Qualche giorno fa la trasmissione televisiva Mi manda RAI 3 ha acceso i riflettori sulle mascherine. Servizio meritorio, visto che ormai fanno parte della nostra vita quotidiana. Così abbiamo scoperto un particolare che ci ha lasciati di stucco: in alcuni tipi di mascherine in usa nell’Unione europea – e quindi anche in Italia – è presenta una sostanza cancerogena: il biossido di titanio. Possibile? Sì, perché lo scorso anno, nel pieno della pandemia, è stata autorizzato l’acquisto, in deroga alle stringenti normative europee, di lotti di mascherine per fronteggiare l’emergenza. Da qui la scoperta che, senza saperlo, alcuni di noi potrebbero avere usato le mascherine al biossido di titanio. Ma la vera notizia emersa durante la trasmissione è che queste mascherine al biossido di titanio potrebbero essere ancora in giro!
Durante la trasmissione un esperto ha spiegato come distinguere le mascherine realizzate a norma (con riferimento alla normativa europea) da quello che potrebbero non essere a norma e, magari, contenere biossido di titanio. Quindi due problemi: le mascherine non a norma non sono sicure riguardo alla capacità di bloccare il virus; e, come già accennato, potrebbero contenere il biossido di titanio. Come riconoscerle? Un elemento è centrale: le mascherine a norma nell’Unione europea presentano il marchio CE 8Comunità Europea). Il problema è che ci sono altre mascherine, realizzate dai furbi cinesi, che hanno piazzato la stessa sigla CE che, in questo caso, sta
Noi adesso vogliamo porre una domanda. Parliamo delle mascherine FFP2. Chiediamo ai governanti: le mascherine FFP2/FFP3 assegnate al personale sanitario negli ospedali pubblici e, in generale, nelle strutture pubbliche sono a norma? Ancora: siccome si parla di approvare una legge con la quale gli operatori sanitari non vaccinati che contraggono il virus sul posto di lavoro non verrebbero tutelati dall’INAIL, a questo punto è necessario che i DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) siano assolutamente a norma.