C’è di tutto e di più in questo inizio di secondo anno di pandemia. A Caccamo un diciannovenne è accusato dell’uccisione della fidanzata diciassettenne, Roberta Siragusa. Un delitto efferato. Qualche giorno fa, a Palermo, nel popolare quartiere di Cruillas, una donna di 32 anni, Piera Napoli, madre di tre bambini è stata uccisa dal marito. Gelosia, così ha detto agli inquirenti. In queste ore a Mascali, in provincia di Catania, una donna di 49 anni ha provato ad uccidere il marito di 68 anni. Motivazione: ha scoperto la foto di una donna nel telefono cellulare del compagno. Presa da un attacco di gelosia – così leggiamo sui giornali – ha preso un martello e un coltello e ha cercato di uccidere il compagno che l’avrebbe tradita.
Che cosa sta succedendo? Quando nel Codice penale italiano c’era ancora il delitto d’onore c’erano le attenuanti per chi uccideva il coniuge o la coniuge (ma anche a tutela della figlia o della sorella). Si dava per scontato lo stato d’ira: l’ira che obnubilava la mente in presenza di un tradimento: l’ira che esplodeva per difendere il suo onore o della sua famiglia. Lo stato d’ira veniva dato come presunto, quindi presente, per giustificare, almeno in parte, l’uccisione della persona che aveva arrecato offesa all’onore. Oggi non c’è più il delitto d’onore, mandato in soffitta nel 1981, ma l’ira – in certi momenti allo stato puro, in altri momenti razionalizzata con freddezza – è rimasta.
C’è solo l’ira dietro il ricorso alla violenza? Ci potrebbe essere dell’altro. Nel caso di un uomo che uccide una donna, come racconta la scrittrice Michela Murgia, c’è un atteggiamento che è il “frutto del processo sociale, di una cultura, che costruisce e alimenta in tutti e in tutte noi l’idea che una donna sia una cosa (“sei mia/sono sua”) o una funzione (“la moglie/fidanzata/figlia/sorella/madre”), ma mai una persona dotata di autonomia”. E ancora: “Quella cultura è fatta di tante cose. La prima è il rifiuto di molti ad accettare che il maschilismo esista e faccia ogni anno decine di morti. Negare che esista è un modo per continuare a pensare che quelle morti sono tutti raptus, tutti gesti inconsulti, tutte eccezioni…”.
Nel caso di Mascali c’è il tarlo della gelosia. A quanto pare i militari sono arrivati perché avvertiti dai vicini. La donna, anche in presenza dei carabinieri ha continuato a inveire contro il compagno. A terra sono stati trovati martello e coltello. L’uomo era ferito, ma ha rifiutato le cure mediche in ospedale. Un fatto di cronaca un po’ burrascosa. Con il compagno che giustificava la presenza della foto come il ricordo di una vecchia fiamma. La la donna non ha creduto a questa tesi. e presa dall’ira ha colpito il compagno prima con un martello e poi con un coltello. Tragedia sfiorata. La donna arrestata per tentato omicidio.