C’è uno strano modo di dire americano: per rispondere a chi esprime incertezza su un fatto noto e evidente, si replica con una precisa domanda retorica. “Gli orsi selvatici cacano nei boschi, è cattolico il Papa?” Bene. Gli inglesi e gli scozzesi bevono molto… È noto che inglesi e scozzesi sono inclini ad alzare il gomito ogni tanto, tuttavia i dati del più recente Global Drug Survey dimostrano che le dimensioni del fenomeno vanno molto al di là di ciò che si potrebbe pensare: stando ai risultati del sondaggio, il britannico medio si sarebbe ubriacato almeno 33 volte l’anno scorso. A scanso di equivoci, la definizione utilizzata per “sbronzo” era impietosa. Ai rispondenti è stato chiesto quante volte avessero bevuto così tanto da “avere le facoltà fisiche e mentali impedite al punto da vedere alterati l’equilibrio fisico e la capacità verbale, faticare a mettere in ordine i pensieri e mostrare
comportamenti palesemente cambiati”. Ciucchi sul serio, in altre parole… La frequenza con cui la popolazione del Regno Unito ha raggiunto questo stato nel 2020 è la più alta tra i 25 Paesi compresi nella ricerca e oltre il doppio del tasso di ubriacature di un gruppo di Paesi europei già tutt’altro che
astemi: Polonia, Ungheria, Germania, Grecia, Spagna e anche Italia.
Il Prof. Adam Winstock, che ha diretto la ricerca, ha commentato al Guardian che: “Il popolo britannico non ha mai accettato la moderazione nel bere. Mentre molte altre culture considerano il consumo di alcool un elemento della socialità come tanti altri e disapprovano l’ubriachezza pubblica, noi invece l’abbiamo abbracciata come una parte della nostra identità culturale”. Il sondaggio, su un campione di 110mila persone nel mondo, è stato condotto tra il Novembre 2019 e il Febbraio dell’anno scorso, prima cioè dell’arrivo dell’epidemia Covid. Un’altra ricerca più recente della
stessa GDS tra la popolazione del Regno Unito ha rivelato che quasi la metà dei rispondenti, il 48%, confermava di avere ulteriormente aumentato il consumo di alcool per far fronte alla solitudine, alla depressione e all’ansia provocate dalla pandemia e dalla conseguente serie di lockdown.
Partendo dall’immagine tradizionale del “pub” inglese è forse naturale supporre che il bere troppo sia un vizio del popolino nel Regno Unito, ma i dati di un’altra ricerca – dell’Office for National Statistics, l’Istat britannico – indicano invece che “le persone che occupano ruoli manageriali o professionali, oltre ad avere redditi più alti, sono anche i rispondenti che più spesso dichiarano di avere bevuto alcool nella settimana appena passata”. Il bere eccessivo poi è più comune nel nord-ovest dell’Inghilterra e meno presente nel sud-est, dove si trova l’immensa megalopoli di Londra. In generale, sempre secondo l’ONS, i giovani tra i 16 e i 24 anni sono i meno propensi al bere: tuttavia nelle occasioni in cui bevono di più tendono a superare i consumi degli altri gruppi d’età. Dell’abbondanza di dati sulle abitudini etiliche dei britannici forse il più curioso è quello del Global
Drug Survey secondo il quale, dei popoli compresi nelle sue ricerche, sono gli inglesi i meno inclini in assoluto a sentire il rimorso dopo una sbronza, il 31% meno ancora degli scozzesi (33,8%), comunque famosi per il consumo abbondante di whisky. Può darsi che, quando tutti attorno bevono troppo, non ci siano testimoni innocenti dell’accaduto. I colombiani invece, che hanno forse un altro rapporto con gli stimolanti, si vergognano della sbronza nell’88,3% dei casi.