La Sicilia non può diventare sede di un deposito di scorie radioattive e di un Parco tecnologico. Lo scrive in uno report dettagliato il LIONS CLUB INTERNATIONAL DISTRETTO 108 Yb Sicilia inviato al Ministero dello Sviluppo economico, al Ministero dell’Ambiente ribattezzato Ministero della Transizione ecologica, alla Direzione generale per l’efficienza e l’approvvigionamento, competitività ed energia, ai vertici della Regione siciliana e alla Commissione tecnica VIA VAS della Sicilia. L’International Association of Lions Club, per la cronaca, è un’organizzazione mondiale la cui finalità è quella di servire la propria comunità, di rispondere ai bisogni umanitari, promuovere la pace e favorire la comprensione internazionale. Normale che abbia deciso di occuparsi di un tema così delicato. Questa vicenda è da qualche tempo al centro di un dibattito culturale, sociale e politico che tocca da vicino la Sicilia. In questa
provincia di Palermo (tra i Comuni di Castellana Sicula e Petralia Sottana); e la quarta nel
Comune di Butera, in provincia di Caltanissetta. Prima considerazione che troviamo nel Report: IL TERRITORIO SICILIANO È GEODINAMICAMENTE ATTIVO E PREDISPOSTO A FREQUENTI FENOMENI NATURALI QUALI TERREMOTI, VULCANI E SUBSIDENZA. LE ATTIVITÀ CHE PREVALGONO SONO: ATTIVITÀ VULCANICA, TETTONICA SALINA e COMPATTAZIONE DIFFERENZIALE DEI SEDIMENTI.
“La provincia magmatica siciliana – leggiamo nel report – è costituita da numerosi centri vulcanici, localizzati nella parte Est della Sicilia, nel canale di Sicilia e nel Tirreno del Sud. L’Etna è
indubbiamente il vulcano più studiato e conosciuto di questa provincia; altri centri eruttivi comprendono gli Iblei, Pantelleria, Linosa, numerose catene marine nel canale di Sicilia, l’isola di Ustica e il campo lavico del Prometeo nel Tirreno del Sud. I centri vulcanici della provincia siciliana sono localizzati in zone con differenti caratteristiche geodinamiche e diversi substrati rocciosi. L’Etna è localizzato sul prisma di accrezione del sistema di subduzione tra la placca Africana ed Europea, al contatto tra il margine Nord della placca Africana e la catena Magrebide. Il centro eruttivo degli Iblei è localizzato nella zona del Plateau ibleo, un’area interessata da vulcanismo sin dal Triassico. Il vulcanismo degli Ibeli si è sviluppato
lungo sistemi di faglie con andamento NE-SW lungo i margini di un graben (una fossa tettonica, ovvero una porzione di crosta terrestre sprofondata a causa di un sistema di faglie dirette in regime tettonico distensivo), che taglia i depositi carbonatici oligocenici di piattaforma”.
Si descrivono anche le aree vulcaniche marine. “I vulcani del Canale di Sicilia (Linosa e Pantelleria e numerosi vulcani sommersi) sono localizzati lungo sistemi di faglia orientati NW-SE, al bordo del sistema di rift continentale che interessa il margine continentale della litosfera africana. Nel canale di
Sicilia sono stati individuati tre sistemi di rift, il sistema di Malta, quello di Linosa e
quello di Pantelleria. L’isola di Ustica è localizzata nel Tirreno del Sud, a Ovest dell’arco delle Eolie, lungo
il margine sud della piana abissale tirrenica. A sud-est dell’isola di Ustica è presente il campo lavico del Prometeo, geneticamente relazionato al vulcanismo di Ustica”. (qui un nostro articolo sui vulcani sottomarini presenti nel Canale di Sicilia).
“Per la realizzazione della carta sismotettonica – leggiamo sempre nel report – sono stati analizzati i processi tettonici attivi nel Margine Continentale della Sicilia Settentrionale (MCSS), al fine di valutare
la pericolosità sismica della regione. La carta rappresenta uno strumento importante in termini di monitoraggio delle strutture potenzialmente sismogenetiche e dei geohazard in ambiente marino e
costiero. Essa tiene conto di tematismi quali litostratigrafia, tettonica, sismicità, flussi di calore,
gravimetria, magnetometria, movimenti orizzontali e verticali, frane e fuoriuscite di
fluidi. Il bacino di Caltanissetta risulta interessato dalla presenza di vulcani di fango e
relative manifestazioni eruttive, comprese le periodiche esplosioni con formazione di
crateri sottomarini”.
“Il tratto di Mediterraneo compreso tra le coste nord-africane e quelle siciliane, in particolare il margine continentale dell’area marina prospiciente la costa sudoccidentale della Sicilia – leggiamo ancora nel report – è interessato da complessi fenomeni di subduzione (per gli analoghi fenomeni geodinamici che determinano il vulcanesimo sedimentario) e rifting continentale, con il conseguente assottigliamento della crosta terrestre e la formazione di diverse fosse oceaniche parallelamente allineate. Lo Stretto (o Canale di Sicilia), è interessato da due sistemi principali di faglie, orientati principalmente verso NW-SE. In quest’area del Mediterraneo l’affioramento di magma sino alla superficie della litosfera è accompagnato da eruzioni che hanno dato origine a vulcani sottomarini, ma anche ad edifici vulcanici sub-aerei, come Linosa, Pantelleria e l’isola Ferdinandea nel 1831”.
Cominciamo a entrare nel cuore della questione. In questa parte del report si illustra perché la Sicilia non presenta le caratteristiche per “concorrere alla scelta del deposito nazionale di scorie nucleari e del parco tecnologico. Sono tre i motivi che leggiamo nel report:
A) CRITERIO DI ESCLUSIONE CE1: la Sicilia è interessata da attività vulcaniche attive e in quiescenza (Etna, Stromboli, Lipari-Vulcano-Panarea, isola Ferdinandea, Pantelleria, eccetera). “L’INTERO TERRITORIO E’ CARATTERIZZATO DALLA PRESENZA DIFFUSA DI PUNTI GEOHAZARD (GLI EVENTI SISMICI CON MAGNITUDO SUPERIORI E/O UGUALI A 4.0 INDIVIDUANO PUNTI GEOHAZARD AD ALTO RISCHIO SISMICO).
B) CRITERIO DI ESCLUSIONE CE2: è applicato alle zone caratterizzate da sismicità elevata. “Sono quelle aree contrassegnate da un valore previsto di picco di accelerazione (PGA) al substrato rigido, per un tempo di ritorno di 2475 anni, pari o superiore a 0,25 g, in quanto in tali aree le successive analisi sismiche di sito potrebbero evidenziare condizioni in grado di compromettere la sicurezza del deposito nelle fasi di caricamento e – dopo la chiusura – per tutto il periodo di controllo istituzionale”.
C) CRITERIO DI ESCLUSIONE CE3: “La Sicilia – leggiamo sempre nel report – è interessata da diffusi e frequenti fenomeni di fagliazione. La fagliazione rappresenta una rilevante fonte di pericolosità, particolarmente nelle numerose aree densamente popolate ed industrializzate. La fagliazione diviene comune per terremoti crostali a partire da magnitudo intorno a 5.5-6, con rigetti e lunghezze di rottura sempre maggiori all’aumentare della magnitudo. Il progetto ITHACA, sviluppato da ISPRA, sintetizza le informazioni disponibili sulle faglie capaci, ovvero le faglie che potenzialmente possono produrre dislocazioni e deformazioni in superficie, che interessano il territorio siciliano. ITHACA si propone come strumento fondamentale per l’ analisi di pericolosità ambientale e sismica, ed è di supporto alla ricerca scientifica nell’ambito dell’analisi dei processi geodinamici. La conoscenza approfondita e la precisa collocazione spaziale delle faglie in grado di produrre una significativa deformazione tettonica permanente in superficie (faglie capaci), assume un ruolo chiave per la mitigazione del rischio”. Sono questi i motivi per i quali l’ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE LIONS – DISTRETTO 108YB SICILIA, nella qualità di portatore di interesse diffuso, “RAPPRESENTA LA PROPRIA OPPOSIZIONE ALLA SCELTA DEL SITO NEL TERRITORIO DELLA REGIONE SICILIA PER LA
REALIZZAZIONE DEL DEPOSITO NAZIONALE E DEL PARCO TECNOLOGICO”.
Foto di prima pagina tratta da Tiscali Notizie