di Idalgo II
MADRID – La Spagna rispolvera il proprio passato e torna alle repressioni di piazza. E lo fa per combattere un artista – il rapper Pablo Hasél – le cui parole saranno un po’ sopra il rigo, ma è pur sempre un artista. E lo fa – questa è la vera notizia – mentre al potere c’è il solito finto Partito socialista europeo che di socialista non ha proprio nulla! E’ il Governo finto-socialista di Pedro Sànchez che ha deciso di ricorrere ai manganelli. Ma non sta funzionando, se è vero che nelle piazze di tante città le proteste popolari
Dramma nel dramma, i giudici hanno condannato il rapper: e questo sta facendo ulteriormente salire la tensione. Appioppare nove mesi di carcere a un artista in piena pandemia da Covid-19, in un Paese – la Spagna – dove il virus ha già messo a dura prova la sanità e l’economia non è proprio un invito alla pace e alla concordia. Le cronache di queste ore raccontano di duri scontri a Barcellona tra manifestanti e forze dell’ordine. Con lanci di oggetti, pietre e persino razzi contro il corpo di polizia della Catalogna, i Mossos d’Esquadra. E con le forze dell’ordine che hanno risposto con il lancio di fumogeni. Non sappiamo cosa stia succedendo oggi, ma sappiamo – parlano le cronache – che nei giorni scorsi non sono mancati gli scontri, anche duri: com’è accaduto a Barcellona, dove i manifestanti non solo non hanno alcuna intenzione di mollare, ma hanno anche alzato il tiro, mettendo in atto saccheggi e, in alcuni casi, ricorrendo anche al fuoco.
La sensazione è che, in Spagna, ci siano ormai tanti ‘mondi’ che tra di loro non comunicano più. A parte gli indipendentisti di alcune Regioni, che non ne vogliono sapere di restare in una Spagna sempre più fragile e sempre più debole (un Governo che ricorre alla violenza contro un artista un po’ su di giri è espressione piena di una grande debolezza e di paura), c’è, alla base, anche un conflitto culturale e generazionale. Da una parte la solita Spagna con la monarchia, con la finta democrazia tipica ormai di tutti i Paesi che hanno aderito alla fallimentare Unione europea dell’euro che si va sbriciolando; dall’altra parte i giovani che chiedono altro. Sicuramente le richieste possono anche essere bizzarre, ma sono la spia di un Paese arretrato, vecchio, con una democrazia minata dalla globalizzazione dell’economia imposta dall’Europa dell’euro. La stessa agricoltura spagnola, fino a qualche anno fa all’avanguardia, oggi è un po’ ‘ammaccata’, costretta a forzare la mano per fronteggiare la spietata concorrenza delle agricoltura asiatiche e africane dove il costo del lavoro è da quindici a venti volte inferiore al costo del lavoro in agricoltura che si registra in Europa. E’ in questo scenario che, dalla Spagna, sono spuntati l’olio d’oliva ‘deodorato’ e le arance ‘bombardate’ di pesticidi e, proprio per questo, bloccate nei giorni scorsi dalla Germania.
Intanto, mediante i social network, la Plataforma Libertad Pablo Hasel chiama il popolo a raccolta. Da qui gli appelli per dare vita a manifestazioni nelle città catalane e anche in altre città della Spagna. E siccome in catalogna ci sono anche gli Indipendentisti – che qualche giorno fa hanno vinto le elezioni – ecco che anche loro si sono uniti alla protesta popolare. agli appelli anche diversi gruppi della sinistra indipendentista. Una notizia riportata dall’ANSA racconta che “il partito indipendentista CUP ha denunciato che Dani Cornellà, un suo esponente appena eletto al Parlamento regionale, ha subito un’aggressione ‘ingiustificata’ da parte della polizia”. E siamo appena all’inizio.
Foto di prima pagina tratta da Dinamopress