di Teresa Frusteri
Sulle morti di Viviana Parisi e del figlioletto Gioele ormai è polemica a trecentosessanta gradi tra i consulenti della famiglia Mondello (Daniele Mondello, marito di Viviana e padre del piccolo Gioele) e il procuratore capo della Repubblica del Tribunale di Patti, Angelo Vittorio Cavallo. I consulenti sono il criminologo Carmelo Lavorino e il medico legale, Antonio Della Valle, che danno dei fatti una propria versione, che non coincide con le ipotesi della Procura. Per Lavorino e Della Valle, non ci sarebbe stato alcun omicidio-suicidio: al contrario, Viviana e il suo figlioletto sarebbero stati uccisi altrove e poi portati nei luoghi dove sono stati ritrovati. I due consulenti della famiglia Mondello non risparmiano critiche alla Procure che gli avrebbe impedito di utilizzare particolari apparecchiature laser nel corso dell’ispezione ai cadaveri della donna e del figlioletto. Il capo della Procura di Patti, Angelo Vittorio Cavallo, replica a muso duro. E lo fa in un’intervista all’Adnkronos.
“Per noi – dice il procuratore Cavallo – fermo restando che le consulenze devono essere ancora depositate, e prevediamo quella di Viviana a fine Marzo, tutto conduce ad un evento compatibile con un suicidio, con precipitazione dal traliccio. In ogni caso, al di là delle risultanze oggettive delle consulenze, abbiamo vagliato tutte le ipotesi alternative, confrontando ed incrociando dichiarazioni, risultati di tabulati telefonici, indagini tecniche, accertamenti genetici eccetera e per tale motivo non condividiamo le conclusioni dei consulenti di parte, che riteniamo quanto meno ardite. Gli esami sul piccolo Gioele – aggiunge il procuratore capo di Patti – richiederanno ancora qualche tempo alla luce delle condizioni in cui è stato ritrovato. Anche questo esame ad opera dei consulenti di parte è stato fatto, nel rispetto del codice, per mero spirito di collaborazione ed esclusivamente perché siamo alla ricerca della verità e non abbiamo nulla da nascondere, tutto ciò al pari degli altri esami da noi già svolti in passato e che le parti ci hanno chiesto di ripetere (vedi esami all’interno della vettura o sul traliccio). Ovviamente senza apportare alcun elemento di novità alle indagini. In ogni caso, ribadisco che, al di là delle mere dichiarazioni ad effetto, ci confronteremo serenamente con le perizie e tutte le altre carte alla mano… carte che ovviamente le altre parti, nel rispetto del segreto istruttorio, hanno solo in minima parte. Anche per questo non capisco come si possano fare affermazioni del genere”.
Su Facebook non si fa attendere la replica del criminologo Carmelo Lavorino: “Viviana e Gioele non sono morti sotto il traliccio e nella radura di rinvenimento dei resti del bambino, questo è un dato assolutamente logico. Viviana non si è autoprecipitata dal traliccio, bensì dopo la sua morte avvenuta in altro luogo è stata traslata sotto il traliccio stesso per depistaggio e messinscena da soggetti con caratteristiche di profonda conoscenza del territorio, dei sentieri, dell’orografia e degli eventi. Lo stesso dicasi per Gioele con riferimento al luogo del rinvenimento dei suoi resti. Ora, dobbiamo attendere l’esito degli accertamenti tecnici e investigativi di qualunque tipo, soprattutto i dati specialistici che derivano dalle accurate valutazioni degli antropologi forensi convenuti all’accesso ai corpi ed ai luoghi. Valutazioni da interfacciare con i dati ancora nella esclusiva disponibilità della Procura. In tale contesto ci rammarichiamo di non essere stati autorizzati dai Pm all’uso delle apparecchiature iperspecialistiche il cui uso avevamo già disposto e che avrebbero conferito margini di specificità di indagine. Quindi, nessun atto aggressivo di Viviana verso il piccolo Gioele, quindi nessun suicidio, ma, messinscena e depistaggi da parte di chi ha traslato i loro corpi per sottrarsi alle proprie responsabilità”.
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