Scrive il nostro vecchio amico Fonso Genchi, grillino della prima ora, oggi molto lontano dal Movimento 5 Stelle: “Cercando sul motore di Facebook mi sono imbattuto in questo mio post del 7 Settembre 2013, sera in cui avrei dovuto essere a cena a Genova con Beppe Grillo, assieme ad altre 99 persone. Eravamo i 100 “attivisti” d’Italia più “attivi” (io, addirittura, mi ero piazzato 4° assoluto), secondo dei parametri che, se ricordo bene, includevano soprattutto l’attivismo sul web e nei social in particolare. E Grillo ci aveva voluto premiare con un invito a cena. Decisi di non andare per ‘motivi familiari’…”. Il post del 7 Settembre 2013 così recita: “Stasera cena a Genova con Beppe Grillo dei primi 100 attivisti d’Italia del Movimento 5 Stelle. Dovevo esserci anch’io, essendo arrivato 4°. Ma prima viene la famiglia e ho deciso all’ultimo di non andare. Mi auguro che i miei ‘colleghi’ passino un’indimenticabile serata. Un abbraccio a tutti!”. Leggere questo post mentre Grillo si è precipitato a Roma per convincere i parlamentari grillini ad appoggiare il Governo di Mario Draghi (ammesso che tale Governo veda la luce) fa un certo effetto. Perché in questo viaggio romano di Grillo non c’è solo la tragica sintesi della parabola del Movimento 5 Stelle, ma anche il finale un po’ comico di un Movimento che, nel giro di poco più di due anni, è diventato l’esatto contrario di quello che era.
In effetti, già nel 2017 i grillini qualche segnale strano l’avevano lanciato. Ma è nel 2018 che cominciano a mostrare quello che sarebbero diventati. Noi non dimenticheremo mai un post di Cosimo Gioia, agricoltore siciliano, a commento di un emendamento abortito in favore dell’agricoltura del Sud Italia. Lo aveva messo a punto il senatore Saverio De Bonis, eletto nel Movimento 5 Stelle, nel Dicembre del 2018. Il Parlamento nazionale discuteva la manovra finanziaria 2019. Ebbene, i grillini – per la precisione, i senatori grillini – ‘bocciarono’ l’emendamento De Bonis. Scriveva Gioia: “Vi faccio sapere, a titolo di cronaca, che era stato presentato dal Sen. De Bonis (5 Stelle) un emendamento di moratoria di 24 mesi su decreti ingiuntivi, cartelle INPS, ISMEA e quant’altro… in conseguenza alla forte situazione debitoria delle aziende agricole siciliane causata dal prezzo dei prodotti, grano per primo, e dal maltempo che ha impedito semine normali e devastato i terreni. Tale emendamento è stato sonoramente bocciato in Commissione ed in Aula con i voti dei 5 Stelle e Lega. Traetene le vostre conclusioni. Io non commento…Buon Natale”.
Già allora era chiara la strada presa dai grillini. Nel Dicembre 2018 erano al Governo con la Lega di Salvini. Si erano rimangiati gli impegni per sbaraccare l’acciaieria ex ILVA di Taranto, di lì a poco avrebbero detto sì alla TAP nel Salento, non si sarebbero opposti alla TAV abbandonando il Governo e avevano già abbandonato l’agricoltura del Sud Italia. Facce di bronzo incredibili, i parlamentari nazionali grillini. L’alleanza con la Lega era una necessità, la successiva alleanza con il PD è stata consapevolezza e, ora, l’entrata nel calderone trasformista che Mario Draghi sta mettendo su una prova di maturità. Che cosa gli elettori del Movimento 5 Stelle pensano della “necessità” (l’alleanza con la Lega nel primo Governo di questa legislatura) lo hanno già manifestato con le elezioni europee, quando i grillini hanno perso il 50% dei voti rispetto alle elezioni politiche del 2018; cosa pensano della “consapevolezza” gli elettori lo hanno dimostrato alle elezioni regionali, dove i grillini sono stati ulteriormente decimati rispetto alle elezioni europee; attendiamo, adesso, il responso degli elettori a proposito della “maturità”, perché noi siamo convinti che Grillo è arrivato a Roma per ‘infilare’ quel poco che resta del Movimento nella bocca del Drago… Chissà al prossimo giro quanti voti prenderanno Luigi Di Maio e i grillini governativi…
Però questo ci svelerà, finalmente, il vero volto di Alessandro Di Battista, il grillino ‘guerriero’ che, a giudicare dalle parole, sembra rimasto quello di sempre. Noi ci siamo già espressi: a nostro avviso la scissione del Movimento 5 stelle è ormai nelle cose: dopo l’entrata del Movimento 5 Stelle nel Governo Draghi, Di Battista e non sappiamo quanti parlamentari dovrebbero andare via. Però non tutti la pensano come noi. Ieri, ad esempio, un altro grillino della prima ora di Palermo – uno di quelli di bocca buona, che ha ingoiato tutte le giravolte trasformiste dei grillini – ci ha detto non solo che i grillini abbracceranno Draghi, ma che non ci sarà alcuna scissione e che anche Di Battista si adeguerà. Insomma, Di Battista starebbe recitando, pronto, quando arriveranno le elezioni, a diventare il ‘nuovo leader’ per cercare di acchiappare i voti degli ingenui disposti ad andare dietro ai grillini… Noi non ci crediamo: per noi Di Battista non farà mai una cosa del genere: per noi – ribadiamo – la scissione è matematica.
Abbiamo aperto il nostro Mattinale con un ricordo di Fonso Genchi e lo chiudiamo con un’altra sua riflessione su Beppe Grillo che “salta da un decisissimo ‘No’ a un ‘Sì’, come se niente fosse, in sole 48 ore. Grillo ha ordinato una riunione tra i big e i ministri del 5 Stelle, Conte incluso, in vista del vertice con Draghi. Ha sottolineato che non vuole cellulari in questa riunione, ironizzando (o prendendo per il culo gli [ex] elettori del 5 Stelle che ricordano ancora le riunioni trasparenti del tempo che fu, in streaming) dicendo che la riunione andrà in ‘strooming’… (che in inglese non vuol dire nulla; un grillologismo per parodiare la parola ‘streaming’)”.