dal WWF Sicilia Centrale
riceviamo e pubblichiamo
Ieri presso il Tribunale penale di Gela si è svolta la prima udienza del processo contro il “Sikania Resort” per inquinamento ambientale (art. 452-bis c.p.) e deturpamento di bellezze naturali (art. 734 c.p.). Nel 2018 la Procura delle Repubblica avviò un’indagine accertando che per la realizzazione dell’area balneare del villaggio turistico furono sbancate e distrutte le dune costiere e la macchia mediterranea, con grave danno ambientale, ecologico, floro-faunistico e paesaggistico all’interno del SIC (Sito di Importanza Comunitaria) “Torre Manfria”, area protetta e sottoposta a vincolo naturalistico. Così il resort fu sottoposto a sequestro dalla Guardia di Finanza, che accertò anche la violazione delle prescrizioni inserite nelle concessioni ed autorizzazioni rilasciate sia dal Comune di Butera sia dall’Assessorato Territorio e Ambiente della Regione siciliana. Il WWF Sicilia Centrale, rappresentato e difeso dall’avv. Salvatore Patrì del foro di Caltanissetta, ha presentato l’istanza di costituzione di parte civile; con il parere favorevole del Pubblico Ministero dott. Ubaldo Leo, il Giudice dott.ssa Marica Marino l’ha accolta ritenendo l’Associazione ambientalista legittimata a costituirsi parte civile, in base alle vigenti norme in materia di “danno ambientale” ed in relazione alle finalità di tutela dell’ambiente e dei beni paesaggistici fatte proprie dallo Statuto del WWF.
“Si tratta di un’importante prima vittoria che vede riconoscere al WWF, unica associazione ambientalista che si sia costituita, l’attività svolta da anni sul tema della tutela e conservazione della natura e della biodiversità nel territorio Nisseno – dichiara Ennio Bonfanti, Presidente di WWF Sicilia Centrale -. Parteciperemo a tutte le udienze del processo con con grande senso di responsabilità e impegno; intanto desideriamo evidenziare la bontà delle risultanze prodotte dal Pubblico Ministero e dalla Polizia giudiziaria, a cui vanno tutti i nostri apprezzamenti per aver condotto indagini così complesse”. “La decisione del Giudice ci sembra importante anche perché è la prima volta che il WWF viene riconosciuto come parte civile in un processo del Tribunale di Gela – dichiara l’avv. Salvatore Patrì -. Grazie a tale autorevole determinazione, inoltre, il WWF potrà attivamente collaborare con la Giustizia e concorrere all’accertamento in dibattimento della verità e delle eventuali responsabilità degli imputati. In caso di condanna, chiederemo il pieno risarcimento dei danni patiti dall’Associazione”.
Ecco le dichiarazioni degli inquirenti in occasione della conferenza stampa organizzata dalla Procura di Gela il 17 gennaio 2018 (fonte: www.pippogaliponews.it/?p=30930):
Procuratore Fernando Asaro: “Dal 2006 hanno spianato la spiaggia e distrutto le dune. Hanno violato norme a tutela di quell’area. Più ombrelloni e meno dune. Il danno non è irreversibile. Il Gip ha disposto il sequestro preventivo per inquinamento ambientale. Gli imprenditori possono sviluppare attività economiche ma nel rispetto della norme. L’economia deve rispettare il diritto. Questo vale per il petrolchimico così come per il Sikania”. Il Pm Ubaldo Leo: “Quella zona è sottoposta ad un doppio vincolo di tutela. Non è impossibile svolgere attività d’impresa ma bisogna farlo rispettando vincoli. Le dune andavano superate con passerelle e questo non è mai avvenuto. La vegetazione è completamente distrutta. Danni alla zona dunale e retrodunale. I consulenti hanno ammesso che serviranno quindici anni per ripristinare quell’ecosistema”.
“La compagnia della Guardia di Finanza di Gela ha eseguito nella giornata di ieri 16 Gennaio un decreto di sequestro emesso della Procura di Gela, su richiesta del Pubblico ministero, dott. Ubaldo Leo, della struttura turistico alberghiera “Sikania Resort”. Il sequestro preventivo è stato disposto a seguito delle accertate violazioni alle prescrizioni inserite nelle concessioni rilasciate sia dal comune di Butera che dall’Assessorato territorio e ambiente della Regione Sicilia. Ritenute integrate le condotte di inquinamento ambientale (art. 452-bis c.p.) e distruzione o deturpamento di bellezze naturali (art. 734 c.p.), è stata disposta l’applicazione della suddetta misura cautelare sull’intero complesso, al fine di impedire che il reato commesso porti ad ulteriori conseguenze e consentire, nel prosieguo, il ripristino per quanto possibile dello stato dei luoghi e dell’habitat gravemente deteriorati. A tal fine l’autorità giudiziaria procedente ha individuato la figura di un amministratore/custode giudiziario che avrà il compito di gestire la struttura alberghiera fino all’attuazione delle prescrizioni imposte. In particolare gli inquirenti hanno accertato come la realizzazione dell’area balneare del villaggio turistico sia avvenuta in violazione delle prescrizioni molto stringenti poste alla base delle concessioni poiché il sito interessato è ricadente all’interno di un’area sottoposta a vincolo naturalistico (S.I.C.. ITA 050011 – “Torre Manfria”). Fra i tanti vincoli vi era quello di non alterare l’equilibrio generale del sito dal punto di vista floro faunistico e paesaggistico e quello di preservare le caratteristiche formazioni dunali dall’erosione eolica e dal calpestio umano. La struttura, inizialmente gestita dalla società Falconara s.r.l. fu poi data in affitto, nell’anno 2014, alla società Eden s.r.l. di Pesaro. I diversificati accertamenti svolti (raffronto delle immagini satellitari rilevate dal 2006 ad oggi, esame delle planimetrie progettuali acquisite presso l’Assessorato regionale territorio e ambiente di Palermo e l’ufficio del Demanio marittimo di Caltanissetta, rilevamenti fotografici aerei) hanno permesso di accertare come, nel corso degli anni, il cordone dunale preesistente, la cui altezza in alcuni punti raggiungeva anche diversi metri e il cui andamento risultava continuo nel suo sviluppo longitudinale, fosse stato completamente spianato in corrispondenza della struttura alberghiera retrostante per ampliare, arbitrariamente, l’area destinata allo stabilimento balneare e come, le prescrizioni imposte dalle autorità competenti per la sua tutela, fossero state completamente ignorate. Per tali condotte, sono stati denunciati Pietro Franza (legale rappresentante della società Falconara s.r.l., titolare della concessione edilizia rilasciata dal comune di Butera) e Nardo Filippetti (legale rappresentante della società Eden s.r.l., gestore del complesso turistico). L’attività è stata supportata da una perizia tecnica richiesta dall’autorità giudiziaria al fine di valutare la gravità dell’impatto ambientale. La valutazione dei consulenti ha escluso la possibilità di un danno irreparabile, per questo motivo i reati contestati non sono di più grave entità e soprattutto l’attività del villaggio turistico è stata affidata ad un amministratore giudiziario che curerà l’aspetto delle bonifiche necessarie. Questa nomina permetterà, qualora venga ripristinato lo stato dei luoghi nel rispetto delle prescrizioni imposte dalle concessioni, la normale operatività della struttura”.