- Doveva diventare medico, invece la poesia lo conquistò
- Una vita breve contrassegnata da turbolente passioni
- Alla ricerca della Perfezione e della Bellezza
di Sara D’Angelo
Doveva diventare medico, invece la poesia lo conquistò
Il poeta inglese John Keats nacque a Londra il 31 ottobre del 1795.
Rimasto orfano appena adolescente attraversò la sua giovane età tra
l’interesse per la letteratura e gli studi medici.
La passione per le lettere, la filosofia, i classici greci, lo
convinsero presto ad abbandonare la medicina per dedicarsi completamente
alla nobile arte della poesia. Nel 1817 pubblicò il suo primo poema, Endimione. Quattromila righe
riconducibili al mito classico greco. Studioso di Shakespeare, le sue
opere hanno l’ambizione di penetrare nella bellezza dello spirito, assai
più delle parole conta l’energia concepita dalla passione.
L’incontro con l’editore Leigh Hunt gli permise di frequentare i
prestigiosi salotti letterari dove conobbe il talento dei poeti inglesi
Percy Bysshe Shelley, Williams Wordsworth e Lord Byron.
A Endimione si aggiunse il poema The Eve of St. Agnes (La vigilia di
Sant’Agnese), La Belle Dame sans Merci, una ballata ambientata nel
Medioevo, La caduta di Iperione, il mito dei classici presente nelle sue
opere, le numerose Odi, opere che consegnarono il poeta alla memoria
grata del suo canto alla Bellezza immortale dello spirito, la virtù
senza tempo.
Una vita breve contrassegnata da turbolente passioni
Quella di John Keats fu una vita breve e sventurata, piegata dalla
morte dei suoi affetti più cari e dalle turbolente passioni che
conobbero la sua esistenza. Due furono le donne nella vita di John
Keats. Nel 1817 incontrò la poetessa e avida lettrice Isabella Jones con
cui ebbe una breve relazione. La vera passione però lo raggiunse l’anno
dopo, improvvisamente coinvolto dall’estasi spirituale per la dolce
Fanny Browne. Le diverse condizioni sociali dei due innamorati
impedirono la realizzazione del sogno romantico, reso dalle difficoltà
un umano tormento. Le lettere a Fanny Browne, la sua “leggiadra stella”
tennero vivo il suo corpo benché corroso dalla malattia, la tubercolosi.
“Non mi trattare male neanche per scherzo. Mi sono meravigliato che gli
uomini possano morire martiri per la loro religione. Ho avuto un
brivido. Ora non rabbrividisco più. Potrei essere un martire per la mia
religione, la mia religione è l’amore, potrei morire per questo. Potrei
morire per te. Il mio credo è l’amore e tu sei il mio unico dogma”.
Alla ricerca della Perfezione e della Bellezza
L’arte delle lettere interpretò il suo spazio nel mondo per proteggersi
dalla fugacità della vita, la sua, gravemente appesantita da troppi
lutti e da immensi dolori. La poesia fu per lui il salto audace oltre
l’ostacolo del torrente che, minaccioso, tentò in tutti i modi di
annegarlo. Il poeta romantico vive della sua astrazione dalla realtà terrena per
raggiungere l’apice dell’oblio dei sensi, elementi essenziali di
Perfezione e di Bellezza. La poesia prolifica nel gioco misterioso
dell’immaginazione. Il dubbio alimenta il genio dell’uomo virtuoso nelle
arti, la ragione ne annulla le capacità. Il 23 febbraio del 1821 John Keats morì a Roma, meta del suo ultimo viaggio con la speranza fallita di una guarigione. Sulla sua tomba chiese che fosse inciso questo epitaffio: “Qui giace un uomo il cui nome fu scritto sull’acqua”.
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