A questo punto, è opportuno aprire una piccola parentesi, prima di proseguire nel racconto tra Fauchè e Garibaldi a Villa Spinola. La descrizione, fugace ma importante e precisa, che Fauchè fa di Garibaldi seduto sul lembo del letto su cui è dispiegata una grande carta della Sicilia è estremamente significativa ed emblematica. La Sicilia era parte integrante del Regno delle Due Sicilie ma, da sempre, registrava una fortissima presenza inglese vuoi per le miniere di zolfo, vuoi per le saline, vuoi per i vigneti di Marsala, vuoi per i pistacchi di Bronte; i sudditi di Sua Maestà Britannica erano di casa nell’isola e un po’, occorre dirlo, la facevano da padroni. Avevano i loro interessi legati alle loro molteplici attività commerciali e da Bronte c’era addirittura una “ducea” Orazio Nelson, che risaliva ai tempi della repubblica Partenopea del 1799.
I buoni rapporti che Garibaldi aveva con i massimi esponenti inglesi della politica e della massoneria induceva costui a tenere la Sicilia il luogo ideale per provare ad invadere il Regno del Sud e, pertanto, se la stava studiando per bene la geografia dell’isola. S’era già fatto un’idea delle varie strategie da applicare in battaglia in funzione dei territori che avrebbe attraversato alla testa dei suoi lanzichenecchi.
Luciano Salera Garibaldi, Fauchè e i Predatori del Regno del Sud, Controcorrente Edizioni, pag. 87.
Tratto da Regno delle Due Sicilie.eu