Per noi è sempre stato il protagonista di un settimanale siciliano di grandi battaglie giornalistiche e sociali. E anche un uomo libero. Le vicissitudini giudiziarie di Enzo Basso ci hanno sempre colpiti. E la chiusura di Centonove – il battagliero periodico da lui fondato e diretto – è stata una perdita per il giornalismo siciliano. 108 sono i Comuni della provincia di
Ancora in attesa di giudizio al Tribunale, il fondatore di Centonove racconta la sua esperienza: arrestato all’alba del 30 ottobre del 2017 è stato costretto a sei mesi di domiciliari con il divieto di affacciarsi al balcone di casa. Non abbiamo letto il libro, ma sappiamo che si raccontano tante anomalie nella gestione del suo caso. Ancora a distanza di tre anni non gli sono stati riconsegnati i suoi effetti personali, il settimanale è stato chiuso e l’azienda 109Press srl, start up innovativa iscritta nell’apposito elenco della Camera di Commercio dal 2015, è stata fatta fallire. “Ho dedicato questo libro ai lettori di Centonove ancora traumatizzati – dice – perché è giusto che sappiano. Ma soprattutto voglio dare in anticipo la possibilità ai magistrati che si devono occupare della vicenda di documentarsi: non voglio che a nessun imputato succeda mai in Italia quello che è successo a me…”.
La Corte chiamata a occuparsi del processo Centonove è già cambiata sei volte. “Sono stato accusato di aver svolto macroscopiche irregolarità amministrative: proverò il contrario. Ma voglio farlo in pubblico”. Enzo Basso è stato il primo giornalista in Italia che ha presentato una denuncia alla Guardia di Finanza contro le truffe nell’assegnazione dei fondi dell’editoria: i fondi non sono mai stati assegnati alla cooperativa kimon, editrice del settimanale Centonove. “La testata Centonove, dopo essere decaduta dalla registrazione – si legge nel comunicato di presentazione del libro – è stata, in violazione della legge sull’editoria, messa all’asta dal Tribunale, senza successo. La società 109Press, senza nessuna evidenza pubblica come prevede la legge, invece, con un flusso mensile di fatturato di ventottomila euro, è stata affittata a sole mille euro e il contratto rescisso dopo pochi mesi. Ma dietro il Caso Centonove, si allungano – conclude Enzo Basso – le ombre del Caso Messina e del Caso Montante…”.