“Così dopo anni passati a rivendicare ostentatamente l’uscita dall’euro e la lotta alla tecnocrazia europea, al dunque, nel momento di massima crisi del ‘sistema’, la Lega ha gettato la maschera”. A sorpresa – ma neanche tanto poi – nell’agone politico irrompe il Coordinamento Regionale “No Europa- Per l’Italia- Italexit con Paragone”. E’ il partito fondato da Gianluigi Paragone, che si va strutturando anche in Sicilia. Una formazione politica che, senza tanti fronzoli, si propone di raccogliere i voti di chi vuole l’Italia fuori dall’Unione europea dell’euro, proprio come ha fatto il Regno Unito (Paese che, in realtà, ha fatto sì parte dell’Unione europea, ma non è mai entrato nell’euro. Matteo Salvini ha deciso di appoggiare il Governo europeista di Mario Draghi? E ora ne comincerà a pagare le conseguenze.
“Sospinto dal richiamo della foresta dei ceti produttivi del Nord – si legge nel comunicato di Italexit – intenzionati a rivendicare per loro la torta del Recovery plan, Salvini ‘ha gettato il cuore oltre l’ostacolo’, cioè si è allineato alla ispirazione ‘europeista’ impersonata da Draghi, tradendo le attese di tutti quegli elettori che avevano individuato nella Lega un riferimento credibile nella lotta allo strapotere della tecnocrazia che governa l’Unione Europea. In poche ore i campioni della lotta contro la dittatura dell’euro, la mitica accoppiata Borghi/Bagnai, è trapassata al ruolo di una sbiadita controfigura del duo Gianni e Pinotto”. L’attacco è a due economisti entrambi parlamentari della Lega: Claudio Borghi e Alberto Bagnai. In effetti – cosa che abbiamo notato tutti – è veramente singolare che due economisti da sempre molto critici con l’Unione europea abbiano improvvisamente deciso di appoggiare un uomo che, di fatto, è una sorta di ‘commissario’ imposto dall’Unione europea dell’euro. hanno in testa qualcosa, i leghisti? Sicuramente. Però ne pagheranno le conseguenze politiche e, con molta probabilità anche elettorali.
Gli esponenti del partito di Paragone vanno al dunque: se Salvini è stato costretto ad entrare nel Governo dal “Nord produttivo” (leggere Lombardia e Veneto, due Regioni amministrate dalla Lega), è chiaro che non sta difendendo il Sud. Il Governo Draghi, per Salvini, potrebbe essere l’addio a tutto il lavoro che ha fatto nel Sud e in Sicilia per accreditarsi come leader di un partito nazionale. “Ancora una volta la Sicilia è stata tradita! – dicono i siciliani di Italexit -. Le parole di chi rivendica la ‘difesa degli interessi del territorio’, in bocca agli ascari leghisti ed ai politici venduti che tentano di accaparrarsi una poltrona ripetendo le ennesime menzogne, in terra siciliana hanno credibilità zero. La Lega è nata per difendere gli interessi del Nord, CONTRO quelli del Meridione, e chi la accredita della volontà di difendere la Sicilia mente sapendo di mentire! Italexit Sicilia, ‘No Europa- Per l’Italia- con Paragone’, fa appello a tutte le forze sane della nostra Isola, che vogliono battersi concretamente per il lavoro, la sovranità alimentare, uno sviluppo economico ecocompatibile, l’affermazione dello stile di vita mediterraneo quale paradigma di una visione della società che rigetta l’omologazione al pensiero unico e la dittatura della finanza e delle multinazionali, a schierarsi compatte per dare un’alternativa di speranza e di riscatto della nostra amata Sicilia”.
La parola, a questo punto, passa non soltanto a Salvini, ma al gruppo di politici siciliani – in alcuni casi di primo piano – che hanno aderito alla Lega. La partita si giocherà sulle scelte del Governo Draghi. A cominciare dalla spesa dei 200 e oltre miliardi di euro del Recovery. Se questi fondi – come si sussurra – andranno per il 90% al Nord Italia, i problemi, per Salvini e per i leghisti siciliani diventerebbero enormi. Già non mancano le prime contraddizioni: in queste ore, ad esempio, sono arrivati in Sicilia 422 migranti, 49 di loro sono positivi al virus, ma non ci sono in giro dichiarazioni di Salvini e dei leghisti siciliani. Anche del partito di Paragone in Sicilia, però, qualcosa che non funziona ancora bene c’è: qualche settimana fa hanno annunciato azioni in favore dei lavoratori licenziati della Formazione professionale abbandonati da tutta la politica, ma ancora non si è visto nulla.
Foto tratta da Silenzi e Falsità