Da qualche giorno i media raccontano che Giuseppe Conte, dopo aver presieduto prima il Governo tra grillini e leghisti e poi il Governo tra grillini e PD e dopo essere stato mandato a casa da chi ha costituito un Governo con Lega e PD, ha accettato di andare a guidare il Movimento 5 Stelle. In realtà, la notizia è un’altra. La notizia è che Alessandro Di Battista ha deciso di scendere dall’eremo nel quale fino ad oggi ha vissuto e di entrare nell’agone politico con un proprio Movimento. Questo significa che l’elettorato del Movimento 5 Stelle – che non è un elettorato ‘strutturato’, ma di opinione – tornerà ad avere un proprio riferimento. E questo potrebbe anche significare che i parlamentari grillini che hanno votato contro il Governo di Mario Draghi potrebbero avere un riferimento importante. In realtà, lo scenario è più
Come già accennato, l’ex capo del Governo dovrebbe diventare il nuovo capo politico dei grillini governativi e “liberali”, per dirla con Luigi Di Maio. Ma per tornare dal direttivo a cinque a un unico capo politico bisognerà passare dalla piattaforma Rousseau. L’ultimo voto di tale piattaforma, è noto, è stato molto contestato. Per vincere Beppe Grillo si è inventato una domanda su un Ministero della transizione ecologica che non si è poi trasformato in quello che in tanti si attendevano. In altre parole, l’eventuale voto sulla piattaforma Rousseau potrebbe risultare una trappola per Conte e Grillo. Provate a immaginare che cosa succederebbe se la base grillina, chiamata al voto, dovesse dire “No” al ritorno alla gestione del Movimento 5 Stelle da un unico capo politico. Sarebbe la sconfitta per Grillo e per lo stesso Conte, che uscirebbe politicamente ‘bruciato’. Insomma, quella di Di Battista e del suo nuovo soggetto politico potrebbe essere una mossa per costringere Grillo alla resa e riprendersi il Movimento 5 Stelle. Che, con Di Battista a capo, passerebbe immediatamente all’opposizione.
Lo ribadiamo: la situazione, nel Movimento, è fluida. La verità che nemmeno Grillo, Di Maio e tutti i grillini governativi sanno cosa debbono fare. Tra le ipotesi c’era la confluenza del Movimento nel PD. Ma se Di Battista scende in campo tale ipotesi non funzionerebbe più. Intanto i grillini governativi hanno dovuto ‘ingoiare’ l’ennesimo rospo: il rinvio al 2023 del taglio dei contributi ai giornali. Fine ingloriosa per una battaglia di principio dei grillini. Ennesima sconfitta davanti al proprio elettorato. La situazione, per Grillo, Di Maio e i grillini governativi diventa ogni giorno più difficile. Anche perché, inevitabilmente, il nuovo capo del Governo, Draghi, sta cominciando a smontare, pezzo dopo pezzo, il sistema messo in piedi da Conte nei precedenti Governi. La sostituzione di Domenico Arcuri, il commissario per l’emergenza Covid, sostituito dal generale Francesco Paolo Figliuolo, è un segnale bruttissimo per i protagonisti del vecchio Governo. Difficile dire che cosa verrà fuori da questa mossa.
E, sempre a proposito della transizione ecologica, vale la pena di leggere un post su Facebook scritto
Lo dico perché voglio sempre e comunque bene a Beppe, gli sono grato e ritengo abbia acceso la luce dentro tanti di noi. Le parole sono importanti ma i fatti lo sono infinitamente di più. È bello chiamare Ministero della Transizione ecologica il Ministero dell’Ambiente, ma sarebbe infinitamente meglio togliere i sussidi ambientali dannosi, che il governo italiano continua ad elargire per decine di miliardi e di cui non si parla neanche per sbaglio. Va benissimo dichiarare quei bei propositi agli aficionados, ma sarebbe molto più onesto far dichiarare, a quelli che stanno al governo in suo conto e hanno la possibilità di incidere come il ministro degli esteri (che ne ha la competenza e rappresenta 1/3 del parlamento), che l’Italia adesso è contraria e non ratificherà il trattato UE-Mercosur, e che prima erano distratti da altre cose. Ciò che si è appeso in piedi, non si può prendere stando seduti (proverbio africano)”.
Foto tratta da NeXt quotidiano