- Leoluca Orlando su Vittorio Emanuele III. Ma ricordiamo anche l’appello del presidente dell’Istituto Gramsci, professore Salvatore Nicosia
- Il “re galantuomo” Vittorio Emanuele II che fece ammazzare migliaia e miglia di meridionali e siciliani dai suoi generali
- Il “re buono” responsabile della strage compita a Milano da Bava Beccaris. E il “re soldato” responsabile della partecipazione dell’Italia alla prima guerra mondiale
- La profezia di San Giovanni Bosco: “I Savoia non supereranno la quarta generazione”. E così è stato
- Ora è arrivato l’ultimo Savoia: “il re ballerino” che vuole fondare un partito politico. “Ma mi faccia il piacere”, direbbe il grande Totò!
Leoluca Orlando su Vittorio Emanuele III. Ma ricordiamo anche l’appello del presidente dell’Istituto Gramsci, professore Salvatore Nicosia
In queste giorni il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, in occasione della giornata della memoria 2021 si è fatto promotore di una lodevole iniziativa, ossia quella di richiedere alle autorità scolastiche cittadine di cambiare il nome di due istituti intitolati a Vittorio Emanuele III: l’istituto comprensivo di via Terranova e l’istituto tecnico di via Duca della Verdura. E tutto questo con una buona ragione: la criminale iattura che questo discusso personaggio è stato nel corso del suo regno per il nostro Paese. Un’iniziativa, la rimozione del nome di Vittorio Emanuele III dalle scuole di Palermo, che in questi ultimi tempi è stata più volte sollecitata da più parti: oltre che dall’autorevole appello della senatrice Giuliana Segre anche dalla sottoscrizione promossa qualche tempo fa – iniziativa che ha raccolto migliaia di firme – dal presidente dell’Istituto Gramsci il prof. emerito Salvatore Nicosia. Un appello raccolto anche da I Nuovi Vespri, dove si chiede che tutti i nomi dei Savoia siano rimossi dalla toponomastica di Palermo: insomma la cancellazione dalle scuole e dalle strade del capoluogo della Sicilia di tutti i nomi della dinastia dei Savoia, “vil razza dannata”, come ebbe a definirla lo storico, scrittore e già presidente nazionale dell’ordine dei giornalisti, Lorenzo del Boca, nel suo libro Maledetti Savoia.
Il “re galantuomo” Vittorio Emanuele II che fece ammazzare migliaia e miglia di meridionali e siciliani dai suoi generali
Ma ecco in breve chi furono questi deprecati e maledetti Savoia che per quattro generazioni – Vittorio Emanuele II, Umberto I, Vittorio Emanuele III e per ultimo Umberto II – imperversarono dispensando lutti, disperazione, lacrime e sangue al nostro Paese. Personaggi che dalla storiografia sono stati al contrario celebrati e “gratificati” con soprannomi non rispondenti alle loro malefatte. E’ il caso del “re galantuomo” Vittorio Emanuele II, il re “buono” Umberto I, il “re soldato” Vittorio Emanuele III ed infine “il re di maggio”, perché per fortuna regnò solo un mese, Umberto II. Vittorio Emanuele II “il galantuomo” fu quello che dopo l’Unità d’Italia mise a ferro e a fuoco il Sud e la Sicilia con i suoi criminali generali quali Cialdini, La Marmora, Govone e Pallavicini in una guerra civile senza quartiere. Una guerra civile per reprimere le rivolte popolari e contadine contro l’invasione piemontese. Una storia contrabbandata come lotta al brigantaggio e che alla fine, tra stati d’assedio e repressioni, costò molte più vittime di tutte le guerre del risorgimento messe assieme.
Il “re buono” responsabile della strage compita a Milano da Bava Beccaris. E il “re soldato” responsabile della partecipazione dell’Italia alla prima guerra mondiale
E che dire poi di Umberto I il “Re buono” ed a cui a Palermo è intestata un’altra scuola il liceo Umberto I, quello che per la sua “bontà,” il 9 maggio del 1898, ordinò al suo generale Bava Beccaris di prendere a cannonate e massacrare i cittadini di Milano che chiedevano pane e lavoro. Ma il più criminale di tutti fu senza dubbio Vittorio Emanuele III il “Re soldato”, che ebbe sulla coscienza la “inutile strage”, come ebbe a definirla Papa Benedetto XV, e il massacro dei soldati italiani nella prima guerra mondiale che impose contro la volontà del Parlamento e che costò 600.000 morti e 2.000.000, in massima parte meridionali, tra feriti e mutilati. E poi come se non bastasse il “re soldato” ci regalò il fascismo, firmò le leggi razziali, fu complice con Mussolini del massacro della II guerra mondiale, salvo poi, persa la guerra, fuggire da vigliacco quale era a Brindisi lasciando l’esercito italiano allo sbando, allo sbaraglio e senza ordini. Con questo ce ne è abbastanza per togliere il suo nome da tutte le scuole e da tutte le strade d’Italia.
La profezia di San Giovanni Bosco: “I Savoia non supereranno la quarta generazione”. E così è stato
E buon ultimo Umberto II° il “re di maggio”, il cui regno durò dal 9 maggio al 18 giugno del 1946 e che alla fine pagò per tutti le malefatte della sua “genia” costretto all’esilio dalla volontà popolare. Una stirpe dunque che durò, come abbiamo visto, quattro generazioni e sulla quale calò profetica la “maledizione” di San Giovanni Bosco che, alla luce dei suoi sogni premonitori, predisse che i Savoia non avrebbero superata la quarta generazione. Don Bosco era solito ripetere: “La famiglia di chi ruba a Dio è tribolata e non giunge alla quarta generazione”. Un avvertimento grave ed inquietante, ma pur sempre una profezia che oggi è facilmente verificabile solo facendo un po’ di conti e andando un po’ indietro nel tempo. Vittorio Emanuele II morirà a soli 58 anni, a quanto pare di malaria, cioè di quella febbre presa proprio a Roma dove i suoi bersaglieri erano entrati otto anni prima. Il suo successore, Umberto I muore 56enne a Monza, sotto i colpi di pistola dell’anarchico Bresci. Il secondo successore, Vittorio Emanuele III, scappa di notte, di nascosto, dal Quirinale, l’8 settembre del 1943 e tre anni dopo sarà costretto ad abdicare. Il terzo successore, Umberto II, fu un re “provvisorio”, per meno di un mese e, perduto il referendum popolare, deve accettare un esilio senza ritorno.
Ora è arrivato l’ultimo Savoia: “il re ballerino” che vuole fondare un partito politico. “Ma mi faccia il piacere”, direbbe il grande Totò!
Come si vede facilmente, alla quarta successione, alla “quarta generazione” come scriveva don Bosco, i Savoia non sono giunti: e meno male. Questi, per la verità storica, furono i maledetti Savoia ed oggi il loro ultimo rampollo, Emanuele Filiberto “il ballerino”, come se non bastassero le buffonate alle quali gli italiani ormai sono abituati da tempo, vuole pure fondare un partito. “Ma mi faccia il piacere”, diceva Totò .L’unico partito che questo sbruffone può fondare è appunto il partito del nulla di cui il “re ballerino”(ecco l’ultimo titolo il più veritiero di tutti di casa Savoia) può esserne il degno rappresentante e degno solo di essere preso in giro dagli italiani che hanno buona memoria. E proprio se gli italiani avessero buona memoria la prima cosa che dovrebbero fare – a cominciare dalle istituzioni preposte del nostro Paese, come appunto ha intenzione di fare il sindaco Orlando – è quella di cancellare dalle strade, dalle scuole, dalle piazze e scalzare dai monumenti le vestigia e i ricordi di questa mala genia che tanti danni e lutti ha prodotto in Italia e quindi cominciare con Vittorio Emanuele III che, al pari del suo predecessore Vittorio Emanuele II fu il più criminale di tutta la stirpe.
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