Nulla. Nulla per il Sud e la Sicilia a parte le chiacchiere. Anzi, se proprio la dobbiamo dire tutta, nel discorso di Mario Draghi al Senato, per il Mezzogiorno si annunciano solo problemi. Ecco il passaggio sul Sud: “Aumento dell’occupazione, in primis, femminile, è obiettivo imprescindibile: benessere, autodeterminazione, legalità, sicurezza sono strettamente legati all’aumento dell’occupazione femminile nel Mezzogiorno. Sviluppare la capacità di attrarre investimenti privati nazionali e internazionali è essenziale per generare reddito, creare lavoro, invertire il declino demografico e lo spopolamento delle aree interne. Ma per raggiungere questo obiettivo occorre creare un ambiente dove legalità e sicurezza siano sempre garantite. Vi sono poi strumenti specifici quali il credito d’imposta e altri interventi da concordare in sede europea. Per riuscire a spendere e spendere bene, utilizzando gli investimenti dedicati dal Next Generation EU occorre irrobustire le amministrazioni meridionali, anche guardando con attenzione all’esperienza di un passato che spesso ha deluso la speranza”. Nessun accenno preciso ad investimenti, ma un elegante accenno a “legalità e sicurezza”, quindi il solito credito d’imposta e l’accenno a “irrobustire le amministrazioni meridionali”. Si stanno preparando il terreno per dire al Sud e alla Sicilia che non avranno il 35% del Recovery Fund perché ci sono ancora problemi c0on le varie mafie e con le amministrazioni locali fragili? Vedremo.
Bruttissimo – sempre se visto dal Sud e dalla Sicilia – il riferimento a Cavour, lo ‘statista’ che invitava Vittorio Emanuele ad “ammazzare” meridionali e siciliani: “… le riforme compiute a tempo, invece di indebolire l’autorità, la rafforzano”. Dopo di che il ‘Super Mario’ deve ribaltare la realtà politica: “Si è detto e scritto che questo governo è stato reso necessario dal fallimento della politica. Mi sia consentito di non essere d’accordo. Nessuno fa un passo indietro rispetto alla propria identità ma semmai, in un nuovo e del tutto inconsueto perimetro di collaborazione, ne fa uno avanti nel rispondere alle necessità del Paese, nell’avvicinarsi ai problemi quotidiani delle famiglie e delle imprese che ben sanno quando è il momento di lavorare insieme, senza pregiudizi e rivalità”. Poi, dimenticando quello che ha fatto in Italia, ha detto: “Spesso mi sono chiesto se noi, e mi riferisco prima di tutto alla mia generazione, abbiamo fatto e stiamo facendo per loro tutto quello che i nostri nonni e padri fecero per noi, sacrificandosi oltre misura. È una domanda che ci dobbiamo porre quando non facciamo tutto il necessario per promuovere al meglio il capitale umano, la formazione, la scuola, l’università e la cultura. Una domanda alla quale dobbiamo dare risposte concrete e urgenti quando deludiamo i nostri giovani costringendoli ad emigrare da un paese che troppo spesso non sa valutare il merito e non ha ancora realizzato una effettiva parità di genere. Una domanda che non possiamo eludere quando aumentiamo il nostro debito pubblico senza aver speso e investito al meglio risorse che sono sempre scarse”.
Segue l’abbraccio alla Ue (che, di fatto, lo ha piazzato al Governo del nostro Paese): “Questo governo nasce nel solco dell’appartenenza del nostro Paese, come socio fondatore, all’Unione europea, e come protagonista dell’Alleanza Atlantica, nel solco delle grandi democrazie occidentali, a difesa dei loro irrinunciabili principi e valori”. Quindi l’ottimismo poggiato non si capisce bene su quali dati e su quali previsioni: “Le previsioni pubblicate la scorsa settimana dalla Commissione europea – ha detto Draghi – indicano che sebbene nel 2020 la recessione europea sia stata meno grave di quanto ci si aspettasse – e che quindi già fra poco più di un anno si dovrebbero recuperare i livelli di attività economica pre-pandemia – in Italia questo non accadrà prima della fine del 2022, in un contesto in cui, prima della pandemia, non avevamo ancora recuperato pienamente gli effetti delle crisi del 2008-09 e del 2011-13”. Noi non siamo convinti dei dati forniti dalla Ue sui danni economici provocati dalla pandemia; e siamo ancora meno convinti che “fra poco più di un anno si dovrebbero recuperare i livelli di attività economica pre-pandemia”. Noi osserviamo la situazione sanitaria ed economica europea e italiana – osserviamo il dilagare delle varianti del virus e i provvedimenti che bloccano l’economia italiana – e non crediamo minimamente a quello che ha detto il signor Draghi sull’economia europea e italiana! L’economia europea è un disastro perché imperniata sul liberismo, sulla globalizzazione e sull’export: tre elementi che la pandemia mette radicalmente in discussione!
Non è mancata la sviolinata sui vaccini anti-Covid e le solite chiacchiere sulla sanità: “Sulla base dell’esperienza dei mesi scorsi – ha detto Draghi – dobbiamo aprire un confronto a tutto campo sulla riforma della nostra sanità. Il punto centrale è rafforzare e ridisegnare la sanità territoriale, realizzando una forte rete di servizi di base (case della comunità, ospedali di comunità, consultori, centri di salute mentale, centri di prossimità contro la povertà sanitaria). È questa la strada per rendere realmente esigibili i “Livelli essenziali di assistenza” e affidare agli ospedali le esigenze sanitarie acute, post acute e riabilitative. La “casa come principale luogo di cura” è oggi possibile con la telemedicina, con l’assistenza domiciliare integrata”. si vede che Draghi non ha vissuto in Italia negli ultimi dieci anni. Altrimenti sarebbe a conoscenza che le chiacchiere sulla sanità territoriale sono cominciate con il Governo Monti (e in Sicilia addirittura tre anni prima, nel 2008): la sanità pubblica italiana è stata smantellata nel nome della medicina territoriale che forse è presente in modo corretto in Emilia Romagna: Sud e Sicilia, invece, hanno visto solo tagli, riduzione dei posti letto negli ospedali, riduzione dei reparti e un netto peggioramento del lavoro per medici e infermieri.
Chiacchiere inutili anche sulla scuola: “Non solo dobbiamo tornare rapidamente a un orario scolastico normale – ha detto Draghi – anche distribuendolo su diverse fasce orarie, ma dobbiamo fare il possibile, con le modalità più adatte, per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle Regioni del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficoltà. In questa prospettiva particolare attenzione va riservata agli ITIS (istituti tecnici). In Francia e in Germania, ad esempio, questi istituti sono un pilastro importante del sistema educativo. E’ stato stimato in circa 3 milioni, nel quinquennio 2019-23, il fabbisogno di diplomati di istituti tecnici nell’area digitale e ambientale. Il Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza assegna 1,5 md agli ITIS, 20 volte il finanziamento di un anno normale pre-pandemia. Senza innovare l’attuale organizzazione di queste scuole, rischiamo che quelle risorse vengano sprecate”. Un discorso perfettamente in linea con la negazione della scuola di Giovanni Gentile, per promuovere una scuola al servizio dell’economia liberista. Un disastro culturale in piena regola!
Altra sviolinata sul Papa ecologista, sul turismo, sulla parità di genere. Qualche indicazione è arrivate per le risorse del Recovery Fund. Anche Draghi ha dato per scontato che questi fondi europei arriveranno. “Il Programma – ha detto – è finora stato costruito in base ad obiettivi di alto livello e aggregando proposte progettuali in missioni, componenti e linee progettuali. Nelle prossime settimane rafforzeremo la dimensione strategica del Programma, in particolare con riguardo agli obiettivi riguardanti la produzione di energia da fonti rinnovabili, l’inquinamento dell’aria e delle acque, la rete ferroviaria veloce, le reti di distribuzione dell’energia per i veicoli a propulsione elettrica, la produzione e distribuzione di idrogeno, la digitalizzazione, la banda larga e le reti di comunicazione 5G”. Per chi non l’avesse capito, quello di Draghi sarà il Governo che ha intenzione di portare la controversa tecnologia 5 G nelle nostre vite: mille motivi in più per combattere con tutte le nostre forze questo Governo!
Sul Fisco Draghi ha annunciato “una revisione profonda dell’Irpef con il duplice obiettivo di semplificare e razionalizzare la struttura del prelievo, riducendo gradualmente il carico fiscale e preservando la progressività. Funzionale al perseguimento di questi ambiziosi obiettivi sarà anche un rinnovato e rafforzato impegno nell’azione di contrasto all’evasione fiscale”. Poi le solite chiacchiere sulla pubblica amministrazione italiana che, dagli anni ’70 del secolo passato, deve diventare più snella, più vicina ai cittadini e bla bla bla. Qualcosa in più sulla Giustizia: “Nel campo della giustizia – ha detto Draghi – le azioni da svolgere sono principalmente quelle che si collocano all’interno del contesto e delle aspettative dell’Unione europea. Nelle Country Specific Recommendations indirizzate al nostro Paese negli anni 2019 e 2020, la Commissione, pur dando atto dei progressi compiuti negli ultimi anni, ci esorta: ad aumentare l’efficienza del sistema giudiziario civile, attuando e favorendo l’applicazione dei decreti di riforma in materia di insolvenza, garantendo un funzionamento più efficiente dei tribunali, favorendo lo smaltimento dell’arretrato e una migliore gestione dei carichi di lavoro, adottando norme procedurali più semplici, coprendo i posti vacanti del personale amministrativo, riducendo le differenze che sussistono nella gestione dei casi da tribunale a tribunale e infine favorendo la repressione della corruzione”.
QUI PER ESTESO IL DISCORSO INTEGRALE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI MARIO DRAGHI
Foto tratta da Startmag