Le bottiglie di vino trattate come le sigarette, vendute con la scritta “nuoce gravemente alla salute? Sembrerebbe proprio di sì. In effetti, il nettare prodotto dall’uva dai tempi di Omero ha resistito per tanti secoli, ma non resisterà all’Unione europea dell’euro che, soprattutto oggi che il PPE (Partito Popolare Europeo) e il PSE (Partito Socialista Europeo) non hanno più i voti per governare. I ‘populisti avanzano ovunque e agli ‘europeisti’ non resta che consegnarsi mani e piedi ai Verdi europei che, quando c’è di mezzo il cibo e gli alcolici, diventano fanatici. I Verdi sono disposti ad appoggiare l’attuale Commissione europea dove PPE e PSE – due formazioni ormai da tempo al servizio del liberismo economico – sono sempre più in difficoltà. In cambio, però, chiedono una linea ‘green’ sul vino e su alcuni cibi: segnatamente carni rosse e salumi. Insomma, per dirla in breve, in prospettiva – cominciando da oggi – vino, carni rosse e salumi vanno banditi dalla dieta dell’Europa del futuro!
L’ingenuità (in realtà la parola sarebbe un’altra) di quella politica italiana che, distrutta la Prima Repubblica, ha consegnato il nostro Paese a Bruxelles comincia a manifestarsi in modo sempre più chiaro. Proprio nelle ore in cui il banchiere Mario Draghi, dopo averne combinate di tutti i colori tra privatizzazioni e banche, viene santificato come padre della patria e viene addirittura chiamato a presiedere un Governo ‘europeista’, la stessa Unione europea in versione Verde-fondamentalista si appresta ad assestare il colpo forse mortale ad alcuni prodotti del Made in Italy. E questa volta a pagare il conto non saranno solo il Sud Italia e la Sicilia, ma anche – anzi soprattutto – l’economia del Nord. Perché se è vero che i vini si producono dal Veneto alla Sicilia, è anche vero che quasi tutta la carne rossa e quasi tutti i salumi sono una prerogativa del Nord Italia. Una bella ‘botta’ – sempre in prospettiva – per i partiti ‘europeisti’ italiani, PD in testa, ma anche per i neo-europeisti della Lega di Matteo Salvini.
Scrive scenarieconomici.it: “Stupore e giusta paura fra le fila di Coldiretti e del suo presidente, Ettore Prandini: «L’Unione europea vuol cancellare i fondi per la promozione di carne, salumi e vino prevedendo addirittura etichette allarmistiche sulle bottiglie come per i pacchetti di sigarette». Il riferimento è al nuovo «Piano d’azione per migliorare la salute dei cittadini europei» (Europe’s Beating Cancer Plan – let’s strive for more), che la Commissione ha presentato il 4 Febbraio, giornata mondiale contro il cancro, anche per nascondere i flop clamorosi nella lotta contro il Covid-19. Il documento dà indicazioni per una vita più sana, ma, con stupore di Coldiretti contiene l’annuncio della volontà di «d’introdurre allarmi per la salute nelle etichette delle bevande alcoliche prima del 2023, oltre alla volontà di eliminare dai programmi di promozione i prodotti agroalimentari associati ai rischi di tumore, come le carni rosse e trasformate»”. Più chiaro di così non si può. “Chiaramente – leggiamo sempre su scenarieconomici.it – la politica della Commissione è una dichiarazione di guerra contro l’agricoltura, italiana in primis, ma del Mediterraneo in generale, perché si basa su prodotti tradizionali che la storia ha voluto si evolvessero verso l’essiccazione, come salami, prosciutti etc. Tra l’altro la stupida campagna della UE non fa differenza fra prodotti solo salati, quindi praticamente naturali, e prodotti che invece sono ricchi di additivi e di chimica. Del resto che ne sa un estone del prosciutto di San Daniele? Allo stesso modo vengono trattati i vini che, in quantità moderata, sono parte della cultura mediterranea da almeno tre millenni, dai tempi di Omero, quando in certe zone che ora si arrogano di farci scuola non sapevano neppure contare con le dita”.
Qui arriviamo al punto dolente: “Perché questo accanimento verso salumi, carne e vino? Perché questa politica non è altro che il prezzo politico che la Commissione Von Der Leyen paga al massimalismo verde tedesco e nordico in generale per poter avere il loro appoggio in Parlamento e condurre una vita tranquilla. Le commissioni parlamentari sono in mercé di questi estremisti green e la distruzione dell’alimentazione animale è una parte effettiva del famoso ‘Green Deal’ e del patto ‘From Farm to Fork’, approvato dal PD senza colpo ferire, probabilmente perché non ne hanno compreso il contenuto e le conseguenze. Se Coldiretti vuole veramente tutelare le aziende agricole italiane è meglio che si prepari e si metta sul piede di guerra, come fanno i cugini francesi, perché la situazione non è assolutamente tendente al bello”. scenarieconomici.it ci regala anche un post scriptum: “Comunque per bloccare questa legislazione basta piantare un bel picchetto in sede di Consiglio degli Stati e, alla peggio, non convertirla a livello nazionale… Ecco perché conta essere al governo”. Il Governo italiano che blocca la Ue? Sì, come ha fatto con il CETA, che la Commissione ha applicato fregandosene di acquisire prima i sì dei Parlamenti dei 27 Paesi europei! Noi la pensiamo diversamente: a nostro avviso l’Europa mediterranea deve andare per i fatti propri! Che ce ne frega a noi dei ‘crucchi’ del Nord Europa che vogliono imporci il loro modello di vita? facciano quello che vogliono, ma ci lascino bere il nostro vino in pace!
Cronache di gusto – giornale che si occupa prevalentemente di vino – riporta una dichiarazione delle organizzazioni della filiera vitivinicola di Confagricoltura, Cia-Agricoltori Italiani, Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Copagri, Unione Italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi: “Plaudiamo alle rassicurazioni fornite oggi dal vicepresidente dell’esecutivo comunitario Margaritis Schinas, secondo cui l’Unione Europea non ha alcuna intenzione di proibire il vino, né di etichettarlo come una sostanza tossica. Tali affermazioni, infatti, vengono incontro a una nostra espressa richiesta avanzata in una lettera inviata nei giorni scorsi al Commissario europeo per l’Economia Paolo Gentiloni e agli eurodeputati Paolo De Castro e Herbert Dorfmann”. Il mondo dei vini italiani si accontenta del pannicello caldo. Noi, invece, aspettiamo che cosa verrà deciso – cioè cosa verrà messo nero su bianco – nella Giornata Mondiale della lotta contro il cancro. A noi risulta che si discuterà anche dell’introduzione di etichette di natura allarmistica sui prodotti alcolici.
Leggiamo ancora su Cronache di gusto, che riporta sempre le dichiarazioni egli esponenti del mondo del vino: “E’ necessario scongiurare il rischio che decisioni avventate e dogmatiche mettano in pericolo il futuro di una filiera strategica per il nostro Paese come quella vitivinicola, senza peraltro riuscire a trovare una soluzione ai problemi di salute pubblica”. Lo scongiureranno? A nostro modesto avviso, l’Italia continua ad ignorare il potenziale negativo della fallimentare Unione europea che, dopo avere distrutto la sanità pubblica (è semplicemente incredibile che l’Unione europea non abbia oggi un soggetto pubblico per la produzione dei vaccini, avendo affidati tutto alle multinazionali farmaceutiche!) e imperniato l’economia sull’export senza fine, punta ora a colpire il vino, le carni rosse ed i salumi. Si continua ad ignorare la gestione ‘ideologica’ dell’agro-alimentare da parte della Ue che, sobillata dai Verdi europei (che poi sono i Verdi del Nord Europa, se è vero che nell’Europa mediterranea i Verdi, in termini elettorali, cono contano nulla!), parte dal presupposto che l’alcol sia dannoso e basta! “È inconfutabile – dicono sempre su Cronache di gusto i rappresentanti di Confagricoltura, Cia-Agricoltori Italiani, Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Copagri, Unione Italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi – che un consumo eccessivo di alcol, qualsiasi sia la bevanda in questione, sia nocivo per la salute, ma non è tuttavia corretto considerare che il consumo moderato di vino, durante i pasti, rappresenti un pericolo per la salute”.
Insomma, la nuova PAC – Politica Agricola Europea – si annuncia come un disastro totale. Adesso arriva anche l’attacco a tre prodotti agro-alimentari dell’Europa mediterranea e – visto dall’Italia – un attacco diretto al cuore del cosiddetto Made in Italy. Basterà questo per convincere gli agricoltori italiani che bisogna subito uscire dall’Unione europea come hanno fatto nel Regno Unito? Lo capiranno non soltanto gli agricoltori italiani, ma anche gli industriali che operano nell’agro-alimentare, che sono quasi tutti del Centro Nord Italia? O per ora sono troppo impegnati ad appoggiare il banchiere ‘europeista’ Mario Draghi?