Siamo sicuri che ci stanno raccontando tutto su questo virus SARS-COV-2? Non è un po’ strano che le mutazioni peggiorino la situazione? Di solito i microrganismi patogeni, con il passare del tempo, diventano meno aggressivi. Al massimo, le infezioni possono diffondersi con maggiore facilità, ma a questo si accompagna una minore letalità. Invece con questa malattia assistiamo a un fenomeno strano: le cosiddette varianti attaccano con maggiore facilità l’uomo e, contemporaneamente, danno luogo a patologie che appaiono più gravi. Non è che ha ragione il premio Nobel Luc Montagner, quando sostiene che questo è un virus di laboratorio?
Anche sui vaccini anti-Covid non mancano i dubbi. Il nostro amico Fonso Genchi ha pubblicato sulla propria pagina Facebook una dichiarazione di Enrico Galmozzi, biologo molecolare e ricercatore presso il Policlinico di Milano. Al dottor Galmozzi hanno posto questa domanda: “Perché sentiamo parlare solo di vaccino e in questo ultimo anno abbiamo assistito a un palese disinteresse nei confronti di altri trattamenti non preventivi come plasma iperimmune, anticorpi monoclonali?”. Ecco la risposta del biologo molecolare: “Non so quale sia il motivo di questo atteggiamento, se non, banalmente, che sia legato al guadagno di queste aziende produttrici di «vaccini», che poi vaccini non sono. Le riporto un dato oggettivo e inconfutabile, che riguarda la storia recente di questi virus a Rna: l’HIV e l’HCV (virus dell’epatite c). Nella lotta a questi due virus l’approccio con i vaccini è stato totalmente fallimentare, nonostante gli sforzi. Non si capisce, quindi, perché dovrebbe funzionare con il coronavirus, che pure appartiene alla famiglia dei virus a Rna. Il Sars-CoV-2 si differenzia dai primi due perché è respiratorio e ha quindi una capacità di diffusione maggiore, ma è sicuramente molto meno letale. La storia recente insegna che l’unico modo di contrastare tali virus Rna è la terapia, come, nel caso del Sars-CoV-2, quella al plasma iperimmune e gli anticorpi monoclonali. Si tratta delle cosiddette ‘terapie indirette’, che modulando il sistema immune dell’ospite rendono inefficace l’attacco virale e contengono i sintomi più gravi dell’infezione. Sintomi, che, ricordiamo, compaiono in un fenotipo ben specifico, quello fragile degli anziani: non è un virus trasversale, non uccide tutti indiscriminatamente. La grande capacità di trasmissione del virus non giustifica la corsa spasmodica al vaccino di queste grandi aziende che si sono buttate in questo progetto della piattaforma Rna: una tecnica usata per la prima volta, sperimentale, di cui non esiste uno storico che possa affermare i successi di questo trattamento. Al di là delle paure degli effetti collaterali si può discutere invece dell’efficacia: il creare aspettativa nella popolazione con la narrazione del vaccino ‘bacchetta magica’ che ci farà uscire dalla pandemia è un errore grossolano e che pagheremo a breve – spero di sbagliarmi, ovviamente. Credo che le aziende avrebbero dovuto, in parallelo, impiegare gli stessi sforzi e le stesse risorse nel campo degli antivirali diretti, che statisticamente funzionano meglio e hanno salvato la vita a milioni di persone ammalate di HIV e HCV. Il problema insito nel ‘vaccino’ sta nel fatto che l’antigene muterà: accadrà quello che è successo con i virus influenzali, e la popolazione verrà costretta a continui cicli di vaccinazioni. La mia domanda è: perché la fascia di popolazione che va dai 20 ai 50 anni e rischia quasi zero in termini di mortalità deve vaccinarsi per impedire agli anziani di infettarsi di un virus di tipo influenzale, quando invece esistono terapie curative e protocolli che hanno dimostrato di saper funzionare – idrossiclorochina, siero iperimmune, monoclonali, eparina, cortisone – e hanno salvato parecchie vite? Un’idea ovviamente ce la siamo fatta tutti, ma poi veniamo additati come negazionisti o complottisti, assassini o insensibili: nel dibattito attuale non è possibile mantenere un distacco obiettivo e analizzare la situazione con senso critico”.
A coda di questo noi ricordiamo che, a tutt’oggi, questi vaccini servono per non sviluppare la malattia in maniera grave, ma non per non contrarre infezione e, quindi, per non trasmetterla: e questo non lo diciamo noi, ma lo leggiamo nei documenti che accompagno i vaccini stessi, non ultimo nelle indicazioni del nostro Governo che ci invita, anche dopo la vaccinazione completa, a indossare le mascherine e a mantenere il distanziamento. Questo significa che non raggiungeremo la cosiddetta immunità di gregge che, per definizione, significa che i non vaccinati vengono protetti dai vaccinati.