- Come nell’impresa dei mille in Sicilia, anche in Calabria, in Basilicata e nel resto del Sud Garibaldi vince grazie al tradimento degli ufficiali del Regno delle Due Sicilie
- Il generale borbonico Ghio, esempio di “valoroso” militare abile nelle ritirate e del De Liguoro che, invece, mette in fuga i garibaldini
Come nell’impresa dei mille in Sicilia, anche in Calabria, in Basilicata e nel resto del Sud Garibaldi vince grazie al tradimento degli ufficiali del Regno delle Due Sicilie
(1860, Basilicata-Calabria) – Il De Liguoro era rimasto letteralmente sconvolto dal comportamento del generale Ghio e dei suoi “colleghi” che stavano, di fatto,tradendo la Patria. Era preoccupato e deluso per il succedersi di fatti scandalosi che portavano vantaggi soltanto ai Garibaldini e agli altri nemici giurati dello Stato Duosiciliano. Aveva deciso, pertanto, di dissociarsi da quell’andazzo. E alla fine si dimise per protesta. Non era, questa, una scelta che aveva suscitato sorpresa nelle file degli ufficiali Duosiciliani, in quanto il De Liguoro, nelle discussioni private e nelle riunioni di lavoro, aveva sempre sostenuto l’esigenza di una linea “dura” della lotta armata, di passare sempre al contrattacco e, se necessario, ricorrere all’adozione della resistenza ad oltranza contro ogni ipotesi di “ritirata”, di resa, o peggio di inciucio con il nemico invasore. Da buon “soldato”, pur essendo dimissionario e inascoltato era rimasto nei ranghi, accanto agli altri soldati.
Il generale borbonico Ghio, esempio di “valoroso” militare abile nelle ritirate e del De Liguoro che, invece, mette in fuga i garibaldini
Il 27 agosto del 1860, nel corso della vergognosa ritirata ordinata dal generale Ghio, i garibaldini avanzavano tranquillamente – forse presi dall’entusiasmo per una sin troppo facile vittoria – e pensavano di mettere in moto una iniziativa piuttosto azzardata. Decisero così di sferrare un vero e proprio attacco nei confronti della retroguardia della colonna Duosiciliana in ritirata. Era troppo! Il De Liguoro, stanco di assistere ai tradimenti e sdegnato per la continua, progressiva, disattivazione di quello che rimaneva comunque, tecnicamente, un ottimo esercito, prese il comando di un plotone di “Lancieri” 3, insieme al “1° Cacciatori”, sferrò un rapido e potente contrattacco che sorprese e mise letteralmente in fuga i garibaldini. Il successivo 30 agosto, nel corso del “Consiglio di Guerra” convocato dal generali Ghio, lo stesso ufficiale votò per la resistenza ad oltranza contro i garibaldini e dichiarò che i suoi soldati lo avrebbero seguito fino alla fine. Il Ghio, come sappiamo, non si commosse affatto e continuò nella sua opera di disfacimento e di disfattismo. Avrà addirittura il “coraggio” di far “sbandare” – a Soveria Mannelli – un’armata di oltre diecimila uomini, senza farli combattere e senza dare direttive di alcun tipo. Egli, da solo, tagliò la corda a sua volta.
Giuseppe Scianò L’Esercito dimenticato, Pitti Edizioni, pag. 11, 12.
Tratto da Regno delle Due Sicilie.eu
AVVISO AI NOSTRI LETTORI
Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.-La redazione
Effettua una donazione con paypal