Moltissimi siciliani, pur di non sottoporsi alla coscrizione militare obbligatoria e, in genere, alla legislazione repressiva e anticattolica dei piemontesi, preferirono allora darsi alla macchia, andando ad ingrossare i gruppi del cosiddetto “brigantaggio”. Sottoporsi alla leva obbligatoria, in particolare, significava, infatti, per i siciliani cose ritenute insopportabili:
allontanarsi dalla famiglia e dagli affetti più cari;
lasciare il lavoro dei campi ai più vecchi, determinando una minore produzione ed una maggiore povertà;
non avere la certezza del ritorno a casa, perché mandati dal “re straniero” a combattere contro popoli e nemici lontani e sconosciuti;
mettersi al servizio di un governo piemontese, nemico persino della religione, del papa e della Chiesa.
Per gli ex militari duosiciliani, inoltre, c’era un’aggravante in più: la coscrizione obbligatoria, infatti, li costringeva a giurare fedeltà ad un sovrano, Vittorio Emanuele II, contro il quale essi avevano già convintamente combattuto al servizio del loro re Francesco II. Si davano, perciò, alla macchia anche per questa ragione di onore e di lealtà e, quando venivano acciuffati, il trattamento loro riservato era ancora più duro.
Antonio Michele Crociata Sicilia nella Storia, Dario Flaccovio Editore, pag. 127.
Tratto da Regno delle Due Siclie.eu