Ancora oggi, nel Museo che Torino dedica allo ‘scienziato’ Cesare Lombroso si possono vedere le teste di tanti meridionali e siciliani o tagliate e messe in mostra. La colpa dei meridionali e dei siciliani era una sola: si opponevano alla conquista violenta da parte degli invasori piemontesi. I patrioti del Sud Italia e della Sicilia che combattevano per la libertà vennero chiamati “Briganti”, mentre gli invasori piemontesi si autodefinirono patrioti italiani. Questa è stata – e in parte continua ad essere – la storia d’Italia dal 1860 in poi. Questa menzogna criminale, piano piano, sta venendo meno. Anche perché, piano piano, abbiamo capito chi erano i piemontesi
Una vera unità politica si ha quando alcuni popoli, che hanno affinità etniche e culturali, rapporti amichevoli fra di loro ed interessi comuni, decidono di formare un unico Stato. Quando invece uno Stato aggredisce un altro a cannonate, lo occupa, massacra civili ed incendia paesi, non sui ha una unità, ma una conquista violenta. Questo, purtroppo, è quello che fece il Piemonte nel Sud a partire dal 1860, quando nelle pacifiche regioni meridionali, eredi della grande civiltà della Magna Grecia, irruppero i “tagliatori di teste” provenienti dal Piemonte.
Bisogna chiarire che questa espressione, “tagliatori di teste”, non è una battuta spiritosa di cattivo gusto, ma è la presentazione di una tragica realtà documentata anche da fotografie, che mostrano le sanguinolente teste di partigiani del Sud tagliate e messe in gabbie di vetro a monito delle atterrite popolazioni meridionali. E questo non fu tutto.
Corrado Mirto – Giuseppe Scianò Riflessioni e pensieri indipendentisti… in libertà, Tipografia Alba, Palermo, pag. 18.
Foto tratta da MyWhere
Tratto da Regno delle Due Sicilie.eu