Cos’è successo lo scorso anno ai boschi della Sicilia? Perché tante aree verdi della nostra Isola hanno preso fuoco? Di chi sono le responsabilità? E cosa si sta facendo, quest’anno, per evitare che certi disastri ambientali si ripetano? Sono argomenti che lo scorso anno abbiamo affrontato con il sindacato Sifus Confali e che quest’anno affrontiamo anche grazie al Coordinamento regionale Salviamo i Boschi, che, come leggiamo in un comunicato, è “nato per affrontare e proporre soluzioni alla gravissima e ormai sistemica questione degli incendi in Sicilia”. Il Coordinamento regionale Salviamo i Boschi lo scorso 19 febbraio ha depositato un esposto presso la Procura di Trapani, “per denunciare le omissioni, le inadempienze e gli illeciti commessi durante la stagione estiva 2020, da enti preposti e soggetti coinvolti nella prevenzione, gestione e spegnimento degli incendi. Sono stati messi in evidenza mancati controlli, ritardi, cattiva gestione della macchina organizzativa (a partire dalle assunzioni del personale, alla manutenzione dei mezzi, alle opere di pulizia dei viali parafuoco e delle vie d’accesso). Inoltre sono stati individuati alcuni elementi indiziari dai quali partire per l’accertamento di specifiche responsabilità individuali. L’esposto attuale, firmato da 18 associazioni ambientaliste (16 della provincia di Trapani e 2
di Palermo) va ad aggiungersi ad uno precedente, presentato nel 2017 sempre dallo stesso Coordinamento di associazioni e rimasto però, in questi anni, ignorato in Procura”.
“A distanza di 3 anni – leggiamo sempre nel comunicato del Coordinamento regionale Salviamo i Boschi – nulla è cambiato nell’opera di prevenzione e controllo degli incendi e la stagione estiva del 2020 ha segnato un nuovo record: la superficie totale bruciata in Sicilia dall’1 giugno al 30 ottobre 2020 ammonterebbe a 35.900 ettari. Una cifra enorme, che supera quella del 2017 e che testimonia della drammatica gravità del fenomeno e dell’urgente necessità di una valida risposta da parte delle istituzioni”. sono fatti che I Nuovi Vespri hanno segnalato lo scorso anno, denunciando le inadempienze di chi avrebbe dovuto organizzare la prevenzione degli incendi nelle aere boscate della Sicilia a partire da Aprile. “Auspichiamo – dichiara Mariangela Galante, portavoce del Coordinamento – che la Magistratura mostri questa volta maggiore interesse verso l’azione di denuncia nata spontaneamente dai
cittadini, anche perché siamo convinti che la sostanziale impunità che accompagna questo
tipo di reati, non fa altro che favorirne la diffusione”. Il pool di avvocati che ha sostenuto questo lavoro – Fabrizio Baudo del Foro di Trapani, Giuseppe Rando del Foro di Roma e Salvatore Mancuso del Foro di Palermo – insieme al le associazioni del Coordinamento si prefiggono un arduo compito: smuovere dal torpore e dalla vuota retorica le istituzioni dell’isola, abituate ormai a ‘convivere’ con il problema, senza mai affrontarlo veramente”.
“E’ per questo motivo – prosegue il comunicato – che, insieme all’azione legale, la rete associativa ha annunciato la pubblicazione di una lettera aperta indirizzata al Presidente di Regione, Nello Musumeci. Un documento di richieste specifiche per affrontare in modo organico la questione incendi, che ogni
anno puntualmente colpiscono da est ad ovest tutto il territorio siciliano, provocando perdita di
biodiversità e danni sempre più profondi all’equilibrio ecologico del territorio. La lettera riassume in poche pagine i suggerimenti del Coordinamento per iniziare ad affrontare la questione in modo organico e multilaterale, perché complessa è la genesi e la natura del problema. All’incirca due mesi fa, il Coordinamento aveva richiesto un incontro con il Presidente della Regione, per consegnare personalmente a questi la loro lettera di richieste. Nell’assenza di una risposta, il Coordinamento ha deciso di pubblicare la lettera attraverso una conferenza stampa, convocata il 3 Marzo scorso presso i Cantieri culturali della Zisa, a Palermo. Tante e perentorie le proposte del Coordinamento, tra cui citiamo in primis, per importanza e portata della richiesta:
• che gli incendi in aree boschive, montane e delle riserve vengano giudicati come “disastri ambientali”, identificandoli come eco-reati, punibili con la reclusione da 5 a 15 anni (art. 452-bis C.P.), dal momento che spesso tali incendi hanno rappresentato un’alterazione irreversibile dell’equilibrio dell’ecosistema interessato;
• che venga istituita una Commissione d’Inchiesta Regionale che si occupi specificatamente della questione incendi, in quanto atto terroristico contro il patrimonio collettivo e la salute dei cittadini, al fine di smascherare gli interessi che ruotano intorno alla mafia degli incendi ed eventuali connivenze politiche”.
“A queste richieste, accompagnate da una lista di 45.000 firme, raccolte attraverso una
petizione lanciata sul web – leggiamo sempre nel comunicato – si aggiunge una lista di interventi precisi e su cui il Coordinamento richiede un intervento IMMEDIATO, per poter scongiurare una volta e per tutte il ripetersi della catastrofe che anno dopo anno e per tutta la stagione estiva, colpisce inesorabilmente un
territorio già martoriato da decenni di incuria e mala gestione, ad est come ad ovest:
• interventi di pulizia, manutenzione delle vie d’accesso e di prevenzione adeguati e attuati con le giuste tempistiche (entro il 15 maggio e non a giugno inoltrato come avviene abitualmente ogni anno);
• il potenziamento della sorveglianza e del controllo del territorio, con più risorse umane e mezzi più efficaci e moderni (telecamere termiche, bacini idrici d’acqua dolce, ecc), ma anche un maggior controllo interno ai corpi preposti per individuare e punire omissioni ed inefficienze;
• sanzioni più dure contro gli incendiari ma anche e soprattutto contro i Comuni che non si dotano o non aggiornano il Catasto dei suoli percorsi dal fuoco, primo e fondamentale strumento per perseguire e punire le violazioni ai divieti vigenti per le aree incendiate;
• una riforma del settore forestale che garantisca, attraverso la pianificazione forestale regionale e l’applicazione dei Piani di gestione, lo sviluppo polifunzionale e sostenibile delle attività boschive;
• il presidio e la tutela del territorio anche attraverso il coinvolgimento di diversi attori (forestali, protezione civile, enti gestori, associazioni e organizzazioni di volontariato, agricoltori e allevatori), su modello di quanto sperimentato con successo attraversi i “contratti di responsabilità” utilizzati nel Parco Nazionale dell’Aspromonte, i quali introducono meccanismi di premialità/penalizzazione in funzione
dell’incidenza degli incendi. L’intero testo della lettera è visionabile all’indirizzo:
https://salviamoiboschi.wixsite.com/coordinamentosicilia/lettera_di_richieste_a_musumeci”.
“L’auspicio del Coordinamento – leggiamo ancora nel comunicato – è che queste richieste vengano accolte ed attuate o possano quantomeno fornire dei punti di partenza dai quali cominciare affrontare il problema. Non è solo la Regione che deve attivarsi e fare la sua parte, tante sono le parti in causa, ma la Regione può e deve dare il suo contributo, rimediando agli errori del passato e del presente. Se anche
queste azioni restassero lettera morta, il Coordinamento è deciso a proseguire la sua battaglia
coinvolgendo la cittadinanza di tutta la Regione, con atti dimostrativi come quello del Flash Mob #BastaRoghi! organizzato lo scorso ottobre 2020 e che ha coinvolto da Marsala a Messina, passando per Palermo e Scopello, centinaia di persone e di associazioni. Se è vero che ¾ degli incendi sono di origine dolosa è altrettanto vero che la causa principale del loro propagarsi è l’insufficiente opera di prevenzione da parte degli organi competenti. “Non è più il tempo di tacere e continuare a girarsi dall’altra parte – dichiara Giulia Rubino, portavoce di Istituto Terra e parte del Coordinamento. Le istituzioni devono mettere in campo una risposta adeguata alla gravità e complessità del fenomeno. E devono farlo ORA, prima che il dissesto del territorio provocato dai roghi diventi irrimediabile e i danni ecologici, dovuti
anche al continuo ritorno del fuoco sulle stesse aree, siano irreparabili”.