“… una vallata, dentro la quale, compatta, si sparge Scicli, senza periferia e case moderne: un po’ fuori un enorme cimitero, un enorme ospedale, tutto color giallo-rosa, cadaverico; al centro la piazzetta e la strada barocca, dei baroni, dei gesuiti… da questa vallata si diramano, tutte dalla stessa parte, altre tre piccole valli, dalle pareti quasi a picco, bianche di pietre: da lontano non si nota nulla: ma salendo per sentieri che sono letticciuoli di torrenti; sopra le ultime casupole di pietra della cittadina, si sale una specie di montagna del purgatorio, con i gironi uno sull’altro, forati dai buchi delle porte delle caverne saracene, dove la gente ha messo un letto, delle immagini sacre o dei cartelloni di film alle pareti di sassi, e lì vive, ammassata, qualche volta col mulo“.
Così scriveva di Scicli, bellissima cittadina della provincia di Ragusa, lo
Alla Sicilia sconosciuta apparteneva un particolare luogo abitato di Scicli: le grotte di Chiafura (sopra, l’interno di una grotta abitata: foto tratta da StoriEnogastronomiche). Sì, ancora alla fine degli anni ’50, a Scicli, c’era gente che viveva nelle grotte. Chiafura è uno spazio ricco di grotte dove confluiscono due cave: la cava di San Bartolomeo e la cava di Santa Maria la Nova. Tra la fine del ‘700 e i primi dell’800, a Chiafura vivevano circa duemila persone. Nel corso degli anni il numero si è ridotto. Alla fine degli anni ’50 c’erano ancora famiglie che vivevano lì, “qualche volta col mulo”, scriveva Pasolini. Com’era finiti a Scicli Pasolini? Un circolo della cittadina dedicato allo scrittore siciliano, Vitaliano Brancati (che era venuto a mancare qualche anno prima) invitò alcuni intellettuali. Era un modo per segnalare lo stato di povertà in cui lo Stato condannava alcune aree della Sicilia: cosa molto comune, in quegli anni, dall’arrivo nella nostra Isola del sociologo triestino, Danilo Dolci, al movimento “Assalto alla povertà” che vedeva la luce ad Agrigento. Insieme con Pasolini arrivarono altri intellettuali: il citato pittore e scrittore Carlo Levi, il critico d’arte Antonello Trombadori e qualche siciliano come il pittore Renato Guttuso. Noi – nel ricordare la Scicli del tempo che fu (oggi le grotte di Chiafura non sono più abitate e il luogo è un sito archeologico) – abbiamo riportato la citazione di Pasolini che, forse, era uno dei pochi artisti in grado non soltanto di capire il dolore e la sofferenza, ma anche di descriverla cogliendo altri aspetti.
Foto tratta da FinanzaOnline