“Sospendere l’iter del parco eolico al largo delle Egadi: gli svantaggi sono certi e i vantaggi tutti da valutare per la Sicilia. Non sono contraria alle rinnovabili ma bisogna vederci chiaro”. Così afferma la deputata regionale di Attiva Sicilia, Valentina Palmeri. La storia di quest’opera faraonica l’abbiamo raccontata nei giorni scorsi (come potete leggere qui), riprendendo un post di Ignazio Corrao, europarlamentare eletto nel collegio Sicilia-Sardegna. Corrao è molto critico su un’opera che definire devastante per l’ambiente marino è un eufemismo. Sulla vicenda è intervenuto anche l’assessore regionale all’Agricoltura e alla Pesca, Tony Scilla, che è stato chiaro: “Monitoreremo con grande attenzione l’iter del progetto del Parco eolico offshore della società Renexia. Solo a seguito di consultazioni e confronti con il mondo della pesca, trarremo le nostre considerazioni e su quelle ci attiveremo di conseguenza. Ad oggi il rischio paventato dagli operatori della pesca siciliana, che operano in quell’area del Mediterraneo particolarmente pescosa, è quello di essere privati di ampi spazi acquei dove esercitare la propria attività”.
Leggiamo cosa scrive la parlamentare Valentina Palmeri: “Per realizzare il parco eolico – si legge nel comunicato di Attiva Sicilia – la richiesta della Renexia spa è di una concessione demaniale marittima trentennale di uno specchio acqueo finalizzata all’installazione ed esercizio di un parco eolico off-shore e delle relative opere elettriche di connessione, della superficie complessiva di 18.505.195,00 mq. Il Parco eolico è stato ipotizzato per la maggior parte come ricadente nelle acque della Piattaforma continentale italiana, entro le 200 miglia dalla costa ed in minima parte nelle acque territoriali italiane del Canale di Sicilia, in una posizione ad ovest delle isole Egadi. La produzione verrebbe convogliata via cavo HVDC fino a largo del Comune di Termini per poi collegarsi alla terraferma all’altezza della Campania. “Il progetto – dice Valentina Palmeri – sembrerebbe aver suscitato le prime contestazioni in quanto certamente foriero di impatti; non trascurabile l’impatto che avrebbe nel settore della pesca, considerato che verrebbero sottratte delle aree pescosissime. Altre rilevanti sono quelle che minacciano la stessa sopravvivenza della fauna marina e i flussi migratori dell’avifauna che partono dall’Africa e arrivano in Europa attraverso il Canale di Sicilia. Al contrario non sono chiare le reali ricadute positive per la Sicilia, anzi tale produzione si potrebbe porre in concorrenza con altre produzioni già presenti nella regione”. Serve alla Sicilia tale opera? Questa è un’altra questione importante e fa bene la parlamentare a porre anche questo aspetto.
“La complessità dell’impatto vuole che l’iter del progetto – continua Palmeri – sia solamente alla fase iniziale di definizione sui contenuti che lo studio di impatto ambientale deve compiutamente sviluppare. Solo dopo il deposito dello studio di impatto ambientale sarebbe possibile iniziare la fase della consultazione pubblica, con le necessarie informazioni su cui basare le proprie osservazioni o rilevare carenze nello stesso. Alla luce della normativa vigente, l’attivazione della procedura per la concessione trentennale di oltre 18 milioni di mq di superficie marina per un progetto non ancora validato sotto il profilo ambientale non sembrerebbe essere una procedura corretta nel rispetto dell’interesse plurimo del bene collettivo, ivi compresa la tutela ambientale e si porrebbe in contrasto con le norme (art. 29 comma 1 del D.lgs 152/06). Per questo ho inoltrato oggi una nota alla Capitaneria di Porto di Trapani, ai Ministeri competenti, per invitarli a sospendere la procedura e conseguentemente il rilascio della concessione demaniale richiesta, palesemente prematura rispetto alle valutazioni cui dovrà essere sottoposto il progetto, non solo di carattere ambientale ma anche per la sicurezza della navigazione e le ricadute economiche sulla pesca. Ho depositato anche una mozione all’Ars nella quale chiedo al Governo regionale di avviare immediatamente un’interlocuzione con la Capitaneria ed i Ministeri competenti, nonché ad attivarsi al fine di garantire che il S.I.A. contenga effettivamente la descrizione delle principali alternative ragionevoli del progetto e l’analisi delle ricadute sui sistemi esistenti. È mia intenzione incontrare i sindaci che hanno avanzato perplessità sull’impianto. E successivamente chiederò un’audizione in commissione”.
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