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Morire a 36 anni lasciando moglie e tre figli. Storia di Faisal, pakistano, operaio agricolo in Molise

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  • Shafqat Faisal, 36enne invisibile morto, era arrivato a Portocannone, in Molise, per lavorare e sostenere la moglie e tre figli piccoli 
  • Una colletta aperta a tutti per sostenere la famiglia in Pakistan
  • La sanità pubblica in Molise, tra mancanza di personale e altre carenze

Shafqat Faisal, 36enne invisibile morto, era giunto a Portocannone, in Molise, per lavorare e sostenere la moglie e tre figli  

Sulla pagina Facebook di Monica Ricucci abbiamo letto questa storia che ci ha colpiti: “Faisal, origini pakistane, ha 36 anni, arriva in Molise pochi giorni fa perché la zia gli trova un lavoro nei campi. In Pakistan ha moglie e tre figli. Venerdì sera a casa si sente male: dolori lancinanti allo stomaco, vomito continuo, mancanza d’aria. Secondo il racconto della zia e di una testimone, viene chiamato il centralino del 118, che dice loro di rivolgersi alla guardia medica. Portano il ragazzo dalla guardia medica, che però, sempre secondo il racconto dei testimoni, dice loro di chiamare il 118. Rassegnati tornano a casa. Il ragazzo sembra stare un po’ meglio. Alle 2 le sue condizioni peggiorano. Viene richiamato il 118, che chiama la guardia medica, ma, dicono i parenti, non visita Faisal, gli fa solo una puntura. Ore 9, Faisal sta malissimo, continua a vomitare e fatica a respirare. Viene chiamato il 118. Quando arriva Faisal è morto. Purtroppo è possibile solo riportare la versione della famiglia e di una testimone, quella dell’Azienda sanitaria no, perché alla mia richiesta di chiarimenti non ha risposto. Nulla, neanche un: le faremo sapere. Tanto vale la morte di un ragazzo pakistano: il silenzio. Una storia assurda, ma quello che è più assurdo, è che non ci sarà mai una inchiesta e non si accerteranno mai le eventuali responsabilità. Perché la rigida tradizione in Pakistan vuole che fino al giorno in cui la salma del defunto non è in casa, la famiglia ospiti e dia da mangiare a parenti e amici, cosa che sta facendo da giorni. E la famiglia di Faisal è povera. Niente autopsia, va rimpatriato al più presto, per questo i parenti in Molise stanno facendo una colletta. Riposa in pace, Faisal. Spero che ovunque tu sia, almeno lì, ci sia un po’ di rispetto e di giustizia”.

Una colletta aperta a tutti per sostenere la famiglia in Pakistan

Monica Ricucci ci ha anche inviato il link del giornale che ha tirato fuori la storia. Si tratta di Primonumero.it. Leggiamo cosa scrive: “Pur rispettando il volere della famiglia di non adire le vie giudiziarie pur di far rientrare la salma del giovane in Pakistan il prima possibile, consigliamo di denunciare l’accaduto perché si possa fare chiarezza e arrivare alla verità”. Il Soa, acronimo che sta per Sindacato Operai Autorganizzati, mette queste parole nero su bianco in una nota che segue quella sull’avvio di una colletta aperta a tutti. Da un lato dunque l’appello a donare qualcosa per il rientro della bara in Pakistan e per il sostentamento della madre, della moglie e dei tre bambini di Faisal che restano senza alcuna forma di reddito. Dall’altro un invito, rivolto essenzialmente ai familiari dell’uomo che vivono a Portocannone, a denunciare, a rivolgersi alla magistratura. La vicenda raccontata da Primonumero ha colpito moltissimo l’attenzione pubblica sia per la giovane età dell’uomo che per la mancanza di assistenza sanitaria adeguata. Faisal infatti, che a parte un problema di asma (per il quale prendeva regolarmente farmaci) stava bene (tanto che la mattina di venerdì scorso aveva anche lavorato in campagna) ha accusato un violentissimo mal di stomaco accompagnato da vomito prolungato che avrebbe richiesto il trasporto in ospedale. Ma nel rimpallo di responsabilità tra 118 e medico di guardia è stato lasciato solo e quando si è intervenuti era già troppo tardi”.

La sanità pubblica in Molise, tra mancanza di personale e altre carenze

“C’è bisogno di chiarezza sulle responsabilità- scrive il Soa con Andrea Di Paolo – Non è possibile morire a 36 anni e lasciare moglie e figli piccoli. Si poteva evitare? Probabilmente sì, a sentire i racconti dei familiari”. Nel mirino la sanità pubblica in Molise, con mancanza di personale e “altre gravi carenze già denunciate in emergenza Covid che non possono passare inosservate. E poi – aggiunge Di Paolo – denunciare è importante anche perché le Procure devono svolgere il loro dovere”. Sta andando avanti la raccolta di solidarietà per permettere comunque alla famiglia di far rientrare la salma del giovane in Pakistan. Contattando via whatsapp il numero 331 4232450 saranno comunicate le coordinate Iban per il versamento su una Poste Pay degli zii di Faisal, gli stessi che lo hanno ospitato in via Garibaldi a Portocannone mercoledì scorso, prima che le condizioni dell’uomo precipitassero”. I figli di Faisal hanno 10, 7 e 6 anni e non hanno più un padre.

Foto tratta da Primonumero

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