da Mario Di Mauro
portavoce della Comunità TerraeLiberAzione
riceviamo e pubblichiamo
Ricorre il 160° dell’Unità di Taglia. Lo ricordiamo con uno dei tanti documenti sintetici da noi prodotti in un quarantennio, nel solco di Studi secolari ormai ponderosi (e che vengono occultati o mascariati come “revisionisti” dal Regime dell’italietta risorgimentata “una e fatta”). Il “Risorgimento” è una truffa spettacolare che ha comunque dato “struttura storico-sociale” – forse irreversibile – a una Sicilia italienata e perduta e sé stessa: una colonia-“bandita”-piattaforma strategica dell’Imperialismo “euro-atlantista”.
La cosiddetta “Impresa dei Mille” – una nebbia ribellistica “colorata”- copriva la conquista coloniale anglo-piemontese delle Due Sicilie. Garibaldi ne fu solo uno degli attori, e manco il più importante. Lasciamo le maschere al loro carnevale, e alziamo uno sguardo sulla Storia del Mondo, oltre le nebbie fitte dello Spettacolo coloniale. Nebbie nei cervelli che impediscono di vedere quali siano stati, nella lunga durata, gli effetti della distruzione, annessione e fagocitazione delle Due Sicilie a una entità statuale il cui baricentro politico-economico non s’è mai mosso dalla Tosco-Padania: il “1860″ è una Catastrofe che agisce sul Presente. La cosiddetta Impresa dei Mille fu nient’altro che una riuscita operazione di copertura della conquista coloniale anglo-piemontese delle Due Sicilie. In termini tecnici questo tipo di operazioni si chiamano false-flag, falsa-bandiera. Dietro i “Mille” avanzava nell’ombra un corpo di spedizione di 22.000 militari, sostenuto dagli inglesi, e costituito da vere e proprie “legioni straniere” di ungheresi, indiani e…zuavi, già mercenari di Parigi nell’esportazione della civiltà nei villaggi dell’Algeria e sui monti della Kabilya; nonché da soldati e carabinieri piemontesi, momentaneamente “posti in congedo”, e riarruolati come “volontari” nella guerra sporca di annessione dello Stato sovrano delle Due Sicilie.
Gli “inglesi” dovevano distruggere la grande flotta mercantile delle Due Sicilie, in vista dell’apertura del Canale di Suez e consolidare il loro controllo sugli zolfi e il salnitro siciliani: polvere da sparo e forza motrice per l’Impero in espansione di Sua Maestà britannica: respinta la Russia nella Guerra di Crimea, l’ultimo vero ostacolo – dalle Indie alla Cina – venne pugnalato alle spalle. Quel Regno delle Due Sicilie, indebolito dall’irrisolta relazione tra la corte napoletana e l’Isola incompresa; eroso dalla corruzione, miopia e inaffidabilità dei suoi vertici militari e diplomatici; ma avviato, in una visione protezionista e a bassa pressione fiscale, verso un sicuro decollo industriale che avrebbe spinto le vele e poi i motori della terza flotta commerciale d’Europa. I “piemontesi”- indebitati fino al collo coi banchieri di mezza Europa per le loro “imprese militari” al soldo di Parigi e delle forze mentali dell’imperialismo britannico, dovevano svuotare le ricche casse delle Banche delle Due Sicilie. Tutti dovevano distruggere la nascente industria delle Due Sicilie, per trasferirla in Paludania. Ma soprattutto dovevano “controllare”, coi porti siciliani, anche le 412 miniere di zolfo, il petrolio del tempo, nonché gli immensi giacimenti di salnitro, senza i quali né industria né flotta militare di Sua Maestà britannica avrebbero potuto dominare il Mondo per un secolo. Zolfo+Salnitro=Polvere da sparo. Amen. Gli inglesi lo capirono, e si presero il Mondo. Oggi ci colonizzano anche il Vento e il Sole!
Bloccata la Russia al di là del Bosforo (Guerra di Crimea 1852-1856), nel 1860 la massoneria inglese muove contro le Due Sicilie i pupi piemontesi e garibaldeschi, nonché un corpo di spedizione coloniale mercenario: ungheresi, zuavi, polacchi, indiani… assoldati e pilotati a distanza da Londra. Mentre fu la Francia a sostenere l’espansione piemontese in Padania, in funzione anti-austriaca. Lo Spazio della Contesa era ormai l’intero Orbe terracqueo. L’Impero inglese, alla metà dell’Ottocento, fu impegnato in una serie di guerre contro determinati Stati: Regno delle Due Sicilie, Paraguay e gli stessi USA, che avevano deciso di seguire un modello di sviluppo autocentrato, puntando sull’industria locale e rafforzando la propria agricoltura e il proprio commercio tramite l’applicazione dei dazi. Ciò avrebbe permesso lo sviluppo economico, pur restando al di fuori dell’influenza bancario-finanziaria e dunque geopolitica di Londra. L’Impero britannico – nella dialettica delle sue visioni politiche non sempre convergenti – elaborò con cinica efficacia, tuttora utilizzato, lo schema “covert operation-false flag” . Operazioni coperte da false bandiere, variamente colorate: come quella dei “Mille”. Che, ci dicono, “era rossa perché la stoffa fu acquistata al macello di Montevideo!” .
Nelle Due Sicilie ci andò comunque meglio che in Paraguay, dove una coalizione militare pilotata da Londra si risolse con la distruzione fisica del paese sudamericano e della sua popolazione maschile. Alla fine si ebbe un rapporto di otto donne per ogni uomo. L’operazione di false flag dei garibaldeschi “venne finanziata dalla massoneria inglese con una cassa di piastre d’oro turche (moneta franca nel Mediterraneo del tempo) pari a molti milioni degli attuali dollari”. Il resto lo rapinarono strada facendo, dopo esser entrati a Palermo con l’aiuto della “Maffia”, ben presto strutturata come società segreta di servizi in funzione antipopolare. Tempo dopo, il cassiere della spedizione, Ippolito Nievo, e i registri contabili, vennero fatti sparire nel nulla. Le navi militari inglesi, “casualmente” alla fonda in Marsala, con uno stratagemma protessero lo sbarco dei “Mille”. Era l’11 Maggio 1860. L’inizio della nostra Catastrofe. (TerraeLiberAzione, Report 1991)
I “Mille” – e il ben più numeroso e attrezzato seguito – si trovarono la via aperta dalla corruzione mirata dei vertici dello Stato retto formalmente dal giovanissimo Re delle Due Sicilie, il malcapitato e sempre dignitoso Franceschiello. I “ribelli colorati” servirono da copertura allo sbarco di un imponente Corpo di Spedizione anglo-piemontese (22.000 soldati, tra cui vere e proprie “legioni straniere” di ungheresi e zuavi). Basta dire che il 14 Maggio, Garibaldi e gli alti ufficiali borbonici Landi e Anguissola si incontrano in segreto per concordare il tradimento. Dove? A bordo di una nave ammiraglia inglese! Gli obiettivi strategici erano chiari, e può anche darsi che Garibaldi non li conoscesse tutti. Anzi, avendolo studiato a lungo, senza prevenzione mentale, mi sono convinto che, alla fine dei giochi, fregarono anche lui. Dettagli.
La Storia è ben altro. A farla non sono i “ribelli colorati” ma personaggi di cui nessuno sa mai nulla, come Carlo Bombrini, il banchiere di Cavour, che il nostro Nicola Zitara definisce “un personaggio ingombrante, sulla cui opera gli storici patri preferiscono non approfondire”. Nell’italietta Una e Fatta lo sconosciuto banchiere genovese diventa il prototipo di personaggi tuttora trafficanti sulle scene patrie, perfino fisicamente dentro l’attuale governo romano, l’ennesimo “comitato d’affari della Massomafie tosco-padane”.
Sono passati 40 anni da quando Nicola Zitara ci spiegava che “il fine vero del cosiddetto Risorgimento”, che emerge chiaramente con la conquista d’Italia, non è tanto l’espansionismo sabaudo quanto l’emancipazione della borghesia tosco-padana degli affari, che il predominio austriaco tagliava fuori dal moto borghese promosso dall’Inghilterra e dalla Francia. E’ il “governo del paese”, attraverso la formula costituzionale e parlamentare. Cosicché per Cavour, il leader della borghesia speculatrice nazionale, il governo dello Stato e degli affari del padronato emergente s’intrecciano così indissolubilmente che la cosiddetta “unità nazionale” si trasformerà in un autentico disastro per i popoli conquistati e per le classi popolari, comprese quelle padane. Nicola Zitara, negli anni Ottanta, ci mise a studiare il sistema bancario e il meccanismo intrallazzistico dello “sviluppo ferroviario” in Toscopadania. Insieme a lui abbiamo sviluppato anche documenti di analisi e orientamento: “Andare oltre lo Stato-Nazione”, dal 1990, venne rilanciato da Parigi in mezzo mondo. La base di discussione era il mio articolo “Europeriferie: una bomba a tempo” (1988) e un mio editoriale, “Il Quarto Reich”, scritto “mentre cadeva il Muro di Berlino”. Nel 1994 discutevamo criticamente il libro-manifesto di due sconosciuti tedeschi: Wolfgang Schauble e Karl Lamers: “Kerneuropa”, le due velocità della futura UE…Fecero strada, quei due! Se oggi possiamo definire la Sicilia un “protettorato coloniale di Bruxelles” è perché la Realtà siciliana la vediamo con gli occhi del Siciliano internazionalista, con gli occhi del Mondo, fendendo le nebbie fitte dello Spettacolo coloniale col raggio laser del Realismo dialettico e il “distacco” del ri-evoluzionario camminante. Un “raggio laser” e un “distacco” che abbiamo perfezionato alla scuola di Maestri autentici: in primis Natale Turco e Nicola Zitara.
Foto tratta da Free Press Online