La Sicilia punta sulla frutta secca o in guscio. Mandorle, nocciole, pistacchi e, perché no?, anche carrube. E lo fa con un bando da 15 milioni di euro – fondi europei – per valorizzare queste colture. Ne scrive in un ampio servizio di approfondimento ITALFRUIT NEWS, giornale on line che si occupa di orto frutta. “Se per anni il settore ha vissuto sugli scudi, è stato poi abbandonato per altri tipi di colture più redditizie, fino alla riscoperta di questi ultimi tempi – leggiamo nell’articolo -. Chi conosce il valore di questi frutti ha investito in terreni e impianti dedicati, soprattutto per la mandorla, considerata prodotto di punta per i consumatori moderni. Dopo numerosi tentativi di valorizzazione del settore, ora sembrano arrivare finalmente le risorse. A seguito delle richieste inoltrate dall’Associazione regionale della Frutta in guscio all’assessore all’agricoltura siciliana Toni Scilla, è stata predisposta la formulazione di un bando da 15 milioni di euro destinati alla filiera della frutta in guscio, dalla produzione alla commercializzazione. Il giornale ha intervistato il nuovo assessore regionale all’Agricoltura della Sicilia, Tony Scilla, che, in
Dice Scilla a ITALFRUIT NEWS a proposito della frutta secca o in guscio: “Stiamo lavorando al bando e contiamo di accelerare le tempistiche, per presentare le graduatorie già entro l’anno. Quello della frutta in guscio rappresenta un settore strategico per l’economia siciliana, espressione non solo di un processo economico ma di un intero territorio. Un territorio che va rilanciato attraverso un concetto di filiera e che ci consenta di vincere sul mercato le sfide della globalizzazione”. non siamo molto d’accordo sulla globalizzazione, ma è chiaro che la frutta secca, oltre che essere venduta nel mercato locale (e già sarebbe un bel successo, considerato che la Sicilia è letteralmente invasa da frutta secca americana, turca, iraniana e via continuando), specie se di alta
L’Associazione della frutta in guscio propone anche la costituzione di un Osservatorio regionale e nazionale in questo settore: “Ad oggi – dice sempre Bellia – non sappiamo dire con precisione quante sono le superfici dedicate alla frutta in guscio e i pochi dati che abbiamo non sono affidabili. Solo un ente pubblico come questo osservatorio potrebbe testimoniare la grande crescita che questo settore sta vivendo. Dati fondamentali anche per capire e prevedere le dinamiche dei prezzi: si tratta di elementi di base per uno stato moderno come il nostro e che sono già in uso in altri Paesi come in California con l’Almond Board of California”. Poi c’è la promozione del prodotto: “Solo promuovendo il prodotto siciliano e italiano di qualità – dice sempre Bellia a ITALFRUIT NEWS – si può pensare di competere con la merce estera, disponibile a prezzi più bassi ma di minor qualità. Non si tratta di dare contributi a piccole realtà ma di mettere a punto un piano di promozione a livello nazionale: per quanto riguarda il bando siciliano vanno messi in rete tutti i soggetti della filiera”. Aggiunge l’assessore regionale Scilla: “Chi compra frutta in guscio siciliana deve essere certo della provenienza dei prodotti. E un modo per tutelare le piccole e medie imprese ed anche il territorio. Con questi 15 milioni vogliamo garantire il rilancio dell’attività economica per le piccole imprese, tenendo conto delle specificità territoriali. Se il settore è cresciuto notevolmente e produce Pil e posti di lavoro, allora anche la politica deve essere indirizzata su questi ragionamenti e deve sostenere la filiera. Se attraverso l’agroalimentare riusciamo a rilanciare l’economia meridionale, allora il Sud potrebbe finalmente trasformarsi da problema a risorsa per l’intero Paese”.
Le idee ci sono. Bisognerà capire, in primo luogo, in quanto tempo l’idea si trasformerà in realtà. In parole semplici: quanto ci
metterà l’assessorato regionale all’Agricoltura a rendere operativo questo bando? Questa è una domanda fondamentale. Ricordiamo che, certe volte, bastano interventi, anche dai costi irrisori, per migliorare la situazione. Fino a pochi anni fa – per citare un esempio – i noccioleti dei Nebrodi erano stati quasi del tutto abbandonati. E’ bastato un piccolo intervento per controllare il cosiddetto ‘Cimiciato del nocciolo’ per far tornare gli alberi produttivi. Poi i noccioleti dei Nebrodi sono stati colpiti
Foto di prima pagina tratta da Pittimùso Prodotti tipici siciliani d’accellenza
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