nostro sistema di medie e piccole imprese che sono leader nel settore.
Avere un consumatore che ragiona esclusivamente in termini di prodotto/prezzo e di prodotto e contenuti di grassi, zuccheri e calorie sarebbe la fine dell’Italia e del Sud in particolar modo. Nessuno vuol negare che i formaggi sono dei concentrati di grassi, ma sono delle eccellenze proprio per quel mix di sostanze e di territorio che ne rendono unico il prodotto, basta mangiarne il giusto quantitativo senza eccedere. Etichettare queste eccellenze come prodotti a rischio salute è voler combattere la concorrenza delle eccellenze italiane semplicemente eliminandole”.
“Tutti sono consapevoli – prosegue Monteleone – che un ‘normale’ uso di questi prodotti non solo non arreca alcun danno alla salute di tutti noi, ma sicuramente allieta il palato rendendoci consapevoli delle nostre eccellenti tipicità. Se dovesse passare il concetto che il cibo è buono se è industriale allora sarà la fine della nostra storia alimentare. Alcune eccellenze del made in Italy esportate in tutto il mondo, come l’olio d’oliva extra vergine, la pizza, la pasticceria siciliana, gli insaccati, i formaggi, i vini non hanno eguali nel mondo, ed eccellono grazie alle caratteristiche e diversità possedute, fondamentali per trasformare un prodotto in qualcosa di unico ed irripetibile. Con l’imposizione di questo semaforo Nutriscore che l’Europa vuole imporre, si darà il via alla produzione e commercializzazione del cibo spazzatura senza alcuna identità, storia e qualità del prodotto stesso e delle materie prime utilizzate.
Già oggi le multinazionali della GDO presenti in Italia ci impongono la loro idea di alimentazione imponendoci i loro prodotti realizzati in stabilimenti ubicati in ogni parte del mondo e senza alcun riconoscimento e controllo della qualità, ma solo della quantità di prodotto realizzato e dell’abbattimento del costo di produzione. Come Sinalp invitiamo i cittadini, interessati a difendere la nostra identità storica e sociale, soffermandosi, per esempio, nel bancone dei vini di questi supermercati stranieri per assistere alla quasi totale assenza di vini italiani a fronte di una notevolissima presenza di vini provenienti da Stati esteri che non hanno alcuna tradizione vinicola. Basterebbe questa semplicissima analisi per renderci conto di cosa la globalizzazione ci sta imponendo alimentazione compresa”.
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