Quando Pasolini a fine anni ’50 visitò le grotte di Chiafura, a Scicli, allora ancora abitate

11 febbraio 2021
  • “… sopra le ultime casupole di pietra della cittadina, si sale una specie di montagna del purgatorio, con i gironi uno sull’altro…”
  • A fine anni ’50 l’Italia si accorge che esistono il Sud e la Sicilia
  • Nelle grotte di Chiafura, a Scicli, dove la gente viveva con i muli 

“… sopra le ultime casupole di pietra della cittadina, si sale una specie di montagna del purgatorio, con i gironi uno sull’altro…”

“… una vallata, dentro la quale, compatta, si sparge Scicli, senza periferia e case moderne: un po’ fuori un enorme cimitero, un enorme ospedale, tutto color giallo-rosa, cadaverico; al centro la piazzetta e la strada barocca, dei baroni, dei gesuiti… da questa vallata si diramano, tutte dalla stessa parte, altre tre piccole valli, dalle pareti quasi a picco, bianche di pietre: da lontano non si nota nulla: ma salendo per sentieri che sono letticciuoli di torrenti; sopra le ultime casupole di pietra della cittadina, si sale una specie di montagna del purgatorio, con i gironi uno sull’altro, forati dai buchi delle porte delle caverne saracene, dove la gente ha messo un letto, delle immagini sacre o dei cartelloni di film alle pareti di sassi, e lì vive, ammassata, qualche volta col mulo“.

A fine anni ’50 l’Italia si accorge che esistono il Sud e la Sicilia

Così scriveva di Scicli, bellissima cittadina della provincia di Ragusa, lo scrittore e poeta Pierpaolo Pasolini. Si era alla fine degli anni ’50 del secolo passato. E l’Italia, cento anni dopo la ‘presunta’ unificazione, andava accorgendosi che esistevano anche il Sud e la Sicilia. Nel 1950 era stata istituita la Cassa per il Mezzogiorno, che era servita a poco, perché la povertà e l’emigrazione di tanti meridionali verso il ‘Triangolo industriale’ Milano-Torino-Genova proseguiva a pieno ritmo. Quindici anni prima Carlo Levi aveva dato alle stampe Cristo si è fermato ad Eboli, ma alla fine degli anni ’50 tanto Sud e tanta Sicilia rimanevano sconosciuti all’Italia.

Nelle grotte di Chiafura, a Scicli, dove la gente viveva con i muli

Alla Sicilia sconosciuta apparteneva un particolare luogo abitato di Scicli: le grotte di Chiafura (sopra, l’interno di una grotta abitata: foto tratta da StoriEnogastronomiche). Sì, ancora alla fine degli anni ’50, a Scicli, c’era gente che viveva nelle grotte. Chiafura è uno spazio ricco di grotte dove confluiscono due cave: la cava di San Bartolomeo e la cava di Santa Maria la Nova. Tra la fine del ‘700 e i primi dell’800, a Chiafura vivevano circa duemila persone. Nel corso degli anni il numero si è ridotto. Alla fine degli anni ’50 c’erano ancora famiglie che vivevano lì, “qualche volta col mulo”, scriveva Pasolini. Com’era finiti a Scicli Pasolini? Un circolo della cittadina dedicato allo scrittore siciliano, Vitaliano Brancati (che era venuto a mancare qualche anno prima) invitò alcuni intellettuali. Era un modo per segnalare lo stato di povertà in cui lo Stato condannava alcune aree della Sicilia: cosa molto comune, in quegli anni, dall’arrivo nella nostra Isola del sociologo triestino, Danilo Dolci, al movimento “Assalto alla povertà” che vedeva la luce ad Agrigento. Insieme con Pasolini arrivarono altri intellettuali: il citato pittore e scrittore Carlo Levi, il critico d’arte Antonello Trombadori e qualche siciliano come il pittore Renato Guttuso. Noi – nel ricordare la Scicli del tempo che fu (oggi le grotte di Chiafura non sono più abitate e il luogo è un sito archeologico) – abbiamo riportato la citazione di Pasolini che, forse, era uno dei pochi artisti in grado non soltanto di capire il dolore e la sofferenza, ma anche di descriverla cogliendo altri aspetti.

Foto tratta da FinanzaOnline 

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