Cosa si nasconde dietro le “offertissime”di prodotti che poi finiscono sulle nostre tavole? Spesso c’è un problema di qualità: e noi lo segnaliamo spesso. Ma c’è anche dell’altra: a cominciare dalla mancanza di rispetto verso chi lavora la terra per consentire a tutti noi di nutrirci. Ecco il punto: il rispetto per l’agricoltura e per gli agricoltori. Su questo tema, spesso trascurato, vanno alcune considerazioni di Roberto Piazza, accademico ordinario dell’Accademia Nazionale di Agricoltura, già direttore di Fedagro Acmo Mercati Bologna, raccolte da ITALIA FRUIT NEWS. Ecco alcuni passaggi che vale la pena di leggere. per riflettere su quello che succede intorno a noi.
“E’ vergognoso attrarre la clientela ingannandola con prezzi stracciati riferiti ai prodotti agroalimentari, in particolare frutta e ortaggi – dice Roberto Piazza -. Sul latte e sui suoi derivati, più che gli spot invitanti al consumo, osserviamo la giungla dei prezzi. In questi giorni, inizio marzo 2021, abbiamo visto anche un’offerta di ‘latte parzialmente scremato derivante da pascoli italiani a 0,59 euro/litro’. Sempre presso la Gdo, per il latte a lunga conservazione, intero, parzialmente o totalmente scremato, pastorizzato o fresco, ma anche senza lattosio, i prezzi oscillano fra 0,80 e 1,75 euro/litro. E allora, sul prezzo finale, che effetto si avrebbe se l’industria pagasse alla stalla (al produttore) un prezzo medio di 0,50 euro/litro anziché di 0,35 euro/litro come avviene ora? Non cambierebbe nulla sul prezzo del burro, delle mozzarelle, dei formaggi teneri o duri, delle sottilette o di ogni altro derivato ricco o povero. Cambierebbe però una cosa: migliorerebbe il misero reddito degli allevatori che, con pochi centesimi in più, potrebbero pagare meglio il loro lavoro e quello dei collaboratori, oltre a fare stare meglio le lattifere. Per le quali si parla giustamente, ma sempre più insistentemente, di “benessere e qualità della vita”.
L’accademico si sofferma anche sul grano duro: “Stessa considerazione va fatta per il prezzo del grano duro destinato all’industria della pasta: alla produzione è pagato da 0,25 a 0,30 euro/kg, con questa materia prima la resa in pasta è grossomodo di 1 a 1. E allora, perché non pagare al produttore 0,5 euro/kg, quando il prezzo medio della pasta si aggira attorno a 1,50 euro/kg, con una oscillazione che va da 1,20 a 1,90 euro/kg?”. E se gli dicessimo che, in Sicilia e, in generale, nel Sud Italia, per quasi quattro anni, il prezzo del grano duro è stato bloccato ad un prezzo ancora inferiore, cioè a 18 euro al quintale! E se gli dicessimo che appena il prezzo del grano duro sale un po’, ecco che la Puglia e la Sicilia sono invase da navi cariche di grano estero, spesso canadese a rischio glifosato? Anche su latte: se dicessimo all’accademico Roberto Piazza che in Sicilia c’è anche un raggiro sul gioco kg-litro?